Investimenti

Small Cap, forza dalla ripresa economica ma rischi nella volatilità

Le società a piccola capitalizzazione battono gli indici generali, ma sono più volatili. La vocazione domestica protegge in caso di domanda interna più forte

di Marzia Redaelli

(AdobeStock)

2' di lettura

Le società quotate a minore capitalizzazione continuano a battere gli indici azionari globali.

Merito delle riaperture e della ripresa economica, che spinge i ricavi e gli utili. Tra l’altro, la propensione al rischio è un toccasana per titoli che in periodi negativi per la Borsa soffrono di una base di investitori ridotta e, dunque, meno solida.

Loading...

L’opinione

«Le compagnie di media e bassa capitalizzazione hanno una forte correlazione all’andamento economico e alla ripresa - spiega Andrea Carzana, gestore azionario europeo di Columbia Threadneedle Investments-. Mentre tendono a sottoperformare in periodi di alta volatilità, allo stesso modo sovraperformano quando la crescita è più forte. Sulla base di questa premessa, la nostra view sulle compagnie globali di media-bassa capitalizzazione è positiva e riteniamo che possano continuare a generare una forte performance. Soprattutto nelle regioni globali dove si registra una ripresa più spinta, come in Nord America e in Europa, dove continua a essere sostenuta da alti consumi e da livelli relativamente bassi del magazzino industriale. I rischi rimangono principalmente legati a nuove chiusure, che potrebbero rallentare la ripresa economica. Pertanto, è fondamentale focalizzarsi su quelle società che presentano forti vantaggi competitivi e che permettono di navigare anche gli scenari economici più incerti».

RISCOSSA DEI PICCOLI
Loading...

Oscillazioni pericolose

La volatilità è sempre in agguato, a maggior ragione per titoli che hanno un alto beta sul mercato, cioè reagiscono meglio della media in fasi positive e vanno peggio in quelle avverse.

A marzo 2021 la volatilità dell’indice Msci delle small cap rolling su 5 anni, quindi un lunghissimo periodo, era del 18,5% contro il 14,7% dell’Msci World delle azioni globali. E aumenta man mano che si passa ad aree geografiche più rischiose, per esempio i mercati emergenti.

Gli analisti di Sentiment Trader spiegano che il Russell 2000, l’indice delle basse capitalizzazioni statunitensi, guadagna il 13% da gennaio e ha raggiunto un massimo a metà marzo, da quando è iniziata l’incertezza sulla velocità della ripresa. Mentre l’S&P 500, dove ci sono le large cap, continua ad aggiornare i picchi.

Lo scorso anno, le rotazioni di portafoglio sono saltate e anche i legami delle small cap con quelli delle società e della tecnologia sono diminuiti. Il che, nell’analisi di Sentiment Trader, deporrebbe per un buon andamento delle piccole quotate indipendentemente dai destini delle azioni tech (che hanno già corso molto, soprattutto con le economie ferme).

Confini protetti

Per alcune small cap la forza risiede proprio nella vocazione domestica, meno suscettibile alle chiusure internazionali e agli eventi più lontani, che invece generalmente è un rischio delle aziende che hanno ricavi concentrati in una sola area geografica. Il fatturato delle società dell’indice Msci Europe Small Cap deriva per il 62% (contro il 46% delle aziende dell’Msci Europe) dalle vendite nell’Emea, acronimo per Europa, Medio Oriente e Africa. Poco dagli emergenti (16%) e dal Nord America (13%).

Secondo Raina Oberoi e Ana Harris di Msci, vale la pena monitorare questa tendenza se la ripresa continua a essere guidata dalla domanda domestica in molti paesi, con gli aiuti governativi a favore delle imprese più piccole e il ripensamento delle strategie di approvvigionamento.

Riproduzione riservata ©

loading...

Loading...

Brand connect

Loading...

Newsletter

Notizie e approfondimenti sugli avvenimenti politici, economici e finanziari.

Iscriviti