L'intervista a Regina De Albertis

«Serve un rebranding dell’edilizia per attrarre i giovani e innovare»

Presidente di Assimpredil Ance

di Giovanna Mancini

6' di lettura

«Respiro questo mondo sin da quando ero bambina. Papà mi portava con sé nei cantieri, in azienda o in associazione e mi chiamava “il mio piccolo ingegnere”. Poi, quando è arrivato il momento di iscrivermi all’università, ha cominciato a dirmi: «Nella vita puoi fare quello che desideri, ma qualunque scelta che non sia ingegneria sarà riduttiva». Ha fatto leva sul mio spirito competitivo e ambizioso e... ce l’ha fatta». Regina De Albertis ha 38 anni, una laurea in Ingegneria al Politecnico di Milano con 110 e lode e, soprattutto, una grande passione per il mestiere che fa, ereditata proprio dal padre Claudio, per anni presidente di Ance nazionale e della Triennale di Milano, scomparso nel 2016. È consigliere delegato e direttore tecnico dell’azienda di famiglia Borio Mangiarotti, specializzata in costruzioni e sviluppo immobiliare. Dal padre ha ereditato anche la grinta e la voglia di impegnarsi in prima persona: dopo essere stata presidente di Ance Giovani, dallo scorso luglio è presidente di Assimpredil Ance, l’Associazione delle imprese edili di Milano, Lodi, Monza e Brianza. Prima donna a ricoprire
questo incarico.

La sua nomina rispecchia il cambio generazionale in corso nell’edilizia?

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Credo di sì. Da alcuni anni stiamo assistendo a un cambio di mentalità in un settore che non sempre in passato è stato aperto al cambiamento, all’integrazione o alle sinergie, che invece nel mondo di oggi sono fondamentali. Come associazione intendiamo impegnarci per far capire quanto sia importante cambiare il modo di fare impresa, investendo su innovazione, digitalizzazione e su un approccio più sostenibile. Anche per dare una nuova immagine al nostro settore, che è uno dei motori trainanti dell’economia: vale il 20% del Pil italiano, se si considera l’intera filiera che traina. Eppure, è spesso associato ad aspetti negativi, come corruzione, consumo di suolo, cementificazione, inquinamento, incidenti sul lavoro. Non è così: il lavoro edile è ben retribuito e, se fatto con la formazione corretta, è un lavoro sicuro e tutelato.

La formazione è al primo posto del suo mandato?

Sì: è un tema fondamentale e riguarda tutti i livelli aziendali. Innanzitutto quello degli imprenditori e dei manager, che devono aprirsi di più a innovazione e collaborazione. Poi c’è il livello dei tecnici, che devono avere competenze specifiche, soprattutto nel digitale e nella sostenibilità. Vorrei lavorare assieme al mondo accademico, anche perché spesso i ragazzi escono dalle università con un’ottima preparazione teorica, ma con scarse capacità pratiche. Infine, c’è la formazione delle maestranze: purtroppo, assistiamo a un allontanamento dei giovani dal nostro lavoro. Lavorare in un cantiere, fare l’operaio, è considerato qualcosa di umile o di basso livello. Dobbiamo fare in modo che le nuove generazioni tornino ad amare il nostro mestiere. Abbiamo tanti strumenti per riuscirci, a cominciare dalle scuole tecniche e dagli Its. Dobbiamo lavorare, anche assieme ai sindacati, per fare un grande rebranding del nostro lavoro.

Un’edilizia più attrattiva è un edilizia più sostenibile, più innovativa. A che punto sono le imprese italiane?

È necessario intervenire con un forte piano di riqualificazione che permetta di rendere il pianeta più sostenibile, perché uno dei maggiori fattori di inquinamento sono proprio gli edifici. La rivalità tra sostenibilità e mondo delle costruzioni è un’assurdità che va superata. Per farlo, dobbiamo intervenire su rigenerazione urbana e ammodernamento del patrimonio edilizio: il 60% degli edifici in Italia è stato realizzato prima dell’entrata in vigore di qualsiasi norma sull’antisismica ed efficientamento energetico.

Quanto inciderà il Piano nazionale di ripresa e resilienza?

È una grandissima occasione. Arriveranno molte risorse, circa 220 miliardi di euro, di cui la metà destinata al nostro settore, a conferma della sua importanza. Questi soldi devono servire per una riconversione in chiave green delle costruzioni, che si lega alle due principali partite che ci attendono: la manutenzione ordinaria e straordinaria del patrimonio edilizio e infrastrutturale, per evitare le catastrofi che abbiamo avuto negli anni. Ma prima occorre semplificare le normative, per rendere possibile un grande piano di rigenerazione urbana.

La burocrazia italiana rischia di ostacolare l’utilizzo dei fondi?

