LA LOTTA AL COVID

Servono vaccini per il tutto il genere umano, non solo per generare utili

Gli straordinari risultati scientifici di questi mesi si annunciano tali soprattutto per gli abitanti dei Paesi più ricchi del pianeta. Non dovrebbe funzionare così

di Mariana Mazzucato, Henry Lishi Li ed Els Torreele

(REUTERS)

5' di lettura

Recenti annunci riguardo alla dimostrata efficacia degli studi sui vaccini contro COVID-19 hanno fatto sperare che un ritorno alla normalità sia in vista. I dati preliminari per i nuovi vaccini mRNA di Pfizer/BioNTech e Moderna sono altamente incoraggianti, suggerendo che la loro approvazione per un uso in emergenza anche al di fuori dal Regno Unito sia imminente. E notizie più attuali sull'efficacia (anche se a un tasso leggermente inferiore) di un vaccino di AstraZeneca e dell'Università di Oxford hanno alimentato l'ottimismo sul fatto che siano in arrivo ulteriori scoperte.

In teoria, l'arrivo di un vaccino sicuro ed efficace rappresenterebbe l'inizio della fine della pandemia COVID-19. In realtà, non siamo nemmeno alla fine dell'inizio del conseguimento di ciò che è necessario: un “vaccino popolare” che sia equamente distribuito e messo gratuitamente a disposizione di tutti coloro che ne hanno bisogno.

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Di sicuro, il lavoro per la creazione di un vaccino nel giro di pochi mesi merita elogi. L'umanità ha fatto un enorme balzo tecnologico in avanti. Ma il trampolino di lancio è stato costituito da decenni di massicci investimenti pubblici in ricerca e sviluppo.

La maggior parte dei principali vaccini candidati innescano le difese del sistema immunitario contro la “proteina spike” virale, un approccio reso possibile attraverso anni di ricerca presso lo statunitense National Institutes of Health. Più nell'immediato, BioNTech ha ricevuto 445 milioni di dollari dal governo tedesco, e Moderna ha ottenuto 1 milione di dollari dalla Coalition for Epidemic Preparedness Innovations e più di 1 miliardo dagli enti statunitensi Biomedical Advanced Research and Development Authority, e Defense Advanced Research Projects Agency. Il vaccino AstraZeneca-Oxford ha ricevuto più di 1miliardo di sterline (1,3 miliardi di dollari) di finanzimenti pubblici.

Ma affinché i progressi tecnologici si traducano in Health for All, le innovazioni create collettivamente dovrebbero essere governate nell'interesse pubblico, non per il profitto privato. Ciò è particolarmente vero quando si tratta di sviluppare, produrre e distribuire un vaccino nel contesto di una pandemia.

Nessun Paese può risolvere questa crisi agendo da solo. Ecco perché abbiamo bisogno di vaccini che siano universalmente e gratuitamente disponibili. Eppure, l'attuale sistema di innovazione dà la priorità agli interessi dei Paesi ad alto reddito rispetto a quelli di tutti gli altri, e ai profitti rispetto alla salute pubblica.

Il primo passo verso vaccini popolari è garantire la piena trasparenza dei risultati della sperimentazione clinica, il che consentirebbe valutazioni indipendenti e tempestive riguardo a sicurezza ed efficacia. L'esigua pubblicazione di dati preliminari tramite comunicati stampa aziendali è destinata ai mercati finanziari, non alla comunità della sanità pubblica. Questa pratica crea un brutto precedente. Mentre i prezzi delle azioni farmaceutiche aumentano, gli operatori sanitari e il pubblico sono lasciati a dubitare dei risultati riportati. Man mano che emergono maggiori dettagli sui difetti di progettazione e implementazione degli studi clinici per il vaccino AstraZeneca-Oxford, aumentano le richieste a favore di una scienza aperta e della condivisione immediata di protocolli e risultati.

Inoltre, le domande critiche sui principali vaccini candidati restano inevase. Rispondendo alle pressioni politiche ed economiche dei Paesi ad alto reddito, le aziende farmaceutiche si stanno precipitando a portare i loro vaccini verso il traguardo. Di conseguenza, hanno progettato la “terza fase” dei loro studi clinici in modo da fornire informazioni positive il più rapidamente possibile, invece di affrontare le domande più rilevanti, come ad esempio se il vaccino prevenga l'infezione o semplicemente protegga contro la malattia. Inoltre non è chiaro quanto durerà la protezione; se un dato vaccino funzioni ugualmente bene nei giovani e negli anziani o nelle persone con comorbidità; e come siano confrontabili tra loro i migliori vaccini candidati (fondamentale per progettare strategie di vaccinazione efficaci).

