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Siccità, nel Paese è crisi idrica e ci sono 7,8 miliardi bloccati dalla burocrazia

Cabina di regia interministeriale, decreto legge con semplificazioni e deroghe e commissario dai poteri esecutivi: le tre mosse anti crisi del governo

di Manuela Perrone

Un supercommissario e semplificazioni contro la siccita'

3' di lettura

Una cabina di regia interministeriale chiamata a definire un piano acqua straordinario d’intesa con Regioni ed enti territoriali. Un decreto legge con semplificazioni e deroghe per accelerare i lavori essenziali. E un commissario «con poteri esecutivi» per eseguire celermente quanto viene pianificato. È un programma in tre mosse quello che il Governo italiano guidato da Giorgia Meloni è pronto a mettere in campo contro la siccità. Una piaga che sta mettendo a dura prova la filiera agroalimentare e l’idroelettrico.

Sono 300mila le aziende che insistono nelle aree più colpite, secondo Coldiretti, che ha lanciato l’allarme: il 2023 è finora stato l'anno più caldo di sempre. I dati del Cnr rilevano come a gennaio e febbraio si sia registrata una temperatura di 1,44 gradi più alta rispetto alla media storica dei primi due mesi. Il Nord Italia continua a soffrire, con precipitazioni al di sotto della media nel primo bimestre dell’anno, dopo il 30% di pioggia in meno registrato nel 2022. E con il Po in affanno e i grandi laghi che hanno percentuali di riempimento dal 19% del lago di Como al 36% del lago di Garda, fino al 40% di quello Maggiore.

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In Veneto, a fine febbraio, gli invasi sui due bacini principali (Adige e Piave) presentavano un deficit del 33 e del 59%. Il presidente della Regione, Luca Zaia, è corso ai ripari, firmando un’ordinanza operativa dalla notte di martedì scorso che invita i cittadini a evitare sprechi d’acqua e i concessionari a predisporre piani d’emergenza per l’approvvigionamento.

È il tentativo di evitare i temuti razionamenti. Un obiettivo che si pone anche il Governo. «Sulla crisi idrica stiamo attivando una cabina di regia per prevenire il fenomeno prima che deflagri», ha detto ieri la stessa Meloni al Question Time alla Camera. Al lavoro sul dossier, oltre a Palazzo Chigi, ci sono tanti ministeri. In prima linea quello delle Infrastrutture, con il titolare e vicepremier Matteo Salvini che aspira a coordinare il tavolo e che ha annunciato€ intanto sette decreti che finanziano le Autorità di distretto con 19,8 milioni destinati a 21 interventi per nuove dighe o nuovi utilizzi e per opere a protezione del cuneo salino alla foce del Po. Direttamente coinvolti sono inoltre Ambiente e Sicurezza energetica, Agricoltura, Protezione civile, Affari europei e Pnrr, Affari regionali. Una polifonia che rispecchia la trasversalità del tema, al punto che l’Anbi, l’associazione nazionale bonifiche e irrigazioni, propone un ministero dell’Acqua, come in Spagna.

Il fabbisogno stimato dall’Esecutivo per aggredire il problema ammonta a 7,8 miliardi. Una somma che, come sottolineato dal ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, è già disponibile, tra Pnrr e altri fondi Ue e nazionali, ma «è bloccata dalla burocrazia». Prova ne sia che dei 4 miliardi dedicati nel Pnrr ne sono stati impegnati solo 300 milioni e che degli 1,2 miliardi della programmazione europea 2014-2020 ne sono stati utilizzati solo 200 milioni. Ecco perché accanto al turbo sulle opere - a partire dagli invasi per raccogliere l’acqua piovana (oggi solo l'11% è messo a sistema per usi agricoli e irrigui) e dalla riduzione delle perdite (la dispersione arriva fino al 50%) - serve rafforzare la capacità di spesa. E semplificare. Sarà questo il compito del decreto legge in gestazione, che approderà a breve in Consiglio dei ministri. Insieme a un’altra scelta che deve mettere d’accordo ministri e partiti della maggioranza: quella del nome del commissario.

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