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Settore orafo, per l’export la Cina è più vicina

di Davide Dal Maso

2' di lettura

Con oltre 940 milioni di persone connesse, la Cina è il Paese più digitale al mondo e uno dei principali mercati per il settore orafo. Già nel periodo pre-covid uno studio di Bain&Co. stimava che la popolazione cinese raggiungerà la quota del 46% del consumo mondiale di beni di lusso entro il 2025. Il Paese del Dragone ha grandi potenzialità per il settore del gioiello: Tiffany ha venduto tramite un live-streaming jewelry show, ovvero una sorta di “televendita in diretta sui social”, una collana da 28,3 milioni di dollari. Tante aziende italiane sono ingolosite dall’idea di esportare in Cina, ma si sa che è un mercato lontano e complesso. Quali sono quattro cose da tenere in mente per la propria strategia di export?

1 Bandi: ce ne sono di dedicati alla internazionalizzazione, alla figura dell’export manager e alla digitalizzazione che, ad esempio, vi permettono di pagare un’agenzia che vi segue su questi aspetti fino al 100%. Un elemento che fa la differenza è avere un consulente o una figura interna che controlli cosa esce e che sia veloce nel fare domanda.

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2 Vendere online non è scontato. La propensione di acquisto e l'interesse verso il Made in Italy ci sono, ma se il vostro marchio non si trova in nessuna piattaforma social cinese sarà quasi impossibile vendere, in particolare se volete esportare una merce non economica. Anzi, il consumatore cinese, non trovando nulla nel “loro internet”, sospetterà anche della provenienza e del valore del prodotto.

3 Tracciare un piano di sviluppo: per riuscire ad avere una crescita dell’export in Cina è necessario lavorare sulla brand awareness anche offline, meglio se puntando a delle aree specifiche del Paese. Conferma questa modalità Gianluca Mirante, direttore Italia, Cipro, Grecia e Malta del Hong Kong Trade Development Council, che sottolinea: «La presenza di una rete offline è determinante, soprattutto se si parla di brand non ancora conosciuti in Cina, e serve considerare un approccio graduale implementando una strategia da attuare in uno spazio temporale non inferiore ai tre anni. Una novità rilevante che riguarda i brand italiani è il progetto della Gba (Greater Bay Area) che prevede l'integrazione di Hong Kong con la Provincia del Guangdong e Macao, e che garantirà un gran numero di buyer provenienti da una delle area più ricche dell'intera Cina».

4 Uno sguardo verso il futuro. Se anche la Cina non è un obiettivo del breve termine, questi sono due consigli: il primo è di proteggere il proprio brand là. Purtroppo ci sono diverse società cinesi che registrano i marchi che vedono interessanti in Europa, prima che lo facciano i legittimi proprietari, per poi costringerli a pagare somme ingenti per cederli. Il secondo consiglio è di tenere sempre uno sguardo verso la Cina, visto che là stanno sviluppando delle metodologie di marketing e di vendita che spesso vengono copiate dalle piattaforme social made in Usa e in generale dal mondo del business occidentale.

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