Inoltre, gli interessi nazionali – in particolare quelli dei Paesi sviluppati – rimangono il fattore dominante nel lancio dei vaccini. Sebbene la piattaforma internazionale di acquisto e distribuzione COVAX rappresenti un importante passo avanti, il suo impatto rischia di essere vanificato dai massicci accordi bilaterali di acquisto anticipato da parte dei Paesi ricchi che possono permettersi di scommettere su più vaccini. Ad esempio, i Paesi ad alto reddito hanno già acquistato quasi l'80% delle dosi dei vaccini Pfizer/BioNTech e Moderna che saranno disponibili entro il primo anno.Nel complesso, i Paesi ricchi hanno reclamato 3,8 miliardi di dosi da diversi produttori di vaccini, rispetto ai 3,2 miliardi (che includono circa 700 milioni di dosi per COVAX) per il tutto il resto del mondo. In altre parole, i Paesi ad alto reddito hanno preordinato dosi sufficienti a coprire le loro popolazioni più volte, lasciando a tutti gli altri dosi in quantità talmente esigua da risultare insufficiente a coprire anche solo le loro comunità più a rischio.

Allo stesso tempo, poiché la corsa al vaccino si concentra principalmente all'interno dei mercati occidentali, alcuni candidati sono difficilmente praticabili al di fuori del contesto di un Paese sviluppato. Il vaccino Pfizer/BioNTech deve essere mantenuto a -70ºC, cioè ad un livello termico più freddo di un inverno antartico. La distribuzione di questo vaccino creerà sfide logistiche costose e complesse, soprattutto per i Paesi a basso e medio reddito. Sebbene altri candidati – come il vaccino AstraZeneca-Oxford – siano stabili a temperature più elevate, è da notare che tali evidenti caratteristiche di discriminazione del mercato sono incorporate nel primo prodotto che raggiungerà la fase di approvazione.

Dietro gli interessi nazionali si nasconde il problema degli interessi privati ancora più ristretti, che derivano da un modello di innovazione biofarmaceutica sovrafinanziarizzato. Il modello imprenditoriale per lo sviluppo futuro di vaccini è già in fase di definizione adesso che la pandemia ha rivelato i potenziali guadagni per gli investitori. Ma mentre questi beneficiano dell'aumento vertiginoso dei prezzi delle azioni, dell'impennata delle plusvalenze e del dumping delle azioni di una società lo stesso giorno in cui essa annuncia promettenti risultati preliminari in sperimentazioni cliniche, fornire un vaccino popolare è diventato un problema secondario.

La crisi del COVID-19 è un test perfetto per verificare se negli anni a venire prevarrà un approccio all'nnovazione e alla produzione più orientato alla sanità pubblica. Mentre Pfizer si attiene al modello di massimizzazione del valore per gli azionisti, AstraZeneca si è almeno impegnata a non trarre profitto dal suo vaccino «durante la pandemia». Tuttavia, nonostante tutti gli investimenti pubblici che hanno garantito queste innovazioni, il processo rimarrà opaco, il che porta a chiedersi se AstraZeneca sia effettivamente pronta a dare la priorità alla salute pubblica rispetto al profitto, e ad offrire il suo vaccino al prezzo di costo.

Sebbene le recenti notizie sui vaccini abbiano portato speranza, hanno anche rivelato il fallimentare modello imprenditoriale dell'industria farmaceutica, mettendo in dubbio le possibilità di fornire un vaccino popolare e raggiungere la salute per tutti. Gli affari come al solito potrebbero permetterci di cavarcela in questa crisi. Ma c'è un modo migliore per fare le cose. Prima che arrivi la prossima pandemia, dobbiamo riconoscere i vaccini come beni comuni sanitari globali e iniziare a riorientare il sistema di innovazione verso partenariati integrati pubblico-privato governati nell'interesse pubblico.

Mariana Mazzucato, Professore di Economics of Innovation and Public Value all' University College di Londra, e Direttore Fondatore dell' Institute for Innovation and Public Purpose dell'UCL, è Presidente del Council on the Economics of Health for All dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, ed autrice di The Value of Everything: Making and Taking in the Global Economy, e di The Entrepreneurial State: Debunking Public vs. Private Sector Myths. Henry Lishi Li è ricercatore in innovazione sanitaria presso l' Institute for Innovation and Public Purpose dell'UCL. Els Torreele è visiting policy fellow presso l' Institute for Innovation and Public Purpose dell'UCL

Copyright: Project Syndicate, 2020

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