ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùL’intervista

«Si torna in Italia soltanto se è possibile continuare a fare ricerca di alto livello»

di Vera Viola

2' di lettura

Ricerca a Cambridge dopo la laurea in biotecnologie farmaceutiche a Napoli e poi master a Milano in farmacia e farmacologia oncologica e dottorato di ricerca nella università di Torino. Mariangela Russo, è un “cervello di ritorno”: dal 2011 infatti è tornata in Italia e a Torino porta avanti le sue ricerche.

Di cosa si occupava in Inghilterra? 

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Avevo già svolto una buona parte del mio dottorato a Torino occupandomi di sistemi complessi applicati alla biologia post genomica, cioè studiavo il genoma allo scopo di individuare le cure più mirate contro il cancro. Il dottorato era finanziato con una borsa di studio dell’università in partnership con la Horizon Discovery: azienda inglese che allora
era una startup oggi è una Spa quotata in borsa.

Che ricordo ne ha?

Molto positivo, un pò pionieristico. Sono stata la prima dipendente della società.

Ma lei è rientrata in Italia.

Sognavo di fare altre esperienze di lavoro all’estero, ma allo
stesso tempo ero altrettanto
certa che fuori dall’Italia non mi sarei sentita mai a casa. Voglio precisare: ero disposta a rientrare solo alla condizione di poter continuare a fare ricerca
scientifica ad alto livello. E penso che sia così per tutti.

L’hanno coinvinta le agevolazioni per il rientro dei cervelli? 

Non ne ho beneficiato perchè non ne ho avuto bisogno. Ho ricevuto un’offerta molto interessante che comprendeva anche una borsa di studio. Sono infatti Post-doc nel laboratorio torinese del professore Alberto Bardelli, da quest’anno anche direttore scientifico dell’Ifom di Milano, istituto dell’Airc. In pratica, porto avanti ricerche nel campo del tumore al colon retto e la domanda scientifica che ci poniamo è la seguente: «perchè le terapie non producono sempre il medesimo effetto?». La ricerca per ora è culminata in un paper su Science e in una pubblicazione di quest’anno sulla Rivista Nature Genetics. Un lavoro fatto in collaborazione tra università di Torino e istituto dei tumori di Candiolo oltre che con fisici dell’Ifom di Milano guidati dal professore Marco Cosentino Lagomarsino.

Rimpianti?

Ho 40 anni e faccio un lavoro che mi appassiona. Sono ricercatrice con contratto di lavoro a tempo determinato. Penso che se fossi rimasta all’estero, alla mia età, avrei goduto di una condizione lavorativa più stabile e avrei guadagnato di più. Ma il team con cui lavoro mi ripaga.

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