L’Unione europea ci chiede di allocare il 70% delle risorse del Pnrr entro fine 2022 e il restante 30% entro fine 2023. Questa deve essere l’occasione per mettere mano alle mille regole, procedure, controlli e rimpalli tra organi competenti che zavorrano il nostro settore. Ma allo stesso tempo bisogna lavorare su riforme strutturali, per ridare al Paese quell’efficienza che abbiamo perduto da troppo tempo. Ad esempio, nel settore pubblico è necessario rimettere mano al codice degli appalti, con una riforma complessiva e organica.

Le imprese, invece, in cosa devono cambiare?

Uno dei problemi principali del nostro comparto è la sua polverizzazione: abbiamo un numero elevatissimo di aziende e molte sono di dimensioni piccole e medie. Uno dei timori è che il Pnrr darà vita a grandi appalti, a cui molte imprese, anche nel nostro territorio, avranno difficoltà ad accedere. Perciò diventa imprescindibile ragionare in termini di aggregazione. Non parlo di fusioni tra aziende, ma di cordate, accordi e altre formule di collaborazione utili ad accedere alle risorse. Anche dal pubblico può venire un aiuto. Il decreto Sostegni bis prevede agevolazioni per le piccole e medie imprese nell’ambito degli investimenti previsti dal Pnrr. Un passo in più si potrebbe fare inserendo nei bandi pubblici un elemento di premialità per i concorrenti che aggregano nella loro compagine anche qualche impresa piccola e media.

Il Superbonus va prorogato?

È uno strumento di grande utilità, che finalmente è stato semplificato, ma un’ulteriore proroga è necessaria perché possa dispiegare a pieno i sui effetti. Avviare i cantieri è complesso, perciò servono misure che abbiano una durata strutturale, anche eventualmente di minore entità, ma diluite su un arco temporale più lungo.

Milano e la Lombardia sono state duramente colpite dalla pandemia. Torneranno a essere le locomotive del Paese?

Ne sono convinta. Proprio guardando i dati degli interventi legati al Superbonus (32mila quelli ammessi in tutta Italia, per un valore complessivo di 5 miliardi di euro, ndr), la Lombardia è la prima regione per numero di cantieri aperti. Lo stesso vale per il Pnrr: si stima che le risorse del Piano genereranno un fabbisogno di 265mila nuovi posti di lavoro nel 2021 e Milano è al primo posto. senza dimenticare la grande occasione delle Olimpiadi
invernali del 2026.

Quindi sbaglia chi parla di fine delle grandi città?

Io penso che le città come Milano continueranno ad avere la loro importanza. Probabilmente dovranno evolvere ed essere ripensate nel senso di città metropolitane, allargate, diffuse. Serve un nuovo patto di fiducia tra pubblico e privato per ragionare insieme, in un’ottica di lunga visione, e rigenerare il tessuto urbano esistente, rafforzando e rendendo più capillari le infrastrutture di connessione tra centro e periferie.

il profilo
Ingegnere e imprenditrice
Regina DeAlbertis, milanese, classe 1983, si è laureata in Ingegneria al Politecnico di Milano e per alcuni anni ha lavorato in diversi studi di progettazione. È entrata poi nell'azienda di famiglia, la Borio Mangiarotti, di cui è consigliere delegato e direttore tecnico. Fondata dal bisnonno, Carlo Mangiarotti, nel 1920 e specializzata in costruzioni e sviluppo immobiliare, l'azienda ha oggi un fatturato di 80 milioni di euro e conta circa 70 dipendenti.

L'impegno associativo

Figlia di Claudio De Albertis, storico presidente di Ance e anche della Triennale di Milano, scomparso nel 2016, Regina ha seguito l'esempio del padre anche nell'impegno associativo: è stata per anni presidente del Gruppo Giovani Ance nazionale e dallo scorso 5 luglio è la prima donna che guida Assimpredil Ance, il Ance, l’Associazione delle Imprese Edili e Complementari di Milano, Lodi, Monza e Brianza.

Le priorità del suo mandato

Consapevole del momento storico importantissimo che stiamo vivendo, con l'arrivo di ingenti risorse pubbliche per il settore edilizia (la metà circa dei 220 milioni del Pnrr sarà destinata al comparto), Regina De Albertis indica tre temi come priorità del suo mandato: 1) Creare un nuovo patto di fiducia tra pubblico e privato: «Bisogna capire che gli interessi di queste parti sono congiunti e solo lavorando assieme potremo raggiungere gli obiettivi»; 2) Formazione, a tutti i livelli: dei manager, dei tecnici e delle maestranze; 3) innovazione e digitalizzazione delle aziende, con particolare attenzione al tema della sostenibilità.

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