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Separazioni, in aumento gli accordi fuori dal tribunale

Nel 2021 le separazioni stragiudiziali sono salite a 23.267, vale a dire il 27,8% del totale delle chiusure con l’accordo degli ex

di Valentina Maglione

Da oggi scatta il divorzio veloce: istruzioni per l'uso

4' di lettura

Gli accordi di separazione si spostano sempre più fuori dai tribunali. Se infatti con le vie stragiudiziali – negoziazione assistita dagli avvocati e accordi presso lo stato civile del Comune – nel 2015 si sono chiuse 17.688 separazioni (il 23,4% del totale degli addii con l’accordo dei coniugi), nel 2021 le separazioni stragiudiziali sono salite a 23.267, vale a dire il 27,8% del totale delle chiusure con l’accordo degli ex. È questa la fotografia scattata dai dati Istat, che dettagliano anche la modalità scelta dalle coppie che si lasciano per regolare le questioni familiari dopo l’addio.

Certo, la strada più battuta resta quella del tribunale: nel 2021 le separazioni consensuali (in cui marito e moglie sono d’accordo sulle condizioni) sono state 60.452, mentre le separazioni giudiziali (dove l’accordo non c’è e quindi la soluzione è rimessa al giudice) sono state 14.194.

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Però il peso degli accordi stragiudiziali – che sono sempre necessariamente consensuali – sale. In numeri assoluti valgono di più i patti presso lo stato civile (13.551 nel 2021), che sono anche la soluzione più economica.

Ma le convenzioni di negoziazione assistita da avvocati sono cresciute di più, passando da 5.688 accordi nel 2015 a 9.716 nel 2021 (+70,8%). E l’aspettativa è che il ricorso a questo strumento aumenti ancora, dato che la riforma del processo civile, nell’intento di promuovere le soluzioni delle controversie alternative alla giurisdizione, ha ampliato la sua sfera d’azione e ha previsto per chi lo utilizza, dal prossimo 30 giugno, la possibilità di farsi assistere con il patrocinio a spese dello Stato.

LA FOTOGRAFIA DELLE SEPARAZIONI
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Gli accordi stragiudiziali

Le vie stragiudiziali per separarsi e divorziare sono state introdotte dal decreto legge 132/2014, varato (già allora) per spostare il contenzioso fuori dai tribunali.

È stata così regolata la convenzione di negoziazione assistita, con cui le parti convengono di cooperare per risolvere in via amichevole una controversia con l’assistenza degli avvocati.

Lo strumento ha una portata generale – si può usare per le liti che riguardano diritti disponibili – e ha una declinazione particolare per separazioni e divorzi. L’accordo raggiunto da marito e moglie, ciascuno assistito da un avvocato, ha lo stesso valore di una sentenza di separazione o di divorzio.

Ma prima va inviato al tribunale (e precisamente al procuratore della Repubblica), dove scattano due livelli diversi di controllo: se non ci sono figli minori o maggiorenni incapaci, con handicap grave o non autosufficienti economicamente, basta che l’accordo non presenti irregolarità per ottenere il «nullaosta»; se invece ci sono figli minori o maggiorenni bisognosi di aiuto, il procuratore deve valutare se l’accordo risponde all’interesse dei figli per «autorizzarlo»; altrimenti, lo trasmette al presidente del tribunale che deve approfondire con le parti in udienza.

L’altra strada per separarsi o divorziare “senza giudice” è concludere un accordo di fronte all’ufficiale dello stato civile del comune di residenza o di quello in cui è stato iscritto o trascritto l’atto di matrimonio.

In questo caso non è obbligatorio farsi assistere da un avvocato, ma lo strumento non si può utilizzare se ci sono figli minori, maggiorenni incapaci o con handicap grave o economicamente non autosufficienti; inoltre, l’accordo non può contenere patti di trasferimento patrimoniale. Uno strumento semplice ma non immediato: le coppie devono presentare l’accordo in Comune e poi tornare per confermarlo non prima di 30 giorni.

I numeri delle separazioni

Ai limiti fissati dalla legge agli accordi stragiudiziali fanno da contrappeso i vantaggi, legati al fatto di non doversi presentare (salvo richieste di approfondimento) in tribunale.

Tanto che la quota delle separazioni stragiudiziali è lievitata nel 2020, quando l’accesso alla giurisdizione si è complicato, prima per la sospensione dei termini durante il lockdown e poi per il rallentamento dei tempi della giustizia: gli accordi fuori dal tribunale sono stati il 31,3% del totale delle soluzioni con l’accordo dei coniugi.

Ci sono poi regioni in cui le coppie che si lasciano scelgono con più frequenza di regolare le questioni familiari fuori dai tribunali: nel Lazio gli accordi stragiudiziali rappresentano il 36,3% del totale delle separazioni consensuali, in Toscana il 34,3%, in Friuli-Venezia Giulia il 31,3%, in Emilia-Romagna il 30,5% e in Liguria il 29,6 per cento.

In base ai dati forniti dalle città, poi, a Milano nel 2022 le separazioni consensuali in tribunale sono state 915, mentre i patti stragiudiziali 371 (il 29% del totale delle soluzioni con l’accordo dei coniugi): due terzi (241) in Comune e un terzo (130) con negoziazione assistita. A Roma, invece, il rapporto si inverte: nel 2022 le separazioni con negoziazione assistita sono state 831 (+72% rispetto al 2018), mentre gli accordi in Comune 413.

La situazione dei divorzi

Diverso il quadro per i divorzi, per cui gli accordi fuori dal tribunale nel 2021 sono stati 24.732, a fronte dei 34.225 congiunti in tribunale: in pratica, la quota stragiudiziale sfiora il 42% del totale. Un dato costante nel tempo: già nel 2015 i divorzi stragiudiziali erano 27.040, a fronte dei 35.410 divorzi congiunti in tribunale.

Nel dettaglio degli accordi senza giudice, la grande maggioranza è conclusa direttamente in Comune: 17.469 nel 2021, il 70,6% del totale dei patti stragiudiziali. Un dato su cui pesa il fatto che al momento del divorzio è più probabile che in famiglia non ci siano più figli minorenni.

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