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Sognando Soho: San Lorenzo il quartiere artistico di Roma

Il quartiere è sempre più il centro artistico della capitale, in crescita anche i grandi investimenti immobiliari che ne ridefiniscono l’identità

di Nicola Zanella

L’ex pastificio Cerere a San Lorenzo

4' di lettura

Sarà pure la città eterna ma da queste parti di reincarnazioni se ne sono viste parecchie: San Lorenzo è nato quartiere operaio a fine ‘800, nevralgico com'è per gli snodi ferroviari, eletto poi a polo universitario dagli anni ‘30 quando il regime fascista qui fece sorgere l'università La Sapienza, il 19 luglio del 1943 fu la zona della capitale più bombardata dagli alleati, rimasero a terra 717 morti e un cumulo di rovine, di quelle che però nessun turista vuole nelle foto ricordo. E poi ancora il covo delle BR a via dei Volsci e l'ultima cena di Pier Paolo Pasolini da Pommidoro in piazza dei Sanniti.

La sua vita più recente, quella di distretto creativo è iniziata quasi per caso a metà degli anni '70 quando un gruppo di artisti decide di colonizzare un edificio industriale del 1905 eleggendolo a loro luogo di vita e di lavoro, una sorta di Factory sgangherata, sognando New York: l'ex-Pastificio Cerere. Il primo ad arrivare fu lo scultore Nunzio di Stefano, seguito a ruota da Bruno Ceccobelli, Gianni Dessì (quotazioni da 10.000 a 140.000 euro), Giuseppe Gallo (da 15.000 a 120.000 euro), Piero Pizzi Cannella e Marco Tirelli (da 10.000 a 100.000 euro), formando quel nucleo originario da cui tutto è partito. Il Pastificio rimane tuttora un luogo prominente nella vita artistica di San Lorenzo ed è gestito dall'omonima Fondazione.

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Nunzio “Senza titolo”, 2022. Combustione su legno, cm 50x23x9. . ph Giorgio Benni. In vendita a 22.000 euro. Nunzio è stato il primo artista a “colonizzare” l’ex pastificio Cerere

A tirare le fila della storia, dagli anni '70 ad oggi, c'è in questo momento la mostra collettiva “Le stelle di San Lorenzo” alla galleria Gilda Lavia, a cura di Valentina Ciarallo, 22 gli artisti invitati. E così dal già citato nucleo originario si risale attraverso gli anni '80 dove emergono figure di artiste dalla poetica molto originale: Sabina Mirri (da 5.000 a 15.000 euro), Marina Paris (da 4.000 a 35.000 euro) e Rossella Fumasoni il cui contributo è anche letterario, avanti di generazione in generazione troviamo Pietro Ruffo (da 5.000 euro ad oltre 100.000 per le grandi installazioni) ed Elisabetta Benassi, tra gli artisti italiani di maggior successo negli anni 2000, ma c'è posto anche per talenti emergenti come la pittrice Krizia Galfo (da 800 a 5.000 euro), Leonardo Petrucci (da 1.000 a 15.000 euro) e il collettivo Numero Cromatico (da 10.000 a 30.000 euro). Guest of honour, un lavoro di Francesca Woodman (appena affidata alla galleria Gagosian dalla Woodman Family Foundation), la celebre fotografa americana ha intrecciato un periodo della sua breve e tragica vita con San Lorenzo, innamorata com’era di uno degli artisti del luogo.
A sottolineare la salienza dell'argomento, l'opening della mostra è stato un randez vous mondano e così ai più noti collezionisti della capitale come Flaminia Cerasi, Giorgio Mazzi ed Erminia di Biase si sono affiancati personaggi dello spettacolo come gli attori Sara Ricci, Camilla Ferranti e persino Matt Dillon.

Marina Paris “Stanno tutti bene”, 2023. Stampa su carta da manifesto e marmo, cm 120x169. (Foto di: Giorgio Benni)

A livello di mercato è una storia solo parzialmente di successo, per quanto l'impatto culturale della scuola di San Lorenzo sia stato fondamentale, anche gli artisti più noti, essendo decisamente indipendenti e originali, non sono mai stati assimilati a quelle correnti che hanno raggiunto quotazioni milionarie, una su tutte la così detta Pop Art romana; anche la penetrazione del mercato internazionale non è stata su larga scala, moltissimi i collezionisti, che negli anni, hanno investito sugli artisti del Pastificio, ma per la maggior parte italiani: un limite atavico del nostro sistema paese che ancora una volta si ripete.

Gli artisti da Pommidoro, in una foto vintage

Il distretto artistico

Allargando lo sguardo all'intero quartiere è un pullulare di spazi indipendenti, come Ombrelloni Art Space diretto da Alessandro Calizza e Bar.lina, la cui ricerca sulla contemporaneità si focalizza su tematiche queer; sempre più numerose le gallerie, prima Matèria, poi il pop-up annuale della galleria tedesca Gisela Capitain e dallo scorso marzo Monitor, direttamente da piazza Navona. Anche la prima edizione del gallery weekend romano chiamato Tuttacittà, ha trovato in San Lorenzo uno dei suoi centri gravitazionali.
Ma il vero game changer della storia adesso come adesso è Soho House che ha aperto le porte nel settembre del 2022, il club, nato a Londra, è presente nelle metropoli di mezzo mondo e accetta solo membri che svolgono una professione creativa (in senso lato). La novità è stata accolta con entusiasmo e attira continuamente persone da tutta Roma e molto oltre, estero incluso. Lo sforzo economico è stato multimilionario visto che ha comportato la ristrutturazione di un palazzo di 10 piani, diventando così il volano per sempre maggiori investimenti immobiliari nel quartiere. Le distanze simboliche tra San Lorenzo e la ricca Roma Nord si stanno riducendo, ora sono davvero solo 15 minuti di macchina, con sempre meno barriere simboliche e sociali ad allungarne le distanze.
La promessa di Soho House è quello di sostenere lo sviluppo del quartiere a partire dagli artisti così che l'impatto positivo sia collettivo, sperando non ci siano effetti collaterali come la famigerata gentrificazione. Dalle strade di San Lorenzo non si vede il Cupolone di San Pietro, e neanche il Colosseo e l'unica area verde è quella che si snoda tra le tombe, da Garibaldi ad Andreotti, del cimitero del Verano, nessuna identità imposta dai tributi dovuti alla Storia, lasciando libera la contemporaneità di prendersi i suoi spazi, soprattutto quelli abbandonati.

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