Sicurezza e home office, idee per il lavoro che è cambiato
Fantoni: servono soluzioni integrate. Arper: arredi flessibili e polifunzionali
di Giovanna Mancini
2' di lettura
«Una volta» il tema principale da affrontare – per chi realizza arredi e soluzioni per uffici, università e ambienti pubblici – era il rumore e come ridurlo, garantendo privacy in contesti di crescente condivisione negli spazi. Oggi è la salute delle persone. «Una volta» era appena due mesi fa, prima che esplodesse anche in Italia il contagio da Covid-19, e ora le aziende del comparto si trovano a ripensare i prodotti e i sistemi proposti.
Nell’immediato i negozi e gli uffici aperti al pubblico hanno bisogno di divisori, soprattutto, ma anche colonnine per separare gli spazi e segnaletica per indicare alle persone i percorsi da seguire per assicurare il distanziamento sociale e la sicurezza. Ma sul lungo termine andranno fatti ragionamenti su come ripensare i luoghi di lavoro e gli spazi pubblici, perché il ritorno alla normalità sarà molto lento e in ogni caso la drammatica vicenda del Covid è destinata a lasciare un segno profondo, nel bene e nel male. L’accelerazione dei servizi e delle funzioni via web, ad esempio, è destinata a ridurre le occasioni di contatto e relazione che fino a due mesi fa erano naturali.
Le soluzioni che già si vedono in giro, come divisori in plexiglass per scrivanie o per le casse dei punti vendita, vanno bene per affrontare l’emergenza, ma «crediamo sia più giusto partire da una logica di progetto e su questo stiamo lavorando», spiega Paolo Fantoni, amministratore delegato del gruppo friulano Fantoni, specializzato in pannelli e soluzioni per l’ufficio. «Entro ottobre vorremmo portare sul mercato soluzioni complete capaci di rispondere alle nuove esigenze – spiega Fantoni –: ad esempio divisori integrati alle scrivanie per separare le postazioni, sale riunioni attrezzate per mantenere le distanze e fare collegamenti via Skype, Teams o Zoom, strumenti che tutti abbiamo imparato a conoscere e utilizzare in questi mesi». E poi soluzioni digitali per sostituire con tour virtuali le visite in azienda o negli showroom, che per lungo tempo saranno limitate.
«Il tempo di realizzazione di un prodotto nuovo ripensato è abbastanza lungo – osserva Armin Broger, amministratore delegato della veneta Arper -. Per questo nell’immediato, per rispondere alle richieste dei clienti, in collaborazione con alcuni studi di architettura nostri partner, stiamo riprogettando le configurazioni di alcuni nostri prodotti esistenti, per adattarli alle necessità del momento, ad esempio ottimizzando le sale conferenze o gli uffici secondo una logica di distanziamento. Nei prossimi mesi penseremo anche nuovi prodotti, ma ora è difficile capire quali saranno le esigenze».
Una delle sfide più complesse è quella dei trasporti: Arper sta completando proprio in queste settimane la fornitura di sedute per un grande aeroporto internazionale, secondo un sistema modulare che garantirà maggiore isolamento e privacy rispetto alle tradizionali sedili che si trovano davanti ai gate. E poi c’è il tema dell’Home Office, anche questo proposto con urgenza dalla pandemia: «Occorre immaginare salotti che possano trasformarsi in studio, camera da letto e cucina – osserva Broger –. Arper lavora da sempre sull’idea di mobili flessibili e multifunzionali».
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