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Milleproroghe, via libera al Senato: smart working fino a giugno confermato

I sì sono stati 88, i no 63 e 3 gli astenuti. Il provvedimento ora passa alla Camera. Dal governo è arrivato in Aula solo l’emendamento soppressivo della norma che allunga da 3 a 5 anni i contratti per la cessione dei diritti televisivi del calcio.

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4' di lettura

Via libera dell’Aula del Senato al decreto milleproroghe. I sì sono stati 88, i no 63 e 3 gli astenuti. Il provvedimento ora passa alla Camera. Il governo, a tal proposito, ha preannunciato che porrà la questione di fiducia a Montecitorio, che dovrebbe esser posta martedì 21 febbraio (con la discussione generale sul testo che avrà inizio dopo il voto finale sul dl Carburanti) per essere votata mercoledì 22. Il voto finale si terrebbe giovedì 23. Il testo scade il 27 febbraio

Ok a emendamento soppressivo governo su diritti tv

Dal governo in Aula è arrivato solo l’emendamento soppressivo (approvato) della norma che allungava da 3 a 5 anni i contratti per la cessione dei diritti televisivi del calcio . La norma, entrata nel provvedimento attraverso un emendamento a prima firma Claudio Lotito riguardava, tra l’altro, Dazn e Sky. Ed è stata stralciata anche dopo i rilievi arrivati informalmente dal Quirinale.

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230 milioni per formazione in orario lavoro

È stata poi estesa a tutto il 2023 l’operatività del Fondo nuove competenze: con un emendamento al Milleproroghe, che modifica il decreto Rilancio, i contratti collettivi sottoscritti a livello aziendale o territoriale potranno prevedere, anche per quest’anno, intese di rimodulazione di parte dell’orario di lavoro per permettere al personale la frequenza di percorsi di sviluppo delle competenze, in relazione a mutate esigenze organizzative e produttive dell’impresa. Così il ministero del Lavoro. La spesa per le ore di formazione, contributi previdenziali e assistenziali inclusi, sarà a carico del Fondo, nel limite di 230 milioni.

Le modifiche al capitolo lavoro

Tra le modifiche al decreto approvate dalle commissioni Affari costituzionali e Bilancio, il capitolo lavoro presenta tre novità di rilievo. L'ultima in ordine di tempo è la riapertura dei termini per consentire alle imprese di accedere al fondo nuovo competenze per formare i propri dipendenti. C'è poi la possibilità di tenere i lavoratori con contratti di somministrazione fino al 2025 anche oltre i 24 mesi previsti. E poi c'è la norma sullo smart working che, per come è uscita e si presenterà al voto dell'Aula di palazzo Madama, sembra creare una palese disparità di trattamento tra dipendenti pubblici e privati. Ma il provvedimento contiene anche norme sui balneari, sulla sanità, sulla pace fiscale e gli enti locali.

Smart working

Come detto le norme approvate dal in commissione al Senato hanno creato una disparità di trattamento di fatto tra dipendenti pubblici e privati. Per questi ultimi infatti il lavoro agile potrà essere riconosciuto dal 28 febbraio prossimo (data di entrata in vigore della legge di conversione del Milleproroghe) fino al prossimo 30 giugno sia ai lavoratori fragili sia a quelli con figli fino a 14 anni. Per i dipendenti pubblici, invece, lo smart working sarà riservato soltanto ai lavoratori pubblici con fragilità.

Contratti di somministrazione

Le commissioni di Palazzo Madama hanno dato il via libera anche alla proroga della disposizione che prevede per i contratti di somministrazione a tempo determinato la possibilità di impiego del lavoratore in missione per periodi superiori a 24 mesi anche non continuativi, senza che ciò determini in capo all’utilizzatore stesso la costituzione di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato. Nel dettaglio, l’efficacia di tale previsione, inizialmente fissata fino al 30 giugno 2024, è prorogata al 30 giugno 2025.

Balneari, concessioni prorogate al 2024

Con un combinato disposto di tre emendamenti al decreto Milleproroghe - dei relatori Alberto Balboni (FdI) e Dario Damiani (FI), di Forza Italia (prima firmataria Ronzulli) e della Lega (Marti) - le commissioni Bilancio e Affari costituzionali del Senato hanno approvato un'ulteriore proroga di un anno delle attuali concessioni, quindi fino al 31 dicembre 2024, data che può slittare fino al 31 dicembre 2025 per i Comuni alle prese con un contenzioso in essere o con «difficoltà oggettive legate all'espletamento della procedura stessa». Contemporaneamente è stato prorogato di cinque mesi, da fine febbraio a fine luglio, il termine per l'adozione del «sistema informativo di rilevazione delle concessioni di beni pubblici» (tutti e non solo le spiagge), in pratica il passo necessario per una mappatura aggiornata. In più, si stabilisce che, fino all'adozione del decreto legislativo che dovrà fissare i principi delle nuove gare, i Comuni non potranno comunque procedere all'emanazione dei bandi di assegnazione. Nel complesso, dunque, il pacchetto del “Milleproroghe” è un significativo indietreggiamento rispetto all'impianto della legge per la concorrenza, in contrasto con la sentenza del Consiglio di Stato che aveva fissato improrogabilmente il termine ultimo al 31 dicembre 2023. La procedura di infrazione appare dunque destinata a marciare.

Sconto in fattura e cessioni dei bonus: dati entro il 31 marzo

La legge di conversione del decreto Milleproroghe sposta poi in avanti la scadenza per inviare all'agenzia delle Entrate le comunicazioni che servono a muovere i crediti di imposta collegati a ristrutturazioni edilizie. Una correzione chiaramente legata al blocco delle cessioni, che ormai da mesi sta congelando il mercato. La proroga riguarda le spese sostenute nel 2022 e le rate residue non fruite delle detrazioni riferite alle spese sostenute nel 2020 e nel 2021. Il primo caso è quello di chi ha fatto i bonifici parlanti l'anno scorso; il secondo è quello di chi li ha fatti in anni precedenti, ha portato in detrazione una quota del bonus e adesso vuole cedere le annualità che gli sono rimaste a disposizione. La comunicazione per l'esercizio delle opzioni di sconto in fattura e cessione del credito, relativa «agli interventi eseguiti sia sulle singole unità immobiliari, sia sulle parti comuni degli edifici» potrà essere trasmessa all'agenzia delle Entrate entro il 31 marzo del 2023, secondo quanto stabilisce l'emendamento.


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