Silenziosa, rapida e rischiosa: come sarà la mobilità nel 2030 secondo Axa
dal nostro inviato Riccardo Barlaam
6' di lettura
ZURIGO - Sulle piste di atterraggio del museo dell'aviazione di Zurigo Axa ha effettuato una serie di crash test legati ai rischi nella mobilità del futuro nelle città. Appuntamento ormai annuale per il colosso assicurativo per sensibilizzare sui nuovi pericoli della sicurezza stradale nelle aree urbane dove c'è maggiore densità di popolazione e dove secondo le statistiche avviene il 60% degli incidenti. Per il mix micidiale di traffico di auto, camion, mezzi pubblici, bici, pedoni. Le compagnie assicurative si interrogano su come andrà evolvendo il comparto con i mutamenti delle abitudini di mobilità. E anche sui nuovi rischi potenziali in arrivo. Nell'ottica di comprendere le aree dove si può lavorare per migliorare la sicurezza stradale.
I droni nei cieli delle città
Nelle nostre città nei prossimi anni anche i droni verranno utilizzati dalle società di logistica per le consegne veloci di plichi postali o farmaci. Il primo crashtest dell'evento Axa è stato la simulazione di un incidente tra un'auto in corsa con un drone di 9 kg adibiti a trasporto merci che vola basso, veloce a 65 km/h e di cui si è perso il controllo. L'impatto laterale con l'automobile è violento. Il drone manda in frantumi il cristallo e colpisce alla testa il manichino ferendolo gravemente, con lesioni gravi, se non addirittura mortali. Anche i droni, almeno quelli utilizzati dalle società di consegne, andranno probabilmente assicurati. Le legislazioni sono ancora deboli sul tema. Sia in termini di formazioni e patentini per guidare i droni, sia in termini di sicurezza per i possibili danni causati a persone o cose. Al fine di evitare questo tipo di rischi gli esperti d'infortunistica di Axa chiedono che tutti i piloti di droni di peso uguale o superiore ai 500 g sostengano un esame teorico obbligatorio e che per i droni a partire dai 900 g di peso venga prescritto anche un corso pratico.
Tutti i droni di peso uguale o superiore ai 250 g dovrebbero inoltre essere registrati e debitamente contrassegnati, in modo che in caso d'incidente sia possibile risalire al proprietario. «Oggi in Svizzera chiunque lo desideri può pilotare un drone senza bisogno di un contrassegno o di un corso. Per le vittime d'incidenti, un vero malcostume. In via di principio, infatti, il pilota risponde degli eventuali danni arrecati a terzi e la sua assicurazione coprirebbe i costi del caso. Se però non è possibile identificare il responsabile dell'incidente, al danneggiato non rimane che pagare di tasca propria» Bettina Zahnd, responsabile Infortunistica e prevenzione di Axa. In Germania dall'ottobre del 2017 vige l'obbligo di contrassegno per i droni di peso pari o superiore ai 250 grammi. Sugli apparecchi deve pertanto essere apposta una targhetta con l'indirizzo del proprietario. Ove il drone abbia un peso pari o superiore ai 2 kg il proprietario deve dimostrare di possedere speciali conoscenze in materia di volo. A partire dai 5 kg di peso dell'apparecchio il pilota deve richiedere un permesso all'autorità aeronautica competente. I droni possono inoltre superare i 100 m d'altezza di volo solo previo permesso speciale delle autorità. È infine proibito sorvolare immobili residenziali, riserve naturali, assembramenti di persone e impianti industriali.
Le bici elettriche
Il secondo crashtest invece simulava lo scontro frontale tra una Cargo e-bike , le biciclette da trasporto con un cassone in legno davanti, molto usate in Danimarca e in Nord Europa per portare i bambini a scuola o per fare la spesa, con un'automobile. Anche qui, in caso di impatto accidentale, le conseguenze sono devastanti. E la parte più debole ovviamente sono i ciclisti. Il dummy che è sulla bici elettrica viene sbalzato sul vetro anteriore dell'auto e dopo ribaltato a terra. Peggio il destino degli ipotetici bambini seduti nel cassone della Cargo e-bike che dopo il frontale si capovolge e viene letteralmente distrutto nella parte anteriore. «Poiché le e-bike sono più veloci delle normali biciclette, sempre più spesso chi le guida si lancia in manovre di sorpasso. Soprattutto in città, tuttavia, manca lo spazio necessario», sottolinea Bettina Zahnd. La pericolosità di una manovra del genere è ben illustrata dal crash test: per il conducente dell'e-bike l'impatto può comportare lesioni gravi, se non addirittura mortali.
Mentre il traffico automobilistico si fa sempre più sicuro e il numero degli occupanti di auto rimasti feriti cala di anno in anno, gli incidenti con il coinvolgimento di mezzi a due ruote sono in continuo aumento.
Dai dati dell'Ustra emerge che dal 2013 a oggi in Svizzera il numero degli incidenti con danni a persone è aumentato del 13% nel caso delle biciclette e addirittura di oltre il 130% in quello delle e-bike. Non di rado gli incidenti con il coinvolgimento di mezzi a due ruote si concludono tra l'altro con gravi lesioni, poiché nella migliore delle ipotesi il ciclista è protetto solo da un casco. Se nel caso delle e-bike le vittime sono prevalentemente persone anziane, per quanto riguarda le biciclette si tratta più che altro di giovani.
Come emerso da un sondaggio condotto da Axa tra 1000 svizzeri, il 27% dei soggetti d'età compresa tra i 18 e i 34 anni si sposta in bicicletta quotidianamente o più volte a settimana – e questo soprattutto in città. «L'aumento di biciclette ed e-bike nelle città – spiega la dirigente di Axa - impone un ripensamento dell'infrastruttura. Per la città del futuro occorrono corsie ciclabili più larghe e possibilmente separate, che rendano possibili manovre di sorpasso tra mezzi a due ruote con livelli di velocità differenti». Un ulteriore rischio è costituito dalla velocità delle e-bike. Oltre il 50% dei conducenti di e-bike interpellati ha dichiarato che gli altri utenti della strada non sono in grado di valutare correttamente la loro velocità. «Gli automobilisti devono abituarsi al fatto che non tutte le biciclette sono uguali», sottolinea Bettina Zahnd. Data la crescente diffusione dell'e-bike sharing nelle città, è inoltre importante sensibilizzare in tal senso anche i conducenti delle e-bike, che talvolta hanno scarsa dimestichezza con questo mezzo. «Spesso sono gli stessi conducenti di e-bike a non rendersi conto della loro velocità. Raccomandiamo pertanto d'includere il tachimetro nella dotazione di serie delle e-bike, soprattutto se veloci» conclude l'esperta.
Il car sharing, attenti a chi guida
Un altro trend caratteristico della città del futuro è il car sharing. Come emerso dallo studio di Axa, soprattutto i più giovani approfittano spesso delle auto di genitori o conoscenti. Il 79% dei soggetti d'età tra i 18 e i 24 anni in possesso di una patente hanno indicato che si fanno prestare l'auto, mentre nella categoria d'età tra 25 e 34 anni si tratta del 68% delle persone. Si constata inoltre una diffusione crescente anche tra gli offerenti di soluzioni di car sharing. Il rovescio della medaglia è rappresentato dal fatto che chi non guida regolarmente ha spesso scarsa dimestichezza con l'auto e finisce quindi per concentrarsi più sulla guida della stessa che non sul traffico. Nel terzo crashtest, in corrispondenza di un incrocio un automobilista con scarsa esperienza non si accorge di uno scooter elettrico in arrivo. Nell'impatto con l'autovettura il conducente dello scooter riporta gravissime lesioni, mentre gli occupanti dell'auto rimarranno al massimo lievemente feriti. Già oggi le statistiche dei sinistri fanno prevedere un aumento di questo tipo d'incidenti. Nell'ultimo decennio i danni registrati da Axa Svizzera per quanto riguarda la «conduzione di veicoli di terzi» sono più che raddoppiati. «Nel caso dei veicoli che, per motivi privati o nel quadro di un'attività commerciale, vengono regolarmente prestati a conducenti con scarsa esperienza consigliamo quindi di scegliere quelli a cambio automatico e muniti di sistemi d'assistenza alla guida come ad esempio assistenti alla frenata d'emergenza e moderni dispositivi d'assistenza al parcheggio. Questi strumenti possono infatti concorrere a ridurre il numero degli incidenti» conclude l'esperta di infortunistica.
Axa in Svizzera è la prima compagnia assicurativa, con una quota di mercato del 17% tra polizze vita, malattia, auto e cose. «Questo evento – conclude Fabrizio Petrillo, ceo di Axa Svizzera - è diventato un appuntamento annuale fisso per noi. Certo è un modo di fare pubblicità al nostro marchio, ma fa parte anche di quelle attività etiche, di senso, legate alla nostra missione che è sì quella di assicurare ma anche di sensibilizzare le persone e di far aumentare la cultura della prevenzione per evitare che i danni, o gli incidenti come in questo caso, avvengano. Nei prossimi anni il mercato assicurativo dell'auto verrà modificato dal cambiamento della mobilità nelle città. Oggi l'assicurazione poi è legata all'individuo. In futuro con l'auto a guida autonoma si assicurerà l'oggetto o l'azienda». Axa si sta già preparando. E la recente acquisizione da oltre 15 miliardi $ della società di riassicurazione XL Catlin va proprio in questa direzione.
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