Sentieri e alpeggi: ecco le bellezze della Via dei Silter
Fra Val Camonica e Val Trompia si snoda un cammino di circa 70 km che unisce le vallate dove si produce il formaggio Dop Silter e dove è viva la maestria delle «casare»
di Maria Luisa Colledani
I punti chiave
4' di lettura
Sonia Spagnoli ha 35 anni, un viso di porcellana, una folta coda di cavallo e mani gonfie di lavoro. Fa la casara al Silter di Val Gabbia, nel Bresciano. La zona, tutto un su e giù di crinali e valli, di boschi e radure, di orizzonti e silenzi, ospita una ventina di malghe “cucite” l’una con l’altra dalla Via dei Silter, un cammino di una settantina di chilometri che può iniziare da Montecampione o da Cogolo, voluto da Franco Michieli e Davide Sapienza per valorizzare le bellezze naturali e le fatiche degli uomini e delle donne che quassù, fra Val Camonica e Val Trompia, ogni estate, cercano gli alpeggi migliori per produrre formaggi degni di gran gourmet e da far stagionare nei “silter”, i locali destinati alla “maturazione” dei prodotti caseari e che, per antonomasia, hanno dato poi il nome anche al formaggio Dop di queste vallate e al cammino.
La vita da «casara» di Sonia Spagnoli
Sonia ha studiato all’Università di Edolo e, ancora prima, all’università dei suoi genitori che, dal 1982, custodiscono le tre malghe della Val Gabbia (con l’avanzare del caldo si passa dalla struttura a quota più bassa fino a quella più in alto, nel culmine dell'estate). La giornata è lunghissima, inizia alle 5. Poi, alle 6, come pure alle 6 della sera, i due fratelli di Sonia e il papà mungono le 50 vacche da latte che vivono libere al pascolo giorno e notte (la mandria complessivamente è di 130 capi). Quei 300 litri pannosi di latte (in pianura, coi mangimi, le vacche danno fino a 25-30 litri a pasto) restano a decantare nelle ramine. Poi, entra in azione Sonia, quasi come una sacerdotessa della malga, che gira al suo ritmo e alla sua passione. È tempo di burro, ottenuto nella zangola ancora in legno, e poi del formaggio: ogni estate la famiglia produce 200 forme di formaggio nostrano della Val Gabbia in cento giorni di alpeggio. E nella quotidianità anche stracchini e il flurìt, il latticello che si ottiene dal siero prima della ricotta, una prelibatezza che Sonia offre orgogliosa e compiaciuta ai turisti.
Lungo la Via dei Silter
I ritmi sono quelli lenti della vita agreste, anche Martina, la figlia di Sonia, li conosce e le sue guance rosa dicono tutto dei suoi giovani anni felici. La semplicità del Silter di Val Gabbia, il profumo dei taglieri di formaggi di varie stagionature che Sonia porge con una polenta che profuma ancora di paiolo sono un mondo antico e saporito. E sono energia pura per proseguire il cammino lungo la Via dei Silter. Si può fare tappa al Silter di Granico, nella valle dell'Inferno, diventato il museo di questa civiltà che rivive attraverso caldere, zangole, mastelle e ramine. Questa è la memoria, per la vita basta affacciarsi lungo il cammino che si può compiere senza difficoltà in otto tappe (quattro per chi è ben allenato) e godere degli spazi aperti della Val Grigna, un’area dalla complessa storia geologica vecchia 300 milioni di anni. E quell’età sinodale è garanzia di fauna e flora ricchissime e di andamenti modellati dai ghiacci e dalle acque.
In cima al Monte San Gallo nei racconti di Franco Michieli
Altro punto panoramico è l’eremo di San Glisente, a quasi 2mila metri, con vista sulla Val Camonica e il Sebino. Lasciatevi coinvolgere dalla storia del Santo, un eremita che secondo la leggenda fu un cavaliere di nobili origini vissuto nell’VIII secolo. Storie passate, miti costruiti per far avere meno paura a chi viveva quassù, in balia di una natura non sempre accondiscendente. Ce lo ricorda anche Franco Michieli, geografo, esploratore e cantore di queste vallate, oltre che delle traversate infinite che ha compiuto nella sua vita. Ha scritto tanto, Franco, da L’abbraccio selvatico delle Alpi (Ponte alle Grazie, sulla sua traversata da Ventimiglia a Trieste, a 19 anni: regalatelo ai nostri ragazzi perché si facciano ispirare!) fino al recente Per ritrovarti devi prima perderti (Ediciclo), che riassume una vita in cammino: «Per immergersi nella natura lasciate a casa – suggerisce – orologi, gps, mappe, telefoni. Guardate la natura, provate ad ascoltarla e capirla e vi sorprenderà. I versanti delle vallate, il sole, il vento che cambia sono tracce per orientarsi». E in quel vuoto che si fa attorno a noi la natura entra, sussurra, riempie il cuore. Le vallate si susseguono, e anche la meraviglia per le tante torbiere, per le rocce che raccontano ere lontanissime, come il geosito individuato a Montecampione, datato a circa 230 milioni di anni fa, e nato dal magma iniettato fra gli strati delle rocce preesistenti. Camminate e troverete. Camminate e vedrete il vuoto, come in cima al Monte San Gallo. Proprio in quel vuoto, ci sarà lo spazio per ritrovarsi e magari alzare gli occhi al cielo e vedere un’aquila maestosa che controlla cosa state facendo. Per info Franco Michieli e Davide Sapienza, La via dei Silter. Camminare nello spazio, respirare nel tempo
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