Smartwatch, gli orologi sono sempre di più computer indossabili
Il mercato è in salute e vede in testa Apple seguita da Xiaomi e Huawei. La novità è l’ingresso di nuovi attori specializzati e di giganti che connettono i loro dispositivi a un ecosistema più grande
di Antonino Caffo
4' di lettura
Da una parte i romantici dell’orologio tradizionale, dall’altro gli amanti dell’hi-tech, convinti che mettersi al polso un quadrante connesso a internet sia un pregio più che un ulteriore motivo di dipendenza tecnologica. Che il mercato degli indossabili sia in salute lo affermano un po’ tutti gli analisti, a partire da quelli di Canalys. Nel loro più recente report “Wearable Band Analysis” si legge di come il settore, che comprende anche i dispositivi meno intelligenti, i braccialetti a uso quasi prettamente di fitness, sia cresciuto del 6% nel secondo trimestre dell’anno, con previsioni sicuramente rosee per il 2023. La categoria che guadagna di più è proprio quella degli orologi smart, che vede in Apple il marchio principale, seguita da Xiaomi, Huawei e tutte le altre.
Nella classifica di Canalys non c’è Samsung, la cui quota scende sotto il 10%, sorpassata anche da brand emergenti come Noise e Fire-Boltt, che hanno ottenuto, rispettivamente, una crescita su base annua dell’86% e del 70% soprattutto in India, dove lo scenario è dominato dai prodotti economici. Il segmento è di interesse globale, anche grazie alle recenti innovazioni che riguardano l’intelligenza artificiale.
La sfida di Google
Lo dimostra Google, che ha portato anche in Italia il suo Pixel Watch 2 (399 euro), un prodotto unico nel suo genere per un motivo su tutti: è l’unico e solo che integra alla perfezione tutta la pletora di app del colosso americano, senza che vi sia bisogno di fare nulla per installarle, dal telefono o dal quadrante. La base è la stessa di altri modelli Wear OS ma, come accade per gli smartphone Pixel, qui l’esperienza è nativa per il mondo Google, quindi adattata alla perfezione ad app come i sistemi di pagamento del Wallet, le varie Gmail, Calendar e persino Maps e YouTube.
Un ruolo centrale è svolto dall’Assistente che non è ancora il più evoluto Bard ma è chiaro che il passo successivo sarà quello: far diventare lo smartwatch un supporto avanzato per le attività quotidiane, focalizzato anche sull’IA generativa. Sarà la fine degli smartphone? Non proprio ma un colpo bene attestato, questo si. Il Pixel Watch 2 dispone di tre nuovi sensori che consentono di ottenere informazioni più approfondite sulla propria salute. Insieme all’algoritmo di frequenza cardiaca IA migliorato, il sensore con il 25% di LED in più di Pixel Watch produce una lettura più accurata del 40% per le attività ad alta frequenza cardiaca, come l’HIIT, lo spinning e il canottaggio. Certo la seconda generazione di Pixel Watch non è perfetta, ad esempio nell’autonomia che è “buona” ma non eccelle e nelle dimensioni forse un po’ contenute del quadrante rispetto ai rivali, però materiali di costruzione, usabilità e personalizzazione sono ai massimi livelli.
Le mosse di Samsung
L’altra faccia della medaglia Wear OS è il Galaxy Watch 6 di Samsung. Questo arriva in tante versioni, solo Bluetooth o anche LTE, con cassa da 43mm o 47mm (Classic da 419 euro) oppure da 40mm o 44mm (da 319 euro). Qui il punto forte è l’integrazione con il Play Store, le numerose opportunità di monitoraggio e parametri assenti altrove, come il livello di ossigeno nel sangue e la pressione arteriosa, dopo una periodica calibrazione con un misuratore casalingo.
Samsung scommette anche più di Google sulla personalizzazione, tramite decine di cinturini di ogni materiale e colore, adatti ad ogni esigenza. Da quando la coreana ha abbandonato su indossabili il sistema proprietario Tizen, i consumatori hanno guadagnato il pieno supporto al mondo Google, Assistente compreso, senza però rinunciare ad alcune piattaforme come SmartThings, per il controllo degli oggetti connessi supportati anche da protocollo Matter, praticamente tutti. Qui abbiamo non una ma due IA vocali, assieme a Google anche Bixby, a cui chiedere informazioni e suggerimenti.
L’ecosistema Huawei
Come anticipato, Huawei è molto attiva nel rilascio costante di nuovi smartwatch. Il Watch GT4 (da 249 euro) è somma del lavoro di ricerca e sviluppo a cui la cinese ha dato seguito negli anni. Il nuovo Watch è un campione di autonomia: si va dalla quasi settimana del modello da 41mm alle quasi due settimane di quello da 46mm, con una batteria maggiore. Una durata del genere è un sogno per la concorrenza che non si avvicina nemmeno a tali metriche. Oltre alla precisione dei dati raccolti dai suoi sensori su passi, qualità del sonno, temperatura corporea, saturazione dell’ossigeno e decine di sport, grande attenzione è posta anche al design.
Esteticamente, la sensazione generale è più quella di orologio classico che smartwatch, anche per via degli abbinamenti di cinturini che spingono più sul carattere fashion dell’oggetto di altri, proponendo abbinamenti sempre interessanti e peculiari. Dal lato del software, oramai il supporto ad Android e iOS è cosa fatta, seppur si debba passare dall’app di gestione Huawei Health, anche per l’installazione di altre app oltre a quelle precaricate. Ci sono dei limiti evidenti, come il non poter scrivere il testo che si vuole come risposta ad un messaggio in chat ma è un dettaglio nel mezzo di un giudizio generale più che positivo, là dove non te lo aspetti.
Garmin si rivolge a un pubblico specifico
Da categoria per tutti a oggetto indirizzato a pubblici dalle necessità specifiche.
Garmin ha sempre inteso in questo modo gli smartwatch. E non cambia idea con i Marq Carbon (da 2.950 euro). Athlete, Golfer e Commander si rivolgono ad altrettante tipologie di utenti. Il primo agli amanti dello sport, con profili di allenamento variegati. Il secondo, come lascia intendere il nome stesso, a chi pratica golf, con l’opportunità di pianificare la propria partita e i lanci, con l’accesso alle mappe dei principali campi e infine Commander, che strizza l’occhio ai piloti in volo che possono visualizzare i piani, la localizzazione degli aeroporti e ricevere bollettini periodici sulle previsioni meteo.
Perché Marq Carbon? Semplice: una cassa in carbonio per garantire leggerezza, resistenza e accuratezza anche nei minimi particolari. Quelli che fanno la differenza.
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