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Il mio primo incontro da giornalista con le agenzie di stampa e il loro lavoro è sintetizzato in una immagine di cui conservo nitido il ricordo: lo stanzone di uno degli agenti di cambio protagonisti della Borsa italiana all’inizio degli anni Ottanta, a due passi dalla sede di piazza Affari. Era la sede operativa, con una decina di scrivanie, l’ambiente denso di fumo (all’epoca non c’era alcun divieto salutista), le bruciature lasciate dalle sigarette sui tavoli. Nell’angolo un paio di telescriventi che battevano a getto continuo lanci di agenzia, strumenti di lavoro fondamentali, che venivano letti e buttati in parte nei cestini presto ricolmi e in buona parte per terra. Tanto che da metà pomeriggio il pavimento in parquet ne era interamente coperto.
Istantanea di un mondo che non c’è più. Di quel mondo Radiocor e i suoi lanci quotidiani, che seguivano le contrattazioni minuto per minuto, sono stati protagonisti e lo sono rimasti. Cambiando pelle l’agenzia ha saputo sopravvivere alla rivoluzione dei mercati azionari e ha continuato a mantenere il ruolo di protagonista dell’informazione sulla Borsa, non soltanto italiana, e sui mercati finanziari. La vera beffa, per gli agenti di cambio, è stata che il mercato azionario è esploso proprio quando loro hanno dovuto battere in ritirata grazie all’introduzione in Italia dei fondi comuni d’investimento. Di sicuro Radiocor ha cominciato a raccontare una realtà diversa: gli attori principali non erano più 130 operatori signori assoluti della Borsa, che spesso tramandavano di padre in figlio gli studi professionali, ma un mercato azionario in cui sono diventati decisivi gli ex Bot people, il popolo dei Bot, massa errante alla ricerca di investimenti con tassi di crescita dei risparmi più attraenti.
Così Radiocor, diventata nel frattempo parte del Gruppo 24 ORE e che ora compie settant’anni di vita, è passata a testimoniare il passaggio da un potere economico dominato dalle grandi famiglie di imprenditori, governato dall’asse Agnelli-Mediobanca e dal capitalismo di Stato delle Partecipazioni statali, a un mercato più articolato e certamente più internazionale condizionato dalle scelte di banche e merchant bank. Il numero dei risparmiatori coinvolti è aumentato, i fondi d’investimento si sono moltiplicati, le società di gestione del risparmio hanno preso posizioni di peso. Nel frattempo, cambiamenti di portata analoga, cioè di carattere straordinario, hanno riguardato anche le autorità di controllo, a partire dalla Consob. Il lavoro della redazione ne ha dato conto conservando negli anni passione, impegno e capacità professionali davvero encomiabili. Identiche sono rimaste le caratteristiche dei giornalisti che si sono passati il testimone: precisione, rapidità, capacità di contestualizzare subito le notizie. Dall’Italia ma anche dai mercati internazionali, perché i centri di potere si sono spostati e ora abitano a Bruxelles per l’Europa e a Wall Street. Lo confermano, tra l’altro, la scelta di un notiziario Radiocor in lingua inglese e, più recentemente, l’accordo con l’agenzia di stampa americana Dow Jones. Non solo. Da metà degli anni Duemila è cominciata la diversificazione dell’offerta editoriale dell’agenzia, prima con le newsletter cartacee (nei primi tempi quasi artigianali), poi con i video (con tanto di sala per le registrazioni, recentemente rinnovata e potenziata). Il risultato è che l’offerta di servizi è diventata sempre più articolata e ha permesso all’agenzia di muovere passi rapidi anche verso una digitalizzazione sempre più avanzata.
Proprio questo, insieme alla multimedialità garantita dall’appartenenza al Gruppo 24 ORE, è il tratto distintivo della Radiocor presente e soprattutto del futuro. Ma il futuro ha basi solide se viene costruito ricordando e traendo insegnamenti preziosi dal passato. Vale nella vita, ma anche nel lavoro. Abbiamo la fortuna di essere eredi di un’attività che affonda le radici in settant’anni di vita, anche se spesso l’incalzare della quotidianità ne diminuisce la consapevolezza.
Questo libro serve a non dimenticarlo, raccogliendo fatti, testimonianze, ricordi. Lo dedichiamo a tutti quelli che hanno contribuito a scrivere la storia dell’agenzia, grande scuola di giornalismo vero, quello che racconta i fatti, non quello di presuntuosi e imbarazzanti pennivendoli di rara modestia, e dei mercati finanziari. La nostra storia e quella di voi lettori.
Quale sarà la Radiocor del futuro? La semplicità è difficile a farsi. La necessità è di continuare il percorso avviato mantenendo il primato nell’informazione per i mercati finanziari, ma aprendosi sempre più alla realtà di un’agenzia di stampa con presenza capillare sul territorio e servizi diversificati per imprese e pubblica amministrazione. Se ne sente il bisogno perché i social network hanno vissuto una stagione di gloria. Che però ha evidenziato limiti strutturali. Metterci la faccia spendendo ogni giorno l’affidabilità del marchio e garantendo la certificazione delle notizie messe in circolazione resta la missione dell’agenzia e il tratto distintivo, qualificante, in un panorama dell’informazione dominato da approssimazione, notizie false o strumentali, superficialità. Per questo, lunga vita alle agenzie di stampa e, ovviamente, a Radiocor. Certo, come facciamo da tempo e come continueremo a fare con energia non esaurita, occorre attenzione ai tempi e alle nuove forme di comunicazione. La necessità è di cambiare a ogni stagione mantenendo rigore, professionalità, impegno al servizio dei lettori. È chiaro che occorre dare impulso alla fornitura di servizi multimediali da affiancare ai lanci tradizionali: testi scritti da mettere in rete (compresi i comunicati stampa, indubbiamente utili come documentazione dei fatti), fotografie, video. L’innovazione tecnologica e gli investimenti che il Gruppo 24 ORE ha ricominciato a fare, dopo gli anni della grande crisi, aiutano e aiuteranno.
Punto di forza la multimedialità, che permette sinergie decisive con il quotidiano “Il Sole 24 Ore”, con il sito ilsole24ore.com, con l’area professionale normativa, con Radio 24. Anche in questo caso un pezzo di strada importante è stato fatto. Ora si tratta di dare la spallata necessaria sperimentando sul campo forme nuove di collaborazione e lavoro comune perché, come sanno anche i paracarri e come nessuno dovrebbe far finta di non sapere, l’unione fa la forza. L’impegno rinnovato quotidianamente, e non solo la dichiarazione d’intenti, è di essere in prima fila nel cogliere le opportunità offerte dall’innovazione tecnologica senza perdere punti di vantaggio fondamentali dati dall’esperienza e dalla conoscenza. La bandiera di Radiocor, tenuta alta anche in anni difficili da giornalisti di valore, resterà un patrimonio dell’informazione finanziaria, e non solo finanziaria, italiana ma anche sempre più internazionale.
Il testo è tratto dal libro Radiocor. 70 anni in tempo reale edito da 24Ore Cultura
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