SoftBank, il momento no di Masayoshi Son: rosso da 6,5 miliardi
Le perdite mettono per la prima volta in sera discussione il metodo del fondatore miliardario Son proprio mentre sta cercando di dare vita a un secondo fondo anche più grande del Vision Fund da 100 miliardi
di Alberto Annicchiarico
3' di lettura
Al creso giapponese del venture capital, Masayoshi Son, è costata molto cara la scommessa su due unicorni del calibro di Uber e WeWork. I rovesci clamorosi che hanno travolto la multinazionale degli uffici in condivisione, creata da Adam Neumann, e l’impossibilità conclamata di Uber di non accumulare pesanti perdite alla fine di ogni trimestre.
Così il colosso nipponico SoftBank (holding finanziaria multinazionale e di servizi per la telefonia) ha registrato la sua prima perdita operativa trimestrale in 14 anni - circa 6,5 miliardi di dollari - dopo aver svalutato il valore di una serie di investimenti tendenziali. La sola implosione di WeWork è costata 4,6 miliardi.
Le perdite mettono per la prima volta in sera discussione il metodo del fondatore miliardario Son proprio mentre sta cercando di dare vita a un secondo fondo anche più grande del Vision Fund da 100 miliardi (molti dei quali, circa 45, iniettati nel 2016 dal Public Investment Fund, fondo sovrano del regno saudita del principe Mohammed bin Salman). Il veicolo di investimento ha favorito la crescita degli utili di SoftBank, procurando oltre 14 miliardi di dollari di guadagni negli ultimi due anni.
La valutazione sempre più ridotta di Uber e WeWork, una volta tra le stelle più brillanti della galassia di SoftBank, fa pensare a prospettive di maggiori svalutazioni nel portafoglio del Vision Fund con la sua elevata esposizione alle attività commerciali che privilegiano la crescita rispetto alla redditività.
«La gestione di WeWork da parte di Son solleva alcune domande fondamentali sulla sua strategia di investimento che devono essere affrontate», ha commentato Atul Goyal, analista senior di Jefferies Group. «Ci saranno altri investimenti falliti in futuro, come intende gestirli?». La startup del coworking è stata valutata a 7,8 miliardi di dollari alla fine di settembre: una caduta precipitosa dai circa 47 miliardi di gennaio.
La perdita operativa è stata di 704,4 miliardi di yen nei tre mesi chiusi al 30 settembre, secondo quanto dichiarato dalla società con sede a Tokyo. Ciò ha nettamente superato la media di 230,8 miliardi di yen delle proiezioni degli analisti. Molto negativo anche il confronto con il profitto di 705,7 miliardi di yen di un anno prima. Vision Fund, il più grande nel mondo in fatto di investimenti in startup, ha appensantito il quadro con una perdita di 970,3 miliardi di yen nel trimestre, pari a 8,9 miliardi di dollari, soprattutto a causa dei rovesci subiti in particolare da WeWork e anche da Uber.
Il miliardario giapponese ha mostrato dozzine di diapositive per limitare i danni d’immagine (e forse anche per stemperare l’irritazione dei sauditi) anche se non ha potuto nascondere che «i conti sono un disastro, è rosso dappertutto». E poi: «C’è stato un problema riguardante la mia valutazione, è qualcosa su cui devo riflettere, ma resto fiducioso», ha concesso, sembrando più sobrio del solito in abito grigio, camicia bianca e cravatta rosa. Son ha dichiarato di aver imparato diverse lezioni: per esempio, che avrebbe riposto troppa fiducia nel fondatore di WeWork, Adam Neumann, e che le startup devono avere una solida governance e un percorso verso i profitti. Son ha anche promesso che non ci saranno altri salvataggi di startup (evitare il tracollo di WeWork è costato 9,5 miliardi in cambio dell’80% delle azioni) nel portafoglio di SoftBank.
«La spiegazione del salvataggio di WeWork non è stata soddisfacente - ha commentato Makoto Kikuchi, fondatore di Myojo Asset Management -. Se SoftBank vuole continuare come società di investimento, deve fare un lavoro migliore spiegando la propria governance agli investitori».
Le azioni SoftBank sono in calo di poco meno di un terzo rispetto al top dell’anno.
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