Silenzio, natura e dettagli sofisticati: l’ospitalità secondo Borgo Santo Pietro
Alberghi raccontati per voi: nella campagna senese la formula di un resort a vocazione agricola con servizi da hotel di lusso, fra le erbe del giardino con cui si producono cosmetici e il ristorante stellato intorno a una quercia secolare
di Sara Magro
2' di lettura
Da qualche anno è nata in Italia una nuova tipologia di alberghi di lusso che non prevede stucchi e personale in livrea, bensì scenari rurali con aziende agricole virtuose; dove il vero lusso è poter stare all'aperto, a contatto con la natura e con la terra, osservare il lavoro nei campi, assaggiarne il raccolto in piatti raffinati, dormire nel silenzio assoluto, guardare la Via Lattea nel buio più totale.
Emblematico di questo nuovo stile è Borgo Santo Pietro, a Chiusdino, tra le colline Metallifere delle terre di Siena, a meno di un chilometro dall'abbazia di San Galgano, famosa per la leggendaria “spada nella roccia”. Quando Jeanette e Claus Thottrup hanno comprato la tenuta c'era solo qualche rudere. Pian piano il progetto ha preso forma, e dall'idea originale di una casa di campagna per la famiglia sono passati a realizzare un resort. Hanno costruito il corpo centrale con qualche camera, il ristorante, i salotti, la piscina dai colori maldiviani. Poi hanno aggiunto le prime ville, con ingresso indipendente e giardino, grandi camere e bagni quasi delle stesse dimensioni. In un secondo momento sono arrivate le ville con la piscina privata.
Jeanette è la mente creativa dell'interior design nordico-toscano e della linea di prodotti di bellezza Seed to Skin, realizzati nel laboratorio del borgo con le piante officinali del giardino, in collaborazione con l'Università di Siena. Claus è il giudice più severo e orgoglioso dei suoi ristoranti, la trattoria costruita attorno a una quercia antica con vista sui vigneti, e lo stellato Saporium, dove, tra trompe-l'oeil e chandelier, si cerca sempre di perfezionare il menù, i piatti, gli ingredienti, quasi tutti a km zero e locali.
Lo chef Ariel Hegel è un trentenne con le idee molto chiare sulla cucina, ispirata a quella della mamma e della nonna ma elegante e minimalista, e una bella squadra di collaboratori, ciascuno con la sua specializzazione nei lievitati, nei dolci, nella coltivazione biologica. Nella tenuta ci sono orti, vigne, piante da frutto, le galline e i conigli, una famiglia di alpaca (in futuro potrebbero anche produrre lana pregiata) e un gregge di 300 pecore, il caseificio dei pecorini e il laboratorio per le fermentazioni. L'elenco sarebbe troppo lungo per raccontare tutto e toglierebbe il piacere della scoperta sul posto, da esplorare per ettari, passando da un giardino romantico al bosco selvatico con il fiume dove si può fare il bagno, dalla casa della fiorista che insegna a fare i bouquet all'atelier degli artisti ospiti con i quali si può prenotare una lezione di pittura. Borgo Santo Pietro è uno degli hotel più belli in Italia, con uno dei migliori servizi. Anche se i proprietari sono danesi, e il loro background scandinavo trapela piacevolmente in ogni angolo, nella loro tenuta agricola hanno saputo portare lo stile dell'ospitalità italiana allo stato dell'arte.
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