Smog: che cosa inquina davvero. Fermare le auto serve a poco
Ecco perché bloccare le auto serve a poco, il vero danno arriva da riscaldamento e stufe - Milano dal 2023 ferma le caldaie a gasolio
di Jacopo Giliberto
6' di lettura
Milano e altre città dell’Alta Italia fermeranno le macchine per alcune ore domenica 2 febbraio. Il motivo è l’inquinamento dell’aria. E come ogni inverno si animano i dibattiti sull’utilità di bloccare le auto per combattere lo smog.
Ecco qualche risposta:
● è vero, bloccare le auto serve ma serve a poco, pochissimo;
● è vero, le stufe a legna o a pellet hanno un ruolo rilevante nella formazione delle polveri ma non così disastroso come dicono molti;
● non è vero che le auto elettriche inquinano quanto le nuove diesel Euro6: le elettriche inquinano meno;
● è vero; la pianura padana e la pianura veneta sono condannate alla pena delle polveri fini soprattutto dalla collocazione meteoclimatica unica in Europa.
Nel frattempo l’inquinamento è in forte calo: a Torino il vento ha spazzato l’aria, a Milano l’Arpa Lombardia ha osservato un drastico ridimensionamento dello smog.
Inquinamento in calo
I dati rilevati ieri dalle centraline di monitoraggio dell’Arpa Lombardia interrompono la serie di giorni consecutivi di superamento del limite di 50 microgrammi per metro cubo della media provinciale in tutto il territorio, tranne nella provincia pavese, dove la media, pur in diminuzione rispetto ai giorni precedenti, si è attestata su un valore di 51,4 microgrammi di polveri per ogni metro cubo d’aria.
Nei prossimi giorni sono previste condizioni meteorologiche generalmente neutre per la dispersione degli inquinanti fino a sabato e un passaggio a condizioni più favorevoli nella giornata di domenica.
I divieti in corso
Come ogni inverno, che nell’Italia del Nord è la stagione secca in cui scarseggiano pioggia e vento a spazzare l’aria padana, tornano i divieti alla circolazione di auto ritenute più inquinanti, secondo quanto previsto dal Nuovo Accordo di Programma per l’adozione coordinata e congiunta di misure per il miglioramento della qualità dell’aria nel Bacino Padano.
Piemonte. Fino a giovedì 30 dalle 8 alle 19 non possono circolare le auto e gli automezzi per il trasporto merci fino a diesel Euro4 compreso a Torino e altri 22 comuni dell’area metropolitana.
Lombardia. Divieti antismog a Milano e in altre otto province della regione con misure temporanee di primo livello (stop ai veicoli diesel Euro4, limitazione dell’uso di biomassa legnosa di classe inferiore alle 2 stelle compresa, riduzione di 1 grado delle temperature nelle abitazioni, divieto di spandimento liquami zootecnici in agricoltura, divieto assoluto di falò, barbecue, fuochi d’artificio). Domenica senz’auto a Milano.
E intanto la città annuncia nuovi provvedimenti per il 2023: a Milano a partire dall’inverno del 2023 saranno dichiarate fuorilegge le caldaie a gasolio, ha anticipato il sindaco di Milano, Giuseppe Sala. «La prossima cosa che proporrò da assessore alla Transizione ambientale, più che da sindaco, in giunta e all’interno del Piano dell’aria che porteremo in
Consiglio comunale è dichiarare fuorilegge le caldaie a
gasolio dall’inverno del 2023 — ha detto. — In altre parole ci
saranno 3 anni di tempo per intervenire e voglio precisare che
la misura riguarderà il privato e il pubblico».
Emilia Romagna. Allerta smog fino a giovedì 30 in 22 comuni delle province di Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena, Bologna e Ferrara. Invece nelle province della Romagna, ossia Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini è previsto un rinforzo della ventilazione che porterà una diminuzione dei livelli di Pm10.
Fermare le auto serve a poco
Le polveri fini “vivono” in media 7-10 giorni, ma nella massa polverosa vi sono anche particelle che si sono sviluppate molte settimane prima.
Le polveri che vengono rilevate oggi sono quelle accumulate nelle ultime settimane.
Le polveri sono sviluppate anche dai veicoli, ma non solamente.
Le polveri sviluppate dal traffico sono prodotte da tutti i veicoli, non solamente dalle automobili.
Bloccare le vetture in una giornata festiva a poco traffico ha un effetto benefico, ovviamente, ma quasi irrilevante dal punto di vista della qualità dell’aria.
Lo smog fa male
L’inquinamento dell’aria nuoce alla salute di chi lo respira ed è un danno all’ambiente, e quindi va ridotto.
Tuttavia quando leggiamo il numero di morti o di malattie che l’inquinamento produce in un territorio prescelto (in Italia, a Torino, a Milano, nella pianura padana e così via) è bene ricordare che sono stime presuntive basate sul principio di correlazione. Quel numero è la possibilità di conseguenze sanitarie poi non accertabili di rapporto causa-effetto.
L’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) ha deciso gli standard per calcolare queste stime; a ogni livello di polveri e di altri inquinanti fanno corrispondere una stima di effetti sanitari possibili.
Lo smog è in calo da anni
Non è vero che quest’anno l’aria è diventata irrespirabile. Da decenni l’inquinamento delle grandi città cala.
