Siccità, via libera Cdm a stato emergenza per 5 Regioni, slitta decreto per commissario straordinario
Via libera alle richieste di Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte e Veneto
di Andrea Carli
I punti chiave
3' di lettura
L’emergenza siccità preme. Allo stato attuale, si delinea da parte del Governo un’operazione in due tappe. È durata una manciata di minuti il Consiglio dei ministri a Palazzo Chigi. La riunione ha deliberato la dichiarazione dello stato di emergenza «in relazione alla situazione di deficit idrico in atto nei territori delle Regioni e delle Province autonome ricadenti nei bacini distrettuali del Po e delle Alpi orientali, nonché per le peculiari condizioni ed esigenze rilevate nel territorio delle regioni Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte e Veneto. Presente alla riunione il premier Mario Draghi, di ritorno da Canazei, dove ha visitato la centrale operativa che sta coordinando le operazioni di soccorso e di ricerca sulla Marmolada, dopo la tragedia scaturita dal crollo di un seracco. Le amministrazioni regionali chiedono primi sostegni e ristori per gli agricoltori alle prese una drammatica assenza di piogge.
Il riparto dei fondi
Lo stato di emergenza è volto a fronteggiare con mezzi e poteri straordinari la situazione in atto, con interventi di soccorso e assistenza alla popolazione interessata, e al ripristino della funzionalità dei servizi pubblici e delle infrastrutture di reti strategiche. Per far fronte ai primi interventi sono stati stanziati 36.500.000 euro a carico del Fondo per le emergenze nazionali, così ripartiti: 10.900.000 euro all’Emilia-Romagna; 4.200.000 euro al Friuli Venezia Giulia; 9.000.000 euro alla Lombardia; 7.600.000 euro al Piemonte; 4.800.000 euro al Veneto. All’esito di ulteriori approfondimenti potranno essere adottate ulteriori deliberazioni per il completamento delle attività o per l’avvio di nuovi e diversi interventi.
Il dossier della nomina del Commissario straordinario
Oltre al via libera al nuovo provvedimento sul tavolo della prossima riunione del Consiglio dei ministri, ci sarà la nomina del Commissario straordinario che sarà chiamato a coordinare gli interventi strutturali previsti dal decreto. In queste ore si cercano le risorse per le coperture. Nella bozza del decreto circolato nei giorni scorsi se ne individuano «venti prioritari» da realizzare «entro e non oltre» il 2024 per mitigare i danni. Il Commissario straordinario, che si avvarrà di una struttura composta da 30 unità, potrà contare dello strumento dell’ordinanza in deroga per realizzare con maggiore celerità gli interventi di ammodernamento volti alla riduzione delle perdite d’acqua. Verificherà inoltre l’adozione da parte delle Regioni delle misure per razionalizzare i consumi ed eliminare gli sprechi della risorsa idrica. E segnalerà le inadempienze dei gestori.
Da governo 1,4 miliardi per acquedotti colabrodo
Il tema della carenza infrastrutturale, con acquedotti colabrodo, sono da tempo all’ordine del giorno del governo che ha messo per ora sul tavolo 1,38 miliardi di risorse per ridurre le perdite di acqua nelle reti di distribuzione, con una particolare attenzione al Mezzogiorno. Si tratta di progetti avviati in sinergia dal Mims e dal Ministero per il Sud che prevedono interventi a valere sul Pnrr per 900 milioni e sul programma React Eu per 482 milioni. Risorse che vanno ad aggiungersi agli altri stanziamenti del Pnrr e a quelli definiti con la Legge di Bilancio (400 milioni) e all’anticipazione del Fondi Sviluppo e Coesione 2021-2027 (442 milioni). Palazzo Chigi ha, inoltre, stanziato circa 2,7 miliardi di euro per la riqualificazione e il rafforzamento delle infrastrutture idriche nazionali.
Per accelerare sul cronoprogramma degli interventi, l’esecutivo ha disposto anche, nel 2021, la riforma per semplificare la normativa e rafforzare la governance per la realizzazione di investimenti nelle infrastrutture idriche, originariamente prevista dal Pnrr per il 2022.
Gli effetti sull’agricoltura
Come era prevedibile il quadro sta peggiorando anche dal punto di vista dei raccolti. La Coldiretti stima in 30% le perdite provocate dalla siccità nel raccolto di riso. In particolare «ci sono aree fra le province di Novara, Vercelli e parte di quella di Pavia, dove il rischio concreto è di perdere anche il 40% della produzione in seguito alla mancanza di acqua» e «diversi agricoltori si sono trovati nella drammatica situazione di dover scegliere chi far sopravvivere con le irrigazioni: una risaia piuttosto che un’altra, un campo di mais o uno di Carnaroli o Arborio», ha spiegato l’organizzazione degli imprenditori agricoli. Insomma, la terra ha sete. E il tempo per intervenire stringe.
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