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Siamo tornati al punto di partenza sul fronte dell’accoglienza agli immigrati

Non appena l'Italia cerca di far sentire le proprie ragioni agli alleati del Vecchio Continente, ecco arrivare un mare di strali di chi, all'atto pratico, è sempre pronto a voltarci le spalle

di Giancarlo Mazzuca

(IMAGOECONOMICA)

2' di lettura

Una settimana fa, dopo il primo incontro del premier Meloni con Ursula von der Leyen, ci eravamo un po' illusi: sì, con i “cugini” Ue avremmo potuto andare d'amore e d'accordo. C'eravamo sbagliati ancora una volta perché, a distanza di pochissimi giorni, ci siamo ritrovati ai ferri con la Francia che prima sembrava chiudere un occhio sull'annoso problema degli immigrati mentre, il giorno dopo, ci ha chiuso invece la porta in faccia. I fatti sono noti perché, in questi giorni, i mass media non hanno parlato d'altro, tra accuse e controaccuse dopo l'iniziale apertura del presidente Macron, che ci riporta indietro nel tempo: agli anni più neri dei nostri rapporti con Parigi. Una grande “querelle” che, almeno all'inizio, ha visto Bruxelles alla finestra anche se adesso sta cercando di correre ai ripari con la convocazione di un vertice europeo, l'ennesimo, sull'argomento (ma già oggi ci sarà un primo incontro).

Tutto è cominciato martedì scorso con l'annuncio che la Francia avrebbe accolto i passeggeri della nave Ong, la “Ocean Viking”, dopo il colloquio che Meloni ed il “numero uno” dell'Eliseo avevano avuto al summit Cop27 di Sharm el Sheikh. Ma, poche ore dopo, ecco arrivare una decisa presa di posizione transalpina, con l'annuncio di immediate ritorsioni, che ci ha fatto ripiombare in quel clima di “tutti contro tutti” a livello europeo che pensavamo fosse stato definitivamente archiviato.

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Siamo alle solite: non appena l'Italia cerca di far sentire in qualche modo le proprie ragioni agli alleati del Vecchio Continente (è successo anche nel 2018 con Salvini ministro degli Interni e con Matteo Piantedosi capo di gabinetto al Viminale del leader leghista), ecco arrivare puntualmente un mare di strali di chi forse un po' troppo frettolosamente viene definito un nostro partner ma che, all'atto pratico, è sempre pronto a voltarci le spalle. Siamo così tornati al punto di partenza sul fronte dell'accoglienza agli immigrati. E, a constatare come la situazione sia precipitata, mi viene nuovamente in mente quella famosa frase dello scrittore danese Soren Kierkegaard che raccontava la storia di quel piroscafo costretto a navigare senza bussola perché al timone della nave c'era il cuoco di bordo che al microfono recitava il menù del giorno anziché il comandante che avrebbe dovuto indicare la rotta giusta. Mai come in questo periodo sembra proprio che anche l'Europa sia pilotata da qualche cuoco di bordo: quando i “partner”, o presunti tali, hanno interessi divergenti affondano puntualmente tutti i grandi discorsi sull'integrazione comunitaria e sulla necessità di avere una rotta unica. In altre parole, continuano a prevalere gli interessi di parte e gli egoismi nazionali. Mi chiedo: è questa l'Unione che avevano sognato i nostri “padri”, da De Gasperi a Schuman, da Adenauer ad Altiero Spinelli?

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