Oggi l’aria è meno inquinata di cinque anni fa, quando l’aria era meno inquinata di 10 anni fa, quando l’aria era meno inquinata di 15 anni fa.
Negli anni ’70 a Milano, Padova, Torino, Brescia e nelle altre città l’inquinamento dell’aria era tre, quattro e più volte maggiore di oggi.
Che cosa fa calare lo smog
I riscaldamenti a carbone sono quasi scomparsi, e quelli a gasolio sono stati sostituiti in gran parte da metano o Gpl.
Le fabbriche si sono spostate fuori dalle città, spesso addirittura si sono trasferite in altri Paesi (come mostra il caso della Cina).
L’inquinamento scende perché cambiano le tecnologie, con esse i mezzi per produrre, e con essi la società.
Il problema della pianura
Le zone pianeggianti circondante da montagne, come il bacino padano o la Valdarno fiorentina, hanno la particolarità di concentrare e non lasciar dissipare gli inquinanti.
Ciò accade soprattutto d’inverno, quando agli impianti di riscaldamento e alle polveri sviluppate dalle altre attività industriali e agricole si somma la siccità invernale.
Nelle altre zone del mondo pioggia e vento spazzano l’aria e lavano le strade.
Che cosa produce le polveri fini
Le polveri più importanti sono le Pm10 (polveri fini) e Pm2,5 (finissime). Le più piccole Pm2,5 attraverso la respirazione riescono a passare in circolo nel sangue.
Le fonti di emissione di Pm sono moltissime.
● Il traffico, per il fumo dei tubi di scappamento sia per lo sfregamento delle gomme sull’asfalto e dei freni, ma anche perché le polveri che si posano sulla strada vengono alzate nell’aria a ogni veicolo che passa;
● i fumi delle caldaie soprattutto a gasolio o pellet;
● i cantieri edili; il movimento del terreno e le ruote di ruspe e camion da cantiere alzano polvere che diventa pm10;
● il sale antighiaccio, polverizzato da centinaia di pneumatici, ma anche falò, giochi pirotecnici e barbecue;
● l’agricoltura per arature ed erpicature ma soprattutto i fertilizzanti azotati, i letami biologici e naturali, i liquami degli allevamenti;
● la natura come negli incendi dei boschi, che in Alta Italia sono frequenti soprattutto durante la siccità invernale, o come nei giorni in cui piovono sabbie sahariane.
I trasporti sotto accusa
Secondo le stime del Centro comune di ricerca europeo, i trasporti incidono in questa misura
● Bologna: 27%
● Milano: 25%
● Roma: 23%
● Torino: 20%
● Brescia: 18%
● Genova: 18%
● Firenze: 17%
● Napoli: 15%
● Catania: 8%
● Palermo: 7%
Nelle città di mare una fonte importante è data dai fumaioli delle navi.
Anche i veicoli elettrici emettono polveri, per fortuna poche: i treni e i tram per lo sfregamento delle ruote d’acciaio sulle rotaie, i filobus e le auto elettriche per lo sfregamento di pneumatici sull’asfalto e, in misura limitata, dei freni.
Ovviamente d’inverno il peso dei trasporti è minore e quello del riscaldamento è maggiore.
Si stima che metà delle emissioni da traffico sia dovuto a veicoli professionali, commerciali o industriali.
Legna e pellet
Emissioni alte di polveri vengono soprattutto dalla combustione di legna:
● camini aperti tradizionali
● forni di pizzeria
● stufe e caldaie a pellet vecchie o di qualità modesta .
Una stufa di bassa qualità può emettere polveri quanto un centinaio di caldaie a gas.
Oggi le moderne stufe a pellet ad alta efficienza hanno rendimenti assai migliori ed emissioni più ridotte.
L’import di smog
Secondo le ricerche Rse, appena il 35-40% delle polveri fini delle città è stato prodotto in città; il restante 60-65% viene importato dall’hinterland e dalle campagne.
È l’effetto camino: la città è più calda perché sono più concentrati gli impianti di riscaldamento e perché la copertura edile è più calda delle aree coltivate. L’aria più tiepida si alza verso l’alto, per i moti convettivi, e rasoterra verso la città fluisce aria più fresca e più inquinata dalle campagne, dalle tangenziali e autostrade, dalle fabbriche dell’hinterland.
lo smog importato.
La città usa meno l’auto
Chi abita nelle periferie di villette e nelle campagne è obbligato a usare l’automobile perché i negozi e gli altri servizi sono più lontani, perché i mezzi pubblici sono più rarefatti. Il caso di Milano, con quattro linee di metropolitana, il successo del bike sharing usato da migliaia di persone ogni giorno, le distanze spesso pedonali, la frequenza e la densità dei mezzi pubblici rendono inutile l’uso dell’auto. A titolo di esempio, ogni giorno a Milano la linea 2 della metropolitana trasporta circa 550mila persone: l’intero Molise ha 314mila abitanti.
Per approfondire
Lo studio europeo del Centro comune di ricerca sullo smog urbano
Il dossier del centro ricerche Rse sull’inquinamento dell’area padana
Il dossier del centro ricerche Rse sulle emissioni (indirette) delle auto elettriche
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