Sì del Cdm al Def: consumi 2020 -7,2%, investimenti a picco
Approvato uno scostamento di bilancio pari a 55 miliardi di euro con lo sforamento del deficit al 10,4% del Pil. «È una delle più grandi manovre di sempre necessaria per realizzare la cura shock che serve», così il sottosegretario Fraccaro
di Nicola Barone
4' di lettura
Dopo quasi tre ore di riunione è arrivato dal Consiglio dei ministri il sì al Def. Approvata anche la relazione alle Camere per chiedere l'autorizzazione allo scostamento di bilancio, pari a 55 miliardi di euro con lo sforamento del deficit al 10,4% del Pil. È «una delle più grandi manovre di sempre, necessaria per realizzare la cura shock che serve ad affrontare questa fase di difficoltà che il Paese sta attraversando» ha commentato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro.
Nel 2020 Pil -8%, deficit 10,4%,debito 155,7%
È composto di cifre da scena post bellica il nuovo quadro macroeconomico disegnato dall’esecutivo nel Documento di economia e finanza. «Il Pil è previsto in diminuzione nel 2020 dell'8% e in ripresa nel 2021 del 4,7%. Considerando la nuova richiesta di autorizzazione all'indebitamento approvata oggi, quanto già autorizzato con la precedente e la relativa
integrazione, nonché gli effetti sui saldi di finanza pubblica del deterioramento dello scenario macroeconomico, il nuovo livello” di deficit ««è fissato al 10,4% del PIL nel 2020 e al 5,7% nel 2021» si legge nel comunicato del Cdm sul Def. Il debito pubblico «si attesta al 155,7% del PIL nel 2020 e al 152,7% del PIL nel 2021».
Priorità rilancio investimenti e riforma fisco
I principi generali della strategia di rientro del rapporto debito/Pil saranno, oltre al conseguimento di un adeguato surplus di bilancio primario: il rilancio degli investimenti, pubblici e privati, grazie anche
alla semplificazione delle procedure amministrative; il contrasto all'evasione fiscale; la riforma del sistema fiscale, improntata alla semplificazione, all'equità e alla tutela ambientale; la revisione e la riqualificazione della spesa pubblica».
Covid-19 “cigno nero” dell’economia, senza Pil a +0,6%
«Se non si fosse materializzato il cigno nero della crisi epidemica, l'economia italiana avrebbe potuto registrare un ritmo di crescita in graduale miglioramento nell'anno in corso. Tale ripresa avrebbe condotto ad una modesta espansione nel primo trimestre dell'anno, rendendo raggiungibile la previsione di crescita annua dello 0,6 per cento formulata nella Nadef di settembre 2019», si legge nel documenti sottoposto ai ministri.
A marzo calo peggiore, terzo trimestre rimbalzo Pil 9,6%
Secondo tutte le previsioni il virus avrà conseguenze durature sull'economia che non si esauriranno prima del primo trimestre del prossimo anno. Fino ad allora avanti a marce forzate con il distanziamento sociale e i protocolli di sicurezza per evitare il riaccendersi di nuovi focolai che non avrebbero altro effetto che il peggioramento di un quadro già pesantemente compromesso. «I dati sulla produzione e i consumi di elettricità, i trasporti e la fatturazione elettronica testimoniano di un calo senza precedenti dell'attività economica», si legge nella bozza del Def. Nelle stime «il mese di marzo registrerebbe il più forte calo congiunturale, seguito da un'ulteriore contrazione in aprile tenuto conto della decisione di mantenere in vigore le misure di contrasto all'epidemia adottate nella seconda metà di marzo. A ciò seguirebbe un parziale recupero del Pil in maggio e giugno, consentito dal graduale rilassamento delle misure di controllo attualmente in vigore».
Redditi giù del 5,7%, ripresa nel 2021
Nel 2020 i redditi dei lavoratori dipendenti in Italia diminuiranno del 5,7%, anche per il ricorso massiccio alla cassa integrazione, ma la riduzione sarà comunque più contenuta di quella della spesa delle famiglie, la cui propensione al risparmio aumenterà superando il 13% su base annua. Considerando i contenuti del Def. I redditi dovrebbero tornare a crescere nel 2021, con un aumento del 4,6%.
Consumi 2020 -7,2%, investimenti a picco
L’emergenza Covid-19 peserà sui consumi e soprattutto sugli investimenti, che caleranno di una percentuale a due cifre. Secondo le previsioni i consumi dovrebbero registrare quest'anno un calo del 7,2% e gli investimenti fissi lordi del 12,3%. Le esportazioni sono previste crollare del 14,4% e le importazioni del 13,5%. Si tratta in questo caso di andamenti analoghi a quelli riscontrati in occasione della precedente crisi globale del 2008-2009.
Tasso di disoccupazione a 11,6% nel 2020
Il tasso di disoccupazione peggiorerà nel 2020 all'11,6% ed è stimato all'11% nel 2021. Quest’anno il mercato del lavoro subirà una contrazione più contenuta di quella dell'economia reale e di poco superiore al 2% grazie agli ammortizzatori sociali; invece sarà maggiore la contrazione dell'occupazione espressa in unità di lavoro e per ore lavorate. La crisi, secondo il documento, colpirà inevitabilmente alcune tipologie di lavoro, in particolare stagionali e dipendenti a termine, mentre sarebbero meno colpiti i dipendenti fissi. Il lavoro agile aiuterà la tenuta dei livelli occupazionali.
Presto nuovo decreto, deroghe su appalti-edilizia
In arrivo un nuovo decreto con un pacchetto di misure per una «drastica semplificazione» in settori «cruciali per il rilancio degli investimenti che interesserà appalti, edilizia, commercio e controlli. È l'emergenza Covid-19 a imporre «di accelerare il processo di digitalizzazione e, in alcuni casi, di adottare misure di deroga, eccezionali o comunque temporanee, nel rispetto dei principi generali».
L’andamento nei prossimi mesi
La prospettiva è dunque di un rimbalzo nel secondo semestre dell'anno, con l'epidemia sotto controllo e la ripartenza graduale di tutte le attività. Naturalmente superata la fase più dura dell’emergenza il contesto sarà rivisto, ma Palazzo Chigi nel frattempo lavora a misure per attenuare i danni economici del virus. Semplificazioni e riforma delle tasse figurano tra le riforme strutturali che contribuiranno a mantenere la credibilità sui mercati e a riportare in dieci anni il debito sulla media europea.
Nel 2020-21 privatizzazioni per oltre 3 miliardi
Il processo di privatizzazione per contenere il debito pubblico non si ferma con l’emergenza coronavirus. Nella versione originaria di entrata del Def il governo indica un target di oltre tre miliardi l'anno sia per il 2020 sia per il 2021 (lo 0,2% del Pil) da «privatizzazioni e altri proventi finanziari». Nell'ultima nota di aggiornamento dell'inverno scorso si prevedevano per quest'anno e il prossimo le stesse percentuali, comprensive però dei dividendi straordinari delle partecipazioni pubbliche.
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