«Serve un dibattito laico e senza pregiudizi: vedo solo vantaggi per lo sviluppo del Sud»
di Nino Amadore
3' di lettura
«Il Ponte sullo Stretto? Io ho un’idea laica, nessun pregiudizio». Un buon punto di partenza in una discussione che spesso si fa ideologica quello di Maurizio Carta, palermitano, ordinario di Urbanistica all’Università di Palermo. Ha appena finito di chiudere un libro, l’ennesimo, che è già in prevendita online . Si intitola “Palermo. Biografia progettuale di una città aumentata” : «Nel 2007 – dice – ho redatto uno studio sul completamento del corridoio est-ovest che io in qualche occasione ho definito “meridiano” complemento del corridoio nord-sud della rete TRN-T. Il tema del completamento non può essere trascurato, ma è necessario porsi il problema di come compensare le aree che subiscono l’impatto ambientale delle opere. Il tema delle interconnessioni tra il corridoio Scan -Med e la Nuova Via della Seta è indispensabile. Quindi bisogna dire che la questione è anche un'altra».
E diciamolo.
«Due le domande. La prima: qual è la visione? La seconda: qual è l'obiettivo cui risponde il Ponte? Se si risponde che il Ponte oggi non ha senso perché non c'è una domanda sufficiente, allora va anche detto che il Ponte è un dispositivo abilitante e come tale può essere un generatore di domanda. Rimodella la domanda con la sua presenza.
Ok, e quale domanda può generare?
Quella infrastruttura stimola intanto alcune necessità extraregionali. E poi migliora la competitività dei nostri prodotti e permette il raggiungimento di una maggiore efficienza di filiera. Può dare, insomma, risposte a una domanda esistente e generare una nuova domanda come attivatrice di sviluppo sostenibile.
Dal dibattito non sembrano emergere appieno queste questioni.
Perché assistiamo a un dibattito che vede la questione per parti (legittime), non una visione complessiva. Diciamo per parti in causa. E poi c'è un'altra questione non secondaria.
Cioè?
Quella infrastruttura, il Ponte, permetterebbe di cogliere l'opportunità di una Città Metropolitana dello Stretto. Una grande area veramente integrata che possa essere prospera per il sistema paese.
Ma ci può essere il sospetto che un'area di questo tipo, grande e innovativa, possa per la sua centralità alimentare timori?
Non credo. Credo che la questione venga sottovalutata e penso che naturalmente quel nodo possa stimolare l’intera regione. Certo va anche detto che un’opera di questa natura ha la necessità di attivare gli anticorpi contro le infiltrazioni mafiose e il malaffare. Fa tremare i polsi pensare alla responsabilità di gestire risorse così ingenti.
A Palermo il Presidente della Regione ha presentato il progetto di fattibilità del Centro direzionale. Anche qui parecchi soldi e si è acceso il dibattito. Quando si parla di grandi opere sembra inevitabile.
Nel 2015 io ho proposto la copertura della trincea ferroviaria del centro di Palermo, quella che si trova nella zona di Via Notarbartolo. Era un’idea di intervento che puntava a ricucire una ferita aperta: non esistono città europee con aree simili. Io ritenevo e ritengo che si possa ancora intervenire in quell’area con modalità sostenibili per non appesantire ulteriormente il centro cittadino con nuovi flussi.
Qualcuno sostiene che la localizzazione del nuovo Centro direzionale della Regione non sia adeguata.
La localizzazione nell’area Nord della città non è del tutto peregrina e potrebbe essere l’altra faccia di un sistema bipolare. Per quanto riguarda la localizzazione del Centro direzionale io credo che questa possa essere , l’occasione di ripensare in maniera integrata – urbanistica – tutta quell’area. Un'area che non è, per il momento, compiutamente alcunché: voleva essere un'area industriale, come Brancaccio sul lato sud della città, ma non lo è. E c’è poi il tema della qualità dell'abitare. Potrebbe essere l’occasione giusta per affrontare e risolvere annosi nodi urbanistici .
Si ha l'impressione che gli interventi a Palermo siano poco coordinati: si parla del Centro direzionale, di nuove linee di tram e di nuovo Piano regolatore. Ma ogni cosa fa capitolo a sé.
Una città come Palermo non può affrontare le cose per punti, per interventi singoli, ma ha bisogno di aggiornare la visione complessiva. Il tema non è dove localizzo questo o quello ma come rimodulare intere parti della città. Noi continuiamo a guardare l'oggetto (e questo può valere anche per il Ponte sullo Stretto) ma perdiamo di vista il contesto.
Infine c’è una questione ulteriore: si può immaginare la città senza considerare l'area metropolitana?
E no, non si può. Ed è per questo che è stato appena avviato il Piano Strategico Metropolitano.
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