Sognare con le mani: la Venezia delle meraviglie di Homo Faber
Percorsi emotivi nella più grande kermesse dell'artigianato di eccellenza. Dalla Fondazione Giorgio Cini alle botteghe in città, dalla carta al legno alla ceramica
di Luca Bruni
3' di lettura
Una straordinaria esposizione dell'artigianato d’eccellenza, che ha riunito e intrecciato competenze, da Michele De Lucchi a Robert Wilson, da Naoto Fukasawa a Judith Clark. Inaugura il 10 aprile Homo Faber con un programma così fitto e variegato, una geografia di eventi talmente diffusa - dall'isola di San Giorgio si dirama per calle e sestieri fin dentro alle più piccole botteghe della città - che scegliere un itinerario esaustivo è un sogno nel sogno.
Meglio lasciarsi guidare da associazioni libere, emozioni, sequenze personali, come nell'arte giapponese dello yohen, la metamorfosi che avviene durante il processo di cottura della ceramica. Le ciotole sono in realtà ognuna diversa dall'altra anche se tutte ugualmente uniche. Con questo non intendiamo dire che qualunque cosa andiate a vedere a Homo Faber sia equivalente ad un'altra, ma che è meglio abbandonare ogni approccio tuttologico (o peggio, entomologico) a favore invece di un abbandonato kenshō che lasci alla bellezza di accadere e rivelarsi da sé. Tanta saggezza zen ci si impone anche per il filo rosso dell'edizione di quest'anno, che rivolge uno sguardo particolare e incantato al Giappone.
Ecco allora Le relazioni meravigliose, a cura della Fondazione Cologni, un dialogo fra mani e menti italiane e sguardi del Sol Levante, artigiani nostrani che interpretano la cultura nipponica in nome della comune makoto, l'eccellenza. Maschere di cartapesta, argenti, gioielli, vetri, mosaici, sculture in metallo e in legno in uno scambio culturale lungo cinque secoli.
Si chiama Conversations Ex Situ l'opera esposta nello spazio Next of Europe. Un'installazione che è un progetto a tre livelli: il primo è quello del ME, i Mestieri di Eccellenza del più grande gruppo del lusso, Lvmh. Il secondo è quello di una sempre più stretta collaborazione fra artigianato e arte volta a preservare e difendere il savoir-faire e la biodiversità. Il terzo, e più importante di tutti, è il supporto a La Fabrique Nomade, un'associazione che aiuta gli artigiani che hanno uno status di rifugiati in Francia. L'installazione è stata realizzata dall'artista Jérémy Gobé con l'aiuto di cinque rifugiate. Cinque paesi diversi, Siria, Iran, Venezuela, Perù, Turchia e cinque diverse tecniche artistiche messe in campo da Fiorella Gonzalez Galecio, Serap Karabulut, Ghazaleh Esmailpour Qouchani, Anna Karina Raga e Faten Al Ali.
Il fascino di un materiale duttile e pregiato: è l'irresistibile attrazione di Magnae Cartae. Una camera delle meraviglie abitata dalle ciotole di cartapesta realizzate con le pagine di vecchi libri dall'artista svedese Cecilia Levy, le geometrie scultoree della piegatrice di carta greca Zoe Keramea, gli origami del finlandese Juho Könkkölä, gli ombrelli dell'atelier giapponese Wakasa e i tagli dell'artista Masayo Fukuda.
Una curiosità che più veneziana di così non potrebbe essere, che porta a spingersi dietro le quinte della vita lagunare, nell’atelier del Forcolaio Matto. Piero Dri ha aperto il suo laboratorio dopo una laurea in Astronomia e qui lavora a mano gli speciali scalmi e i remi usati sulle gondole. Un'arte che ha più di sette secoli: una forcola deve essere perfetta da un punto di vista tecnico, sia da un punto di vista funzionale sia estetico, è una scultura e un simbolo della città
Non poteva mancare la sostenibilità. Così Venezia da Vivere, negli spazi storici della Tessitura Luigi Bevilacqua sul Canal Grande, presenta una mostra di pezzi unici realizzati dall’eco-designer Tiziano Guardini. Vincitore del Green Carpet Fashion Award, lo stilista ha creato abiti che collegano la storia della Serenissima al suo artigianato con un approccio sostenibile.
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