Islanda apripista del turismo post Covid
Mentre le immagini spettacolari del vulcano Fagradalsfjall fanno il giro del mondo, l'isola apre a chi avrà il certificato vaccinale
di Chiara Beghelli
I punti chiave
3' di lettura
Urlare con tutta la forza, l’energia vitale, persino la disperazione: era il 1970 quando il dottor Arthur Lavrov teorizzò la potenza terapeutica dell’ «urlo primario», panacea contro stress e ansie. Cinquant’anni e una pandemia dopo, il desiderio di urlare in modo primario è diventato piuttosto diffuso. Lo hanno intercettato i geniali creativi al servizio dell’ente del turismo islandese, lanciando la campagna “Let it out” (fallo uscire), che invita a registrare un grido, comodamente da casa, sul sito Lookslikeyouneediceland.com , grido che sarà poi liberato da mega altoparlanti in location segrete e sperdute nel deserto di lava e ghiaccio dell’isola.
Solitaria, con orizzonti infiniti, garante di generoso distanziamento sociale grazie a una delle densità abitative più basse del pianeta, l’Islanda ambisce a diventare meta simbolo dei viaggi post pandemia. E non solo in virtù della sua natura, ma anche di una visione del proprio futuro incentrata sulla sostenibilità, tema chiave del rinascimento post Covid. Il 2020 è stato un anno tragicamente spento per il turismo, ma è servito anche per definire una strategia di sviluppo alternativa a quella che ha generato l’over tourism degli ultimi dieci anni.
Gli investimenti
Era il 2008 quando la corona islandese crollò a causa del fallimento delle banche nazionali, un dramma che però rese più accessibile un viaggio in Islanda: se nel 2010 dall’estero erano arrivate 500mila persone, nel 2018 sono schizzate a 2,3 milioni, a fronte di 366mila abitanti. Per questo il vuoto creato dal Covid si è riempito di riflessioni, che il governo guidato dalla 45enne premier Katrin Jakobsdottir ha tradotto in investimenti: 1,7 miliardi di corone (circa 8,6 milioni di euro) saranno destinati a migliorare le infrastrutture turistiche dell’isola, soprattutto per favorire l’accessibilità a zone più remote e meno frequentate di quelle ormai classiche. Si asfalteranno le strade, ancora in gran parte sterrate, si costituiranno parcheggi e piattaforme panoramiche (come quella sul monte Bolafjall e il canyon di Studlagil, entrambe nuove destinazioni nate anche grazie alla condivisione e moltiplicazione dello loro spettacolari foto su Instagram), saranno delineati percorsi e nuovi parchi nazionali. Insomma c’è attesa e fiducia nel Paese, che mentre è sotto gli occhi del mondo per l’eruzione del vulcano Fagradalsfjall, ha deciso che dal 6 aprile aprirà le frontiere a chi abbia un certificato vaccinale, senza obbligo di tamponi e quarantene.
Le esperienze uniche
Anche il recente studio New Sustainable Travel Index di Euromonitor ha lodato l’Islanda che valorizza i suoi tesori nascosti, scelta saggia per attrarre turisti sofisticati, che cercano esperienze insolite e autentiche, oltre i soliti percorsi. In questo senso sono disegnati, per esempio, gli itinerari di Hidden Iceland, tour operator indipendente che propone visite alle fattorie dove si coltivano pomodori grazie al calore della terra vulcanica (a Hveragerði, peraltro, si raccolgono anche banane), oppure whale watching nella parte nord dell’isola a bordo di barche ibride e silenziose, o ancora il giro del nuovo Diamond circle, itinerario inaugurato a settembre nel nord e valida alternativa al classico e frequentatissimo Golden Circle nel sud. Un’altra meta che promette di diventare presto molto popolare sono le grotte subacquee di Daviðsgjá, nel lago Þingvallavatn, altrettanto spettacolari ma più selvagge delle più celebri fenditure di Silfra, dove ci si immerge in acque gelide e cristalline fra cattedrali di rocce magmatiche.
I nuovi resort
Gli investimenti nel turismo di nicchia sono pensati per attirare anche viaggiatori con budget più alti, che se vorranno, a partire dalla prossima estate, avranno più indirizzi a cinque stelle da scegliere: alla remota Deplar Farm, progetto della statunitense Eleven Experiences, al Retreat at Blue Lagoon, laguna artificiale con acque termali e meta d’obbligo, e a poche altre strutture si aggiungeranno a partire dalla primavera il primo Edition by Marriott nella zona del porto di Reykjavík, 250 stanze di lusso contemporaneo pensate per i Millennials, e l’attesa Sky Lagoon, retreat dedicato al benessere a Kópavogur. Nel 2022 sarà inaugurato anche il primo Six Senses (marchio del gruppo Ihg), immerso in 1800 ettari di natura selvaggia a est, vicino alla laguna di Lon.
Magari lì non si potrà liberamente urlare, ma fra vulcani e ghiacciai si aggira già la rilassante certezza che andrà tutto bene, non solo in Islanda. D’altra parte è Þetta Reddast, «tutto si aggiusterà», il loro motto nazionale.
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