ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùIl decreto in Cdm

Via libera al decreto sicurezza, arriva il codice di condotta per le Ong: sanzioni fino a 50mila euro. Slittano le norme contro baby gang e femminicidi

No ai soccorsi multipli: dopo ogni salvataggio le navi dovranno chiedere immediatamente l’assegnazione del porto di sbarco e raggiungerlo

di Manuela Perrone

(ANSA)

3' di lettura

Una stretta per regolamentare l’attività delle Ong impegnate nella ricerca e nel soccorso dei migranti nel Mediterraneo. È stato approvato al Consiglio dei ministri di mercoledì 28 dicembre il primo decreto sicurezza del governo Meloni (annunciato al punto 6 del programma elettorale del centrodestra), il cui perimetro è stato oggetto di valutazione fino all’ultimo momento: certe le norme sull’immigrazione, mentre sono state rinviate a un successivo provvedimento quelle contro i femminicidi e la violenza contro le donne e contro il fenomeno criminale delle baby gang.

Il pacchetto sull’immigrazione

La bozza di decreto è stata oggetto nel pomeriggio del 27 dicembre di una riunione tra i tecnici di Palazzo Chigi e gli uffici legislativi di sei ministeri: Interno, Giustizia, Lavoro, Infrastrutture, Esteri e Difesa. L’esecutivo punta a varare alcune semplificazioni per le richieste d’asilo e il rilascio dei nulla osta al lavoro per chi entra in Italia attraverso il decreto flussi, ma soprattutto ad approvare un «codice di condotta» per regolare l’attività di soccorso in mare da parte delle Ong, come anticipato nelle scorse settimane dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, e dalla stessa premier Giorgia Meloni.

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Le attività di soccorso «conformi» al diritto internazionale

In particolare, nel decreto vengono indicate le condizioni in presenza delle quali le attività svolte dalle navi umanitarie saranno ritenute conformi alle convenzioni internazionali e alle norme nazionali: si tratta delle operazioni di soccorso immediatamente comunicate al centro di coordinamento competente per il soccorso marittimo e allo Stato di bandiera ed effettuate nel rispetto delle indicazioni della competente autorità per la ricerca e soccorso in mare.

Limitati i soccorsi multipli

I margini sono stretti. La nave che effettua in via sistematica attività di ricerca e soccorso in mare deve operare in conformità ad autorizzazioni o abilitazioni rilasciate dalle competenti autorità e deve possedere i requisiti di idoneità tecnico-nautica. Devono essere avviate tempestivamente iniziative per acquisire la manifestazione della volontà di richiedere la protezione internazionale. Appena effettuato il soccorso deve essere richiesta l'assegnazione del porto di sbarco, con l’obiettivo di arginare i soccorsi multipli e le navi ferme per giorni in area Sar. Il porto deve essere raggiunto senza ritardi.

Sanzioni solo amministrative, fino alla confisca della nave

Con il provvedimento si introduce un regime sanzionatorio esclusivamente di natura amministrativa, al posto del sistema vigente di natura penale: si prevedono sanzioni di carattere pecuniario fino a 50mila euro, una particolare ipotesi di fermo amministrativo della nave, nonché, nei casi più gravi, il sequestro e la confisca dell’imbarcazione.

Nuovi porti di sbarco per «diversificare»

Negli ultimi tempi ha suscitato polemiche l’indicazione alle navi delle Ong di porti di sbarco diversi da quelli usuali in Calabria e in Sicilia. È successo alla Rise Above 2, a cui è stato assegnato Gioia Tauro e alla Sea-Eye 4 mandata a Livorno, come accaduto poi alla Life Support. Per il Viminale, tutto nasce dall’esigenza di alleggerire le regioni «martoriate dal flusso continuo di migranti irregolari, con strutture sotto stress» e di «diversificare i punti di sbarco». Per i critici, la strategia sarebbe invece quella di allontanare le navi umanitarie dall’area di ricerca e soccorso per limitare i salvataggi.

Stalking e violenza, si amplia la possibilità di ammonimento

Immigrazione a parte, l’esecutivo ha pronto un giro di vite contro la violenza sulle donne, tema sul quale il 25 novembre scorso, in occasione della Giornata mondiale, Meloni aveva promesso l’impegno del governo lungo tre linee d’azione: prevenzione, protezione e certezza della pena. Si comincerà proprio dalla prevenzione, con l’ampliamento dei casi nei quali i questori possono emettere un provvedimento di ammonimento e con l’inasprimento delle pene per chi, già ammonito, viola le disposizioni. Sia le forze dell’ordine sia gli ospedali avranno il dovere di informare le donne sui centri antiviolenza su territorio. E, dopo una prima sentenza di condanna, le vittime potranno contare su una provvisionale, alla stregua di un ristoro anticipato.

Baby gang, Daspo urbano anche per gli over 14

L’interlocuzione con la Giustizia è essenziale anche per mettere a punto le misure contro le baby gang. Nei casi più gravi si studia l’estensione della possibilità del Daspo urbano, ossia l’interdizione dai locali pubblici e dai luoghi della movida, anche ai minorenni con più di 14 anni. Si valuta anche il divieto di telefonini e altri dispositivi come misura di contrasto al cyberbullismo.

Salvini: «Nel 2023 daremo le risposte che mancano»

Il Dl è stato “benedetto” dal vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, firmatario dei due decreti sicurezza del Governo Conte 1, poi sostanzialmente modificati e “svuotati”. «Il ministro dell'Interno - ha detto Salvini alla vigilia del Cdm - sta lavorando a un decreto complessivo sul tema sicurezza: dalle baby gang ai femminicidi, al traffico di clandestini. Conto che nel 2023 daremo le risposte che da qualche anno mancano».

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