Serie A, che succederà ai diritti tv: da uno a 3 abbonamenti per seguire il calcio
Sono attese per il 14 giugno le offerte di broadcaster, telco e operatori web. L’obiettivo della Lega è un rialzo dei ricavi tra il 24 e il 48%
di Marco Bellinazzo
I punti chiave
3' di lettura
Dazn, Sky, Amazon, Rai, Mediaset, Apple, Discovery? In streaming o in chiaro? E a quali prezzi? Mentre la Lega Serie A si appresta a vendere ai miglior offerenti i diritti tv post 2024, gli italiani si interrogano sui costi e sul numero di abbonamenti che dovranno sottoscrivere per continuare a seguire nei prossimi anni la propria squadra del cuore. Due esigenze all’apparenza inconciliabili, quella industriale della Serie A di incassare il più possibile, e quella da consumatori dei tifosi di pagare il meno possibile, che dovranno tuttavia trovare una sintesi nel nuovo assetto dei palinsesti sportivi.
Esclusive ridotte al minimo
L’Antitrust, nell’approvare le linee guida del bando, ha in qualche modo indicato una strada maestra, quella cioè di privilegiare la cessione dei diritti tv a più operatori,a prescindere dalla piattaforma di riferimento, riducendo le esclusive al minimo, in modo far prevalere, con la competizione, qualità dei servizi e concorrenzialità dei prezzi. Un modello che è stato anticipato in qualche modo dalla Lega Serie B nell’ultimo triennio. Il problema tuttavia è capire come risponderà il mercato domestico e se c’è effettivamente una pluralità di broadcaster, telco e ott pronti a investire sul massimo campionato italiano.
La Lega intanto cogliendo l’opportunità di vendere pacchetti oltre i tre anni - il vecchio limite della legge Melandri appena abolito - ha messo sul tavolo un ventaglio di offerte molto variegate (si tratta di otto combinazioni calibrate su tre, quattro e cinque anni). Le risposte del mercato dovranno pervenire entro il 14 giugno. Dopo l’apertura delle buste potrebbe essere avviata un’eventuale fase di trattative private per raggiungere e magari superare il «prezzo minimo» indicato nel bando, nettamente superiore ai 927,5 milioni ottenuti nel triennio 2021/24 (840 milioni da Dazn per il pacchetto principale e 87,5 milioni da Sky per tre match in co-esclusiva a giornata).
Da uno a tre abbonamenti per abbonato
In caso di accordo triennale, questa soglia è stata fissata a un miliardo e 150 milioni a stagione; in caso di assegnazione quadriennale a un miliardo e 265 milioni; e, infine, in caso di contratto quinquennale a un miliardo e 380 milioni annui fino alla stagione 2028/29. I pacchetti congegnati dalla Lega prevedono varie ipotesi: dalle esclusive assegnate a più operatori (con o senza parità del numero di gare) a co-esclusive parziali e totali; dalla possibilità di assegnare interi turni di campionato a un solo broadcaster, come la Premier League fa da tempo con Amazon per le partite del periodo natalizio e il cosiddetto boxing day, alla novità di una esclusiva in chiaro il sabato sera e/o la domenica pomeriggio. A seconda delle combinazioni perciò i tifosi potrebbe dover sottoscrivere da uno a tre abbonamenti, senza dimenticare che la Uefa ha già venduto i diritti delle Coppe europee 2024/27 con il nuovo format della Champions a Sky (per oltre 200 milioni annui), eccetto il migliore match del mercoledì ceduto ad Amazon (con un esborso di 85 milioni annui).
Serie A in charo: «spauracchio» (per i broadcaster)
Resta sullo sfondo quello del canale della Lega Serie A, da sempre agitato come uno spauracchio dai presidenti dei club per stimolare i broadcaster. Oggi il supporto tecnologico e le strutture - come l’International Broadcasting Center di Lissone, centro di produzione all’avanguardia che dal 2021 già produce i i contenuti della Serie A - rendono questo progetto alternativo più credibile, laddove non si palesassero offerte soddisfacenti. In questo caso, sarebbe la Lega a realizzare il prodotto tv e poi a rivenderlo su vari canali di distribuzione con un incasso minimo che è stato stimato in un minimo di 1,2 miliardi a stagione dal 2024 al 2034. Un progetto a ogni modo futuribile, per il quale potrebbe essere utile l’apporto di fondi di investimento e private equity (l’Antitrust non ha ammesso in questa direzione possibili partner industriali, pure ipotizzati dalla Lega) da selezionare con l’assistenza dell’advisor Lazard.
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