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Sneakers, gli investitori puntano sui reseller: StockX incassa 110 milioni

La piattaforma, fondata solo tre anni fa, oggi vale un miliardo di dollari. Il business della rivendita di modelli di scarpe in serie limitata corre soprattutto online, ma per aggiudicarsele in prima battuta ci si accampa la sera prima davanti al negozio

di Marta Casadei

4' di lettura

La notizia è puramente finanziaria: StockX, piattaforma web di rivendita di sneaker, ha chiuso ieri un round (il terzo) di finanziamenti da 110 milioni di dollari, da parte delle società di investimento DST Global, General Atlantic e GGV Capital, con la partecipazione di GV (l’ex Google Venture) e Battery Ventures.

StockX, che è stata fondata solo tre anni fa a Detroit da Josh Luber, oggi vale un miliardo di dollari: nel 2015 - e quindi solo quattro anni fa - il Financial Times individuava in questa cifra il valore dell’intero mercato mondiale del reselling di sneakers.

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Il finanziamento ha portato con sé un cambio di management: le redini dell’azienda sono state affidate a Scott Cutler, ex senior vice presiden Americas di Ebay e, precedentemente, presidente del più grande sito di rivendita di biglietti al mondo StubHub. L’iniezione di fondi dovrebbe dare a StockX - che ha 8 milioni di utenti nel mondo e registra circa 2 milioni di dollari di ricavi al giorno - l’opportunità di rafforzare il proprio business sui mercati europei (in Italia è arrivato a inizio anno) e asiatici.

Il caso è interessante perché testimonia l’interesse degli investitori verso il canale di rivendita online di sneaker (principalmente, ma anche di altri prodotti streetwear) che sta registrando un vero e proprio boom.

Che cos’è il reselling

Per reselling si intende la rivendita di modelli, soprattutto rari e prodotti in serie limitata, di sneaker e streetwear mai utilizzati. Il business è partito dagli Stati Uniti indicativamente alla metà degli anni Duemila quando i brand di sporstwear hanno cominciato a lanciare prodotti cool e in serie limitata.

Questa strategia è sempre più in voga, tanto che il camp-out - ovvero l’accamparsi fuori dai negozi, mettendosi in fila già tempo prima dell’apertura e del lancio del prodotto sul mercato - è popolare anche in Italia. A comprare ( in gergo «coppare») le sneaker sono pochi: i pazienti oppure i fortunati, nel caso in cui, per poter acquistare si debba partecipare addirittura a una lotteria online.

Chi si aggiudica il paio fresco di lancio, in alcuni casi lo rivende immediatamente fuori dal negozio, con un incremento di prezzo di 50-70 euro (che ha fatto nascere un business parallelo ai reseller, quello dei “campeggiatori”), altri aspettano e scelgono di rivenderle online. Oppure via eBay o via social, attraverso gruppi Facebook dedicati.

Le piattaforme digitali e i prodotti più ambiti

I siti che si occupano del reselling sono cresciuti a dismisura, in termini di offerta (perché sempre più utenti li utilizzano) e, ovviamente di ricavi. Ognuno funziona in base a un meccanismo diverso e , spesso, sono proprio le peculiarità a rendere la piattaforma particolarmente utilizzata. StockX, per esempio, emula il mercato azionario mostrando la quotazione del prodotto in tempo reale e permettendo all’utente di acquistarlo ( o venderlo) nel momento più favorevole. I prezzi dei prodotti variano, ovviamente, a seconda della domanda: l’offerta minima per le rarissime Nike Dunk Sb Low Staple Nyc Pigeon è di 16mila dollari, mentre per la Jordan 1 High retro Phantom bastano 111 dollari.

Il sito Fightclub.com, invece è nato molto prima di StockX, e ha una formula basata sul conto vendita: accetta il vendita il prodotto e, se questo viene venduto, trattiene una percentuale del 20% circa sul prezzo finale. Qui tra i pezzi più venduti ci sono le Yeezy ( nate dalla collaborazione tra Adidas e Kanye West) e le Air Jordan, che possono arrivare a oltre 2.500 dollari nelle collaborazioni con Off-White, oppure le Air Max, cui è stata dedicata di recente, proprio da StockX, una mostra a Londra .

Tra le mete preferite dai cultori - i cosiddetti sneakerheads - c’è anche Stadium Goods: il sito è la trasposizione web (decisamente ingrandita) di un negozio fisico che si trova al 47 di Howard Street a New York e alla fine dello scorso anno è entrato nell’orbita di Farfetch (piattaforma digitale che vende prodotti moda, con boutique “fisiche” come partner, e membro della Libra Alliance). Anche questa acquisizione ha fatto parlare di sé: il valore dell’operazione, infatti, ha toccato i 250 milioni di dollari (circa 220 milioni di euro).

Esclusività e guadagno: cosa alimenta il business

Da un lato c’è la voglia di possedere pezzi unici e rari, che muove i collezionisti (i quali, come tali, non indossano nemmeno il prodotto). Pezzi storici, ma anche collaborazioni, come le Nike x Stranger Things Blazer Mid Hawkins High (prodotte in occasione del lancio della terza stagione della serie Tv prodotta da Netflix, nella foto) , in vendita proprio da oggi.

La spinta arriva, ad ogni modo, dalle possibilità di guadagno che, in alcuni casi e per alcune sneaker ( o altri prodotti, come per esempio quelli della collezione Supreme Louis Vuitton, venduti a migliaia di euro) possono arrivare anche a cifre a tre zeri. Tanto che su Youtube è pieno di tutorial che spiegano come la scarpa da acquistare e come, dove e quando rivenderla con la massima profittabilità.

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