Seth Godin: «I dati salveranno l’ambiente. Gli scettici? Al cambiamento non serve l’unanimità»
Il guru del marketing scende in campo con il libro-progetto Carbon Almanac, Guida al cambiamento climatico
di Marco lo Conte
I punti chiave
4' di lettura
“Aspettare? Perché mai dovremmo aspettare? Il mondo sta bruciando in questo momento ed è ora il momento di agire”. Seth Godin è noto per la sua franchezza e lo fa anche appena si cita la crescente consapevolezza delle più giovani generazioni sui temi ambientali, che in prospettiva potrà cambiare radicalmente l'approccio all'ambiente. Che non ci sia più tempo lo dice con quella franchezza conquistata sul campo in decenni di attività, fino a farlo considerare il guru per l'eccellenza del marketing e dell'engagement, che ora mette a disposizione della lotta per l'ambiente e contro il cambiamento climatico.
E lo fa con un non libro, verrebbe da dire, di cui è autore ma per meglio dire orchestratore: sono 300 i contributor di 41 paesi che hanno collaborato alla realizzazione di “Carbon Almanac, Guida al cambiamento climatico” in uscita negli Usa il 12 luglio edito da Portfolio e il giorno dopo in contemporanea in tutto il mondo (l'edizione italiana è di ROI Edizioni). Scrittori, scienziati, ricercatori, illustratori, imprenditori e artisti hanno contribuito alla realizzazione di un data book, che rappresenta la versione cartacea di un progetto anche digitale che punta a raccogliere tutte le evidenze statistiche e i dati che raccontano il cambiamento climatico allo scopo di realizzare un'azione collettiva.
Un progetto trasversale e no profit che comprende una versione del libro per bambini e una guida all’Almanacco per gli insegnanti e gli educatori, una serie di video, quattro serie di podcast con oltre 50 episodi, nei quali i volontari raccontano la loro mission. Oltre alla piantumazione di più di 100mila alberi per sostituire quelli usati per la stampa. Obiettivo, la più vasta diffusione: “Se questo libro vi coinvolgerà a sufficienza - si legge nella prefazione - da condividere una copia con una amico, ne sarà valsa la pena. Se spingerà voi e i vostri amici a organizzare un circolo di dieci persone, avrà fatto la differenza. E se voi dieci vi coordinerete insieme ad altri dieci gruppi per favorire un cambio organizzativo e culturale, sarà stato un successo”.
“Stiamo affrontando un’emergenza su scala globale – dice al Sole 24 Ore Seth Godin -, che nessuno di noi ha mai visto prima. E in questo breve spazio di tempo da quando abbiamo preso consapevolezza del problema a quando avremo ancora tempo per fare qualcosa al riguardo, spetta a ciascuno di noi cambiare i sistemi che hanno causato questo problema”.
D - Ma è sufficiente esporre i dati per cambiare le mentalità e sensibilizzare al cambiamento della società?
“Secondo me non c'è una sola persona che voglia essere causa di angoscia spaventando sul destino prossimo futuro dell'umanità. Non sono sicuro che un approccio tetro al problema aiuterà a risolverlo. Le soluzioni sono proprio qui, davanti a noi. Il nostro Almanacco aiuta le persone a trovare una via da seguire, un modo per interagire con gli altri per far sì che il cambiamento avvenga”.
D - Siamo passati da grandi aspettative nei confronti dei social network alle preoccupazioni per la diffusione delle fake news (anche sull'ambiente) e il negazionismo paranoide che alligna in rete. Da tempo lei non è tenero con i social....
“Noi non esistiamo per rendere felici i social network, sono qui per servirci. Negli Stati Uniti, 100 anni fa, il giudice Oliver Wendell Holmes Jr., avvertì che nessuno ha il diritto di gridare falsamente “fuoco” in un cinema affollato”.
D - Ma secondo lei è necessario imporre limiti alla libertà di espressione assunto che sia nociva?
“È una domanda incredibilmente impegnativa, ma l’assolutismo da entrambe le parti non è chiaramente la strada giusta. La verità è che non abbiamo bisogno che tutti debbano voler cambiare un sistema, per cambiare il mondo non abbiamo bisogno dell'unanimità delle opinioni, il che genera solo procrastinazione infinita. Nella storia ci sono sempre stati scettici che traggono profitto dalle attenzioni che ricevono. Ma possiamo ignorarli se lo desideriamo. Le persone fanno scelte in base alle opzioni che vengono offerte. I sistemi creano quelle opzioni e i sistemi possono cambiarle”.
D - Altro tema controverso: come pianificare il cambiamento? C'è un grosso dibattito sui tempi concessi alle industrie automobilistiche per passare dal combustibile fossile all'energia pulita. E sui possibili danni anche per l'ambiente oltre che per l'occupazione.
“Non c’è una soluzione facile, conveniente e gratuita qui, perché se ci fosse, l’avremmo già fatto. Invece, ci sono opportunità. Le case automobilistiche hanno combattuto le cinture di sicurezza, hanno combattuto i dispositivi di sicurezza, hanno combattuto il gas senza piombo. Ma metter mano a come è organizzata la nostra vita anche economica crea le condizioni per uno straordinario balzo in avanti nella produttività umana, nella salute e anche nel profitto aziendale. Un mondo alimentato da energia economica, sostenibile e resiliente che porta ad aria pulita e vite migliori è una vittoria, ma dovremo lavorare insieme per arrivarci.
D - Tra l'altro le aziende non sono più strutturalmente neutre ma scendono in campo per diritti civili, ambiente e altri obiettivi civili e politici: cosa ne pensa di questa tendenza? E' irreversibile o dopo un eccesso si tornerà indietro?
Le aziende prosperano in ambienti stabili, positivi e connessi: la guerra, il bullismo, le pandemie, la conflittualità sono dannosi per gli affari. L’ottimista in me vorrebbe credere che, poiché le aziende sono gestite da persone, che vivono nelle comunità, che hanno famiglie e a cui il futuro importa, questi farebbero cose di cui essere orgogliose. Possiamo sperare. E nel frattempo i consumatori, organizzandosi insieme e parlando apertamente, possono cambiare il percorso delle aziende in un tempo sorprendentemente breve.
D - Negli ultimi giorni abbiamo assistito in Italia alla morte di molte persone per lo scioglimento improvviso o quasi di un ghiacciaio. Che impatto produrranno questi fenomeni sull'opinione pubblica e sulle scelte dei governi?
Decenni dopo Hiroshima la crisi dei missili cubani ha svegliato le persone sulla reale minaccia delle armi nucleari. Temo che ci vorranno più tragedie prima che le persone vedano ciò che è chiaramente delineato nella scienza. Ma non dobbiamo aspettarli. E non dobbiamo lasciarci sedurre da facili promesse. Ciò che sta causando questa situazione è estremamente chiaro. E così possono esserlo anche le nostre azioni.
@mindloconte
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