Siti web, 476mila nuovi domini .it nel 2022: solo +0,5% annuale
Stasi dopo il boom della pandemia. In calo le registrazioni delle aziende (-14,7%), crescono quelle di liberi professionisti (+3,1%) e stranieri (+66,7%)
I punti chiave
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Sono stati 475.768 i nuovi domini .it registrati nel 2022, per un totale di 3.467.693 domini nostrani attualmente in rete: lo 0,5% in più rispetto al 2021. Un risultato inevitabilmente diverso da quell'effetto pandemia che aveva fatto segnare +2,24% e addirittura +4,20% rispettivamente nel 2021 e nel 2020. Sono i dati rilevati dal Registro .it, organo tecnico dell'Istituto di Informatica e Telematica del Cnr e anagrafe dei domini a targa italiana, che rileva un anno di stasi fisiologica per il web italiano, rappresentato anche dal dato sulle nuove registrazioni: in calo del 13% rispetto al 2021.
Stasi fisiologica
«Potremmo dire che i numeri del Registro .it fanno ancora una volta da cartina tornasole del momento attuale, in primis dal punto di vista sociale ed economico, non solo in termini di innovazione e tecnologia», ha commentato Marco Conti, Responsabile del Registro .it e Direttore dell'IIT-Cnr: «Il 2020 dei lockdown era stato l'anno dell'approdo alla rete per coloro che si affidavano al web per salvare la propria attività o per avviarne una nuova; il 2021 era stato l'anno resiliente, quello della fiducia e della ripartenza. Con questi presupposti, dopo il boom degli ultimi due anni, il 2022 non poteva che essere un anno di stasi fisiologica per il .it: un dato che trova riscontro anche a livello europeo e globale. E tuttavia, il potenziale di crescita della rete italiana è ancora molto alto, maggiore di quello di tanti altri Paesi europei».
«Questa stasi è presumibilmente anche (non solo) frutto degli effetti economici del conflitto russo-ucraino», commenta ancora Conti: «Per esempio, dell'aumento repentino dei costi per privati e soprattutto per le imprese, costrette a diminuire i propri investimenti e a prendere decisioni anche drastiche per tenere in piedi il business. Ma il potenziale del .it resta molto alto e confidiamo nel fatto che il 2023 si rivelerà un anno di svolta per i domini italiani e per l'intero piano di digitalizzazione del Paese».
Professionisti e stranieri
Nel periodo che va da gennaio a ottobre del 2022 le registrazioni attribuite a persone fisiche scendono del 29% rispetto allo stesso periodo del 2021; come anche quelle relative alle imprese (-14,7%), agli enti pubblici (-13,9%) e al no profit (-14,5%). In positivo i liberi professionisti (+3,1%), che si confermano una categoria che risponde ai periodi critici affidandosi al digitale, come aveva dimostrato anche il +35% del 2021, in risposta alle chiusure del 2020. Gli inediti outsider del 2022 sono le registrazioni appartenenti alla categoria “stranieri”, ovvero i nuovi domini .it registrati da cittadini e organizzazioni di altri Paesi dell'Unione Europea oppure da aziende con almeno una sede nell'UE che segnano, nel periodo preso in considerazione dallo studio, una crescita monstre del 66,7%.
Donne e Sud
Del totale assoluto degli italiani che hanno registrato un dominio .it, meno di un quarto è donna (24,8% contro il 75,1% di rappresentanza maschile). Guardando all’età, invece, la maggior parte di coloro che hanno registrato un dominio a targa italiana è compresa nella fascia che va dai 42 ai 49 anni, per entrambi i sessi. Dal punto di vista del tasso di penetrazione per ogni regione e provincia, che calcola quanti domini .it vengono registrati ogni 10mila abitanti, si evince che sono le regioni del Centro-Nord ad avere il tasso di penetrazione più alto all'interno del Paese, con in testa il Trentino-Alto Adige, la Lombardia e la Valle d'Aosta. Più giù invece le regioni del Sud e delle Isole, con in coda la Basilicata, la Sicilia e la Calabria. Una situazione molto simile anche per le province, dove è Milano a ottenere il primato per tasso di penetrazione con 559 domini ogni 10.000 abitanti, seguita da Bolzano (495), Firenze (462), Rimini (451) e Bologna (443). In coda alla rilevazione, anche qui, le province del Sud e delle Isole, ben al di sotto della media nazionale (307) e che occupano tutte le ultime dieci posizioni con Crotone (170), Caltanissetta (154) ed Enna (146) ultime in classifica.
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