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Silk-Faw, attenti agli americani: la Cina di Xi Jinping ha già chiuso con l’Occidente

Intervista ad Andrea Bedosti, ex consigliere del gruppo cinese Lovol e manager della motor valley emiliana, che non ha mai creduto al piano grandioso delle supercar cinesi in Italia

di Ilaria Vesentini

Andrea Bedosti viene riconosciuto come uno uno dei mille esperti stranieri in grado di contribuire al progresso della Repubblica Popolare Cinese

5' di lettura

Mentre arrivano notizie sincopate da Reggio Emilia sulle sorti di Silk Faw, con un'istanza di composizione negoziata della crisi presentata in Tribunale dal ceo Giovanni Lamorte che bloccherebbe ogni rivalsa dei creditori e la prospettiva – sostiene la newco – di riavviare il progetto delle supercar elettriche sino-americane in scala ridotta sempre nell'area di Gavassa, c'è chi con i colossi pubblici cinesi ci ha lavorato a lungo, sempre nel settore dei motori, e non crede e non ha mai creduto nel piano grandioso annunciato tre anni fa dal finanziere americano Jonathan Crane, avendo gestito prima gli investimenti dei cinesi e poi la loro ritirata dall'Emilia.

È Andrea Bedosti, una lunga carriera nelle multinazionali dei macchinari agricoli e dei veicoli commerciali (Landini, Same Deutz-Fahr, Merlo, Volvo Trucks), che ha gestito l'arrivo del colosso Lovol Heavy Industry Ltd di Weifang (il più grande produttore di macchinari agricoli della Cina, oltre 3 miliardi di euro di fatturato e 13mila dipendenti) in Europa diventandone consigliere e senior vicepresident

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Ingegner Bedosti, i cinesi di Lovol avevano annunciato nel 2015 che l'Emilia sarebbe diventata l'epicentro del loro polo europeo di R&S e di produzione di macchine agricole, invece hanno preso know-how, marchi e disegni dello storico marchio Goldoni e hanno dismesso tutto dopo neanche cinque anni. Come ci si può fidare delle public company della Repubblica popolare?

Il parallelismo tra la vicenda Silk Faw e quella Lovol-Goldoni non è corretto. Arbos Group Spa, la controllata europea dell'attuale gruppo cinese Weichei Lovol, non ha mai depositato i libri in tribunale, è tuttora attiva e dispone di asset immobiliari e liquidità significative (grazie alla recente vendita della controllata Matermacc all'austriaca Pottinger, per un valore vicino a dieci volte l'Ebitda). Lovol aveva commissionato ad Arbos, dal 2012 al 2020, la progettazione di tre famiglie di trattori attraverso contratti regolari e puntuali pagamenti: il know how pertanto è sempre stato di proprietà cinese. Arbos ha acquisito Goldoni a fine 2015, dopo un anno e mezzo di fermo produttivo dell’azienda in concordato, salvando 360 posti di lavoro, investendo 90 milioni di euro nell'operazione e nel rilancio della fabbrica e non l'ha messa in liquidazione nel 2020, l'ha ceduta a Keestrack.

Fatto sta che anche i libri di Goldoni in versione cinese sono finiti in tribunale...

Sì, ma attraverso un concordato preventivo che il Tribunale di Modena ha omologato e con una correttezza estrema da parte della proprietà: il gruppo ha sempre partecipato al tavolo di crisi regionale e ministeriale adempiendo a tutti gli impegni presi in sede pubblica. E i debiti di Goldoni sono stati tutti saldati al 31 dicembre 2022, ovvero con tre anni di anticipo rispetto a quanto accordato dal Tribunale. Ben diverso è il caso di Silk Faw: ricordo bene che nel luglio 2020, poiché ero in costante contatto con la Regione Emilia-Romagna, avvertii via mail sul pericolo che si poteva ben intravvedere in quella acclamata impresa, anche perché la Faw cinese l’avevo conosciuta molto bene.

Sta dicendo che non ci si può fidare di Faw?

Non sono al corrente della situazione aggiornata di Faw, ma li conosco da decenni. Quando ero in Same Deutz Fahr per quasi 20 anni abbiamo venduto loro la licenza dei motori diesel e mi sono fatto una mia opinione: sono cinesi particolarmente difficili e quadrati, più dei colleghi di Lovol, sempre controllati dal governo di Xi Jinping. Ma Faw è molto più grande di Lovol, è il più grande costruttore di camion in Cina e da osservatore esterno ho sempre considerato bizzarro e poco credibile un investimento da centinaia di milioni di euro in Italia per lo sviluppo di auto elettriche di altissima gamma, per di più attraverso una alleanza con una società americana. Tanto che preallertai i colleghi della motor valley.

Perché non c'erano i presupposti secondo lei?

Innanzitutto perché ci stanno mettendo la faccia i cinesi con solo un 15% del capitale, quando il vero interrogativo è il finanziatore americano, Jonathan Crane, un puro profilo finanziario che poteva investire tanto in caramelle quanto in auto sportive. Quante aziende ci hanno rimesso più per gli americani che non per i cinesi? Faw ci metteva il peso industriale ma ai cinesi oggi delle auto elettriche pulite non interessa nulla, hanno problemi ben più seri e hanno completamente chiuso le strade che portano in Occidente. Dal primo al terzo mandato di Xi Jinping c'è stato un cambio macroeconomico epocale. L'ho vissuto in prima persona in Lovol.

Quindi ci sarebbe solo una ragione geopolitica dietro al fallimento del progetto Goldoni e oggi di Silk-Faw?

Sì. Nel 2015-2016 la Cina si era aperta all'Europa, voleva investire in Italia e in altri presidi occidentali per invertire la politica del Made in China esportato nel mondo e produrre in loco. Lovol aveva scommesso sui nostri trattori ad alta potenza e l'Emilia era un progetto pilota in tal senso. Goldoni e Matermacc sotto la spinta cinese erano aziende ripartite alla grande. Fino al 2018, quando la Via della seta ha iniziato a traballare e Xi Jinping ha dato lo stop agli investimenti a Ovest di fronte ai boicottaggi americani sulla soia cinese e le frizioni sulla Corea del Nord. Il clima si è definitivamente esacerbato con il Covid che ha portato la Cina a sancire l'assoluta chiusura in se stessa.

Ma Silk-Faw è un progetto di appena tre anni fa!

Per questo non l'ho mai ritenuto credibile e ho allertato colleghi e istituzioni del territorio. Dal 2015 fino a novembre 2017 veniva ogni mese una delegazione cinese di Lovol in Goldoni, poi non si è più visto nessuno. Oggi per trasferire 100mila euro dalla Cina all'Europa devono passare tre mesi per tre firme. Sul progetto Silk ci sono stati solo proclami e neppure un fatto concreto, bastava una semplice analisi tecnica e un po' di conoscenza di ciò che sta accadendo in Cina per non avallarlo.

Quando è stato in Cina l'ultima volta?

Nel 2020 e il clima era già completamente cambiato rispetto a pochi anni prima. (Bedosti è stato premiato dal governo cinese con il riconoscimento di State Distinguished Recruited Expert, uno dei mille esperti stranieri all'interno della comunità scientifica e industriale cinese in grado di contribuire al progresso della Repubblica Popolare, ndr). Ho amici cinesi che in qualche modo comunicano con me tramite schede telefoniche tedesche e raccontano di una svolta per noi inimmaginabile: l'inglese non si insegna più nelle scuole, stanno togliendo la segnaletica inglese, tutta la politica della Via della seta è stata completamente ribaltata. La Cina del primo mandato di Xi Jinping non esiste più. I cinesi hanno il problema di trovare da mangiare per tutti, dell’autosufficienza alimentare, non certo di produrre auto elettriche che non inquinino. Il progetto Silk Faw è un falso progetto per la Cina. Bisogna invece farsi delle domande sulle promesse degli americani.


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