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Un tessuto immobiliare obsoleto, un patrimonio rappresentato da edifici storici da adeguare dal punto di vista energentico, la necessità di ridurre l’impatto ambientale delle attività urbane, a cominciare dall’abitare. La rigenerazione urbana rappresenta una sfida importante per le città italiane. «È necessario che le norme di riferimento siano semplici e soprattutto durature nel tempo. Solo in questo modo si può favorire la scelta della rigenerazione urbana a favore, ove necessario, di una adeguata sostituzione edilizia a garanzia di una reale gestione sostenibile del territorio» sottolinea Paola Malabaila, presidente dell’Ance Piemonte.
Il tema della rigenerazione urbana, che unisce cantiere sociale e cantiere fisico, richiede nuovi strumenti e competenze. Le aziende sono pronte?
Si parla di rigenerazione urbana in Italia da metà degli anni '90 ma certamente in questo ultimo periodo è diventato un argomento maggiormente dibattuto per la mancanza di una normativa specifica nazionale e anche perché gli interventi di rigenerazione urbana rappresentano, e sempre più sarà così, pressoché l’unico ambito di intervento edilizio nelle nostre città, considerando gli obiettivi imprescindibili del contenimento del consumo di suolo. Tecnicamente le nostre imprese sono qualificate per affrontare le componenti della riqualificazione edilizia sottesa agli interventi di rigenerazione urbana accolte, e si stanno sempre più attrezzando per interagire nel contesto della partecipazione pubblica e della concertazione con una pluralità di attori tipica degli interventi di rigenerazione urbana, come il Terzo settore, piuttosto che le componenti pubbliche del commercio nonché della cultura.
Dopo la corsa per la riqualificazione energetica serve un cambio di passo?
Servirà sempre più un approccio sistemico alla complessità che caratterizzerà gli interventi costruttivi nelle città e nel territorio in generale. La sola riqualificazione energetica non è sufficiente a migliorare la qualità edilizia urbana nonché la sostenibilità ambientale.
Com’è la situazione dal punto di vista normativo?
Serve una legge nazionale ma che sia una legge di principi che poi consenta alle regioni di legiferare secondo determinati principi determinati in merito alla materia dell’urbanistica che è di loro competenza. Oggi le regioni legiferano e poi i provvedimenti vengono impugnati.
Qual è stato l’impatto del superbonus sul settore in Piemonte?
Il superbonus ha avuto un impatto positivo sul settore delle costruzione. A partire da febbraio 2021, il numero di interventi e gli importi, a livello regionale, ha continuato a crescere. Tuttavia, è necessario semplificare la burocrazia, non cambiare continuamente le regole, risolvere il problema dei crediti incagliati e per il futuro consentire alle fasce più deboli di avere degli incentivi per riqualificare gli edifici che spesso sono anche i più energivori.
Il Pnrr sta contribuendo ad aprire una nuova fase di lavori straordinari nei comuni italiani. Siete pronti?
Il Pnrr rappresenta una straordinaria opportunità per le nostre Imprese. Ricordo che circa la metà degli investimenti previsti dal Piano riguarda l’edilizia e che il 92% delle risorse risultano allocate ai territori. Ci sono tuttavia delle difficoltà nel soddisfare alcuni criteri dei bandi desunti dalla necessità di rispettare i principi del DNSH (Do No Significant Harm). Alcune caratteristiche richieste non sono sempre attuabili e così le gare vanno deserte, per questo serve una maggiore flessibilità tra i principi del Pnrr e l’attuazione delle Misure. Vi è anche un problema tecnico di utilizzo della nuova piattaforma Regis da parte delle amministrazioni, la procedura di caricamento è complicata pertanto i fondi stentano ad arrivare dal ministero agli enti locali e non tutti i comuni sono in grado di far fronte all’anticipo. Quindi le imprese sono costrette a lavorare con la loro finanza e non tutti se lo possono permettere.
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