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Sicurezza alimentare, in Italia allarmi cresciuti del 31% nell’ultimo anno

Cresce la domanda di prodotti low cost spesso importati: con loro aumentano i rischi dovuti a residui chimici, micotossine, metalli pesanti, inquinanti

di G.d.O.

(IMAGOECONOMICA)

3' di lettura

Sotto la pressione dell'inflazione, che erode il potere d'acquisto delle famiglie, cresce la domanda di prodotti low cost spesso importati e con loro aumenta l'insicurezza alimentare. L'unica risposta in grado di offrire garanzie è un deciso salto di qualità nella reciprocità delle regole sanitarie definite negli accordi internazionali. È il monito lanciato dalla Coldiretti in occasione della giornata conclusiva del XX Forum internazionale dell'agricoltura e dell'alimentazione a Roma che ha rilanciato i dati del Rapporto annuale della Commissione europea sul Sistema di allerta rapido Ue (Rasff) 2022.

389 notifiche di allarme

Lo studio registra gli allarmi per rischi alimentari dovuti a residui chimici, micotossine, metalli pesanti, inquinanti microbiologici, diossine o additivi e coloranti e ha evidenziato come gli allarmi alimentari registrati in Italia negli ultimi dodici mesi hanno portato a 389 notifiche, più di una al giorno, con un incremento rispetto all'anno precedente del 31%.

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I cibi più pericolosi

«Sulla base di queste informazioni la Coldiretti ha redatto anche una black list dei cibi più pericolosi sugli scaffali. Secondo i dati del Rapporto Rassf – spiegano alla Coldiretti – ai primi posti c'è la carne di pollo low cost proveniente dalla Polonia, agrumi e peperoni della Turchia, pepe nero brasiliano, semi di sesamo dall'India ma anche le arance provenienti dall'Egitto.

Con riferimento alle provenienze in testa alla classifica delle segnalazioni c'è la Turchia con una quota del 13% sul totale a seguire India e Polonia cui è imputata una quota dell'8% delle notifiche per ciascuno. Ma preoccupazioni – continua la Coldiretti – vengono anche dalla Cina i cui prodotti alimentari esportati sono quelli che registrano la maggiore presenza di prodotti di sostanze non autorizzate: dalla plastica al bambù.

A questo proposito la Commissione Ue ha lanciato una specifica iniziativa di monitoraggio per individuare materiali non autorizzati a contatto con gli alimenti e che possono trasferire sostanze indesiderate al cibo».

Carni dalla Polonia raddoppiate

Un'emergenza che non riguarda solo i paesi in via di sviluppo ma che per effetto della globalizzazione e della competizione al ribasso sui prezzi (rafforzata in uno scenario di forte inflazione) si estende anche ai paesi più ricchi. Basti pensare che le importazioni di carne di pollo dalla Polonia, una delle categorie merceologiche messe nel mirino, ad agosto scorso hanno toccato quota 15mila tonnellate, un volume che raddoppiato (+126%) rispetto all'anno precedente.

«In assoluto il maggior numero di alert – hanno proseguito alla Coldiretti – è stato registrato per i prodotti ortofrutticoli e a seguire gli ingredienti utilizzati dall'industria alimentare come i semi di sesamo».

Richiesta di leggi severe

Nella black list dei prodotti e dei Paesi sotto osservazione entra anche l'Egitto con arance che hanno evidenziato residui di pesticidi (Chlorpyrifos) non autorizzati in Europa o come le arachidi Usa che hanno riportato un elevato contenuto di aflatossine. «Secondo l'analisi effettuata da Coldiretti e Censis – ha commentato il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini – l'88% degli italiani vuole il divieto di ingresso nei mercati nazionali dei prodotti provenienti da paesi privi di regole sociali, di sicurezza e sanitarie analoghe a quelle italiane e della Ue. Secondo la stragrande maggioranza dei cittadini è inutile imporre alle imprese italiane leggi sempre più severe se poi si consente ad imprese spregiudicate o a interi settori produttivi di altri paesi senza legislazioni analoghe di invadere il mercato italiano con prezzi stracciati, con produzioni realizzate senza rispetto dei criteri di sostenibilità ambientale e sociale.

Occorre garantire – ha concluso Prandini - che le importazioni da Paesi Terzi rispettino gli stessi standard sociali, sanitari e ambientali delle produzioni italiane ed europee. È fondamentale che l'Ue assicuri il principio di reciprocità nei rapporti commerciali a partire dal trattato Ue-Mercosur, che rischia di aprire le porte a prodotti che utilizzano più di 200 pesticidi non autorizzati da noi e ad aumentare la deforestazione e l'inquinamento, mettendo in ginocchio le imprese agricole europee».

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