Sequestrato al Getty torna in Italia “Orfeo e le Sirene”
In seguito all’inchiesta penale della procura di New York, il museo americano restituirà all’Italia il gruppo di terracotta scavato illegalmente nell’area di Taranto
di Marilena Pirrelli
2' di lettura
Giovedì 11 agosto il J. P. Getty Muesum, con uno statement in anticipo sui tempi concordati, ha fatto sapere al mondo che avrebbe restituito all’Italia il gruppo di terracotta «Orfeo e le Sirene» del IV sec. A.C proveniente dalla Puglia, parte della collezione permanente del museo americano che stava lavorando con il Ministero della Cultura italiano per la restituzione di ulteriori oggetti (ma non, l'Atleta di Fano). Questa restituzione, secondo il Getty, fa parte della loro policy di restituire oggetti ai loro paesi d’origine quando si ottengono informazioni che gli oggetti siano stati rubati o illecitamente esportati (anche qui, Atleta di Fano escluso!). E nello statement del Getty Museum si ringrazia il procuratore Mathew Bogdanos per le “preziose informazioni fornite sull’origine degli oggetti”, notizia rimbalzata su ogni testata facendo, in poco tempo, il giro del mondo.
La restituzione mancata
Ma le buone pratiche del museo losangelino sono state parzialmente smentite venerdì sera quando è circolata la notizia che non si è trattato di una “restituzione volontaria”, così come era parso, ma di una restituzione a seguito di un sequestro penale a termine di un'indagine condotta dal procuratore colonnello Matthew Bogdanos, responsabile, nell’ufficio del District Attorney, del contrasto al traffico di antichità (Antiquities Trafficking Unit, “ATU”). Il sequestro era avvenuto lo scorso aprile 2022. Bogdanos ha ribadito all'Ansa che il gruppo, noto anche come di «Orfeo e le Sirene»: «È stato sequestrato in seguito a un’inchiesta penale in corso» e, secondo il procuratore newyorchese lo statement del Getty “left half of the truth out”, era una mezza verità.
Traffici e indagini
Le statue furono acquistate per 550.000 dollari nel 1976 dal petroliere J. P. Getty su consiglio del curatore di antichità della Villa Getty Jiri Frel, coinvolto nei noti procedimenti contro la stessa curatrice del Getty Museum Marion True, i trafficanti Giacomo Medici, Gianfranco Becchina e Robert Hecht; amico del proprietario della Galleria Royal Athena di New York dalla quale sono stati sequestrati e restituiti all'Italia numerosi beni archeologici (sempre dall'Unità di Bogdanos). Bogdanos fa sapere che «l'indagine è partita dalle persone, le reti di trafficanti che includono i soliti nomi coinvolti in altre vicende di esportazione illegale di antichità tra cui il tarantino Raffaele Monticelli». È dal 2006 che le statue comparivano in un elenco di manufatti rivendicati dall’Italia.
A settembre a Roma
Il gruppo scultoreo partirà per Roma in settembre, dove in un primo tempo verrà esposte nel Museo dell’Arte Salvata e poi torneranno a Taranto per arricchiri il patrimonio archeologico della Puglia. L’indagine è durata anni di lavoro; il team di Bogdanos da anni osserva i rapporti tra il mercato europeo e quello statunitense e i relativi traffici, questo ha portato alla riconsegna all’Italia, avvenuta qualche settimana fa, di altri 142 reperti archeologici, per la maggior parte provenienti dalla raccolta del hedge fund manager newyorkese Michael Steinhardt. Secondo il procuratore questo schema andava avanti da anni. Su ARCA Lynda Albertson fa l'identikit di Raffaele Monticelli “un maestro di scuola elementare, che ha lasciato l'insegnamento per dedicarsi alla più lucrativa carriere di broker per le opere d'arte. Monticelli è stato arrestato molte volte, l'ultimo arresto risale al 2022 per mano delle autorità olandesi”.
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