Shopping: in queste feste la parola d'ordine è “adottare”
Un alveare bio, un filare nel Chianti, un ulivo secolare. Il classico regalo gastronomico assume inediti risvolti sostenibili.
di Alexis Paparo
3' di lettura
Quanto conta l'impegno individuale in materia di sostenibilità? È uno dei punti su cui l'ambientalismo contemporaneo spesso discute e si interroga, e a cui la giornalista economica del The Atlantic Annie Lowrey aggiunge un interessante contributo. Le scelte di governi e grandi aziende sono determinanti e decisive, ma il “performative environmentalism” (ovvero le azioni individuali) ha più peso di quel che s'immagina. Perché se le scelte del singolo sono ininfluenti sul conto globale della CO2, possono innescare reazioni a catena di emulazione che diventano poi tendenze collettive, e più facilmente si traducono in leggi e regolamenti socialmente accettati e condivisi.
Così, anche lo shopping natalizio può diventare l'occasione per iniziare o portare avanti un percorso di sostenibilità a cerchi concentrici, che da dono individuale diventa conoscenza e sostegno a piccole nicchie di eccellenza gastronomica made in Italy, toccate da un anno difficile. Si può rivoluzionare il concetto del tradizionale cesto o regalo gourmet con l'idea “adotta un…”. Proposta da cooperative artigianali e da startup dell'agritech, la formula mette in rete i produttori di eccellenze del food italiano, creando un filo diretto con chi acquista grazie al percorso di adozione e monitoraggio online della lavorazione e alla spedizione a domicilio del prodotto finito. Può trattarsi di un filare di Nebbiolo da Barolo come di una capra da formaggio Montébore, presidio Slowfood e uno dei più rari al mondo. Chi vorrà, potrà anche essere coinvolto in prima persona, con visite all'azienda e alla propria adozione.
Con circa 94 euro si adotta per un anno l'arnia di uno dei 50 apicoltori italiani coinvolti nel progetto della startup 3Bee . Alla fine della stagione apistica, si ricevono cinque chili di miele, frutto del lavoro delle api adottate: produzioni di nicchia come quello di asfodelo in Sardegna, di santoreggia in Abruzzo, di coriandolo in Sicilia e in Calabria. Già dal momento della sottoscrizione si può monitorare da smartphone la vita del proprio alveare attraverso il sistema di sensori HiveTech ideato dalla startup, che tiene sotto controllo il benessere delle api. Pur essendo responsabili dell'impollinazione di oltre il 70 per cento della produzione agricola mondiale, in Europa una specie su dieci è a rischio estinzione (21 in Italia, su 151 native).
Il consorzio Made in Langhe & Roero declina il percorso di adozione su moltissime eccellenze del territorio, dai prodotti da orto bio che diventano conserve artigianali (85 euro) al filare di Nebbiolo da Barolo dell'azienda agricola Stra, trasformato in sei bottiglie e nell'opportunità di entrare in contatto con la materia prima e il produttore (160 euro).
Anche nel Chianti, la Fattoria Sant'Appiano propone l'iscrizione al suo Club per adottare un filare e seguire la nascita e maturazione del proprio vino. Le bottiglie saranno poi personalizzate con il nome dell'adottante, il numero di filare e il nome della vigna.
La storia del formaggio Montébore sembra risalire al X secolo. Inventato dai monaci dell'abbazia benedettina di Santa Maria di Vendersi, in Piemonte, rischiò di scomparire negli anni post boom economico, fino a quando, nel 1999, Maurizio Fava, poi promotore del Presidio Slow Food, contattò l'ultima depositaria della tecnica per produrlo e ne rilanciò la produzione. Adottare una pecora da Montébore, che vivrà libera nei pascoli appenninici della Cooperativa Vallenostra, in provincia di Alessandria, significa riservarsi o regalare parte di una produzione gastronomica che ha attraversato i secoli e continuare a tenerla in vita (85 euro).
La startup Biorfarm ha messo in rete tantissimi piccoli produttori italiani e permette di selezionare dal suo sito gli alberi che si vogliono adottare, per ricevere i prodotti in 24/48 ore dalla raccolta. Così si può comporre il proprio frutteto bio e digitale, dove gli olivi secolari del Frantoio Converso, nella Piana di Sibari (10 litri, 130 euro), convivono con i mirtilli della Valtellina e le albicocche della Piana del Sele, in provincia di Eboli.
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