Solo i leader tracotanti possono confondere l’umiltà con la debolezza
La trasparenza relazionale è considerata come foriera di fiducia e rispetto reciproci, ed è uno dei pilastri della leