Serie A, la decisione dei club sospesi fra il sì a Dazn e Sky e il canale
La Serie A prova a decidere sulle offerte audiovisive per il campionato. È in programma una nuova assemblea dei club in cui le società puntano a tirare le somme sulle proposte finora arrivate. Prima di lanciarsi eventualmente nel canale
di Andrea Biondi
I punti chiave
3' di lettura
Poche ore per capire dove si potranno vedere (o non vedere) le partite della Serie A dal 2024 in poi. L’assemblea di Lega di lunedì 23 ottobre 2023 sarà in questo quadro decisiva. Le offerte dei broadcaster – e in questo caso si parla di Dazn e Sky visto che Mediaset, interessata alla sola partita in chiaro, è uscita di scena sul finale – arrivano a scadenza. I presidenti dei club diranno di sì o di no. All’assemblea sarà presente anche il notaio Giuseppe Calafiori. In caso di rifiuto delle proposte dei broadcaster aprirà le ormai note 6 buste con le offerte dei fondi per partecipare alla realizzazione di un canale della Lega.
Le proposte di Dazn e Sky
Al momento sul tavolo della Lega la proposta da esaminare è quella che vede in partita Dazn e Sky per complessivi 900 milioni di euro a stagione dal 2024 in avanti: una proposta che, insieme alle altre, è stata approfondita nel corso dell’ultima settimana in diversi incontri tecnici tra i dirigenti. Sarebbero 700 milioni all’anno da parte di Dazn e 200 da parte di Sky. Il tutto per 4,5 miliardi in cinque anni. I 900 milioni all’anno non sono molto lontani dai 927,5 milioni annui del triennio che andrà a concludersi con questa stagione e che ha visto Dazn avere l’esclusiva per tutte le 10 partite settimanali del campionato con tre partite aggiudicate in co-esclusiva a Sky.
La componente variabile dell’offerta Dazn
Attenzione però. Perché per i prossimi cinque anni sarebbero previsti, dall’altra parte, versamenti aggiuntivi da parte di Dazn. Questa ultima rappresenta una modalità innovativa, prevedendo una componente variabile, grazie a una revenue share (RS), calcolata come una percentuale pari al 50% dei ricavi netti da sottoscrizioni da utenti residenziali che saranno realizzati da Dazn oltre una certa soglia; l’importo equivalente spetterà alla Lega.
Alla Serie A dote di 5,5 miliardi nel quinquennio
A quanto risulta al Sole 24 Ore le simulazioni presentate da Dazn alla Lega Serie A sarebbero più di una. La migliore prevederebbe per i cinque anni un introito aggiuntivo di 1 miliardo. E questo anche grazie ai risultati della lotta alla pirateria per la quale è entrata in vigore una legge che dà ad Agcom il compito di intervenire con la chiusura dei siti illegali in 30 minuti al massimo dalla segnalazione. Sul tema della lotta alla pirateria, peraltro, in discussione c’è un emendamento governativo all’interno del decreto Caivano, la cui paternità va al senatore di Forza Italia e presidente della Lazio Claudio Lotito, per stringere ancora di più le maglie. Le risorse in più andrebbero a unirsi ai 3,5 miliardi di minimo garantito da parte della piattaforma e ai 200 di media annua di Sky. Alla fine, con questo meccanismo ai club di Serie A potrebbero arrivare 5,5 miliardi di euro nel quinquennio.
Fondi e grandi banche alla finestra
L’alternativa è l’avvio del canale ufficiale della Lega Serie A con vendita sia direttamente agli utenti, sia alle piattaforme. È su questo versante che la Lega Serie A ha già a disposizione sei proposte esaminabili, come detto, solo in caso di fallimenti della trattativa con i broadcaster. È su questo fronte che si sarebbero fatti avanti fondi di investimento o comunque partner finanziari. Secondo indiscrezioni raccolte dal Sole 24 Ore in lizza ci sarebbero alcuni grandi fondi come Carlyle Private Credit. Ma le proposte sarebbero arrivate anche da grandi banche, come Goldman Sachs, Barclays e Citi. Una proposta non vincolante, a inizio ottobre, è arrivata fuori bando anche dal fondo Usa Oaktree, che nel week end ha elevato il minimo garantito da 950 a 975 milioni a stagione.
Il rischio d’impresa nel canale
Avviare il canale per la Lega significa però assumere il rischio di impresa (rispetto al meccanismo attuale del minimo garantito dai broadcaster) con maggiori costi e maggiore rischiosità finanziaria. I dubbi fra i presidenti non sono mancati fino a oggi su questa eventualità. A partire dalla commercializzazione a prezzi comparabili a quelli degli attuali broadcaster che hanno inclusi nelle loro offerte i diritti per la trasmissione anche di altri sport oltre al calcio di Serie A.
Con la partenza del canale della Lega servirebbero, secondo alcune simulazioni circolate, 25 milioni annui di costi per produzioni di prodotto editoriale come gli show, le interviste e altro. C’è poi da far fronte a costi e investimenti per attività di marketing e commerciale per 45 milioni annui. Seguono: i costi di creazione e gestione di una piattaforma per 80 milioni all’anno, dipendente dalle economie di scala e non ultimo i costi dei canali di vendita (Apple, Aws, Commissioning vario per store e carte credito) in media pari a circa il 10% dei ricavi. E per i litigiosi presidenti della Serie A tutto questo rischia anche un po’ di caratterizzarsi come un lancio nel vuoto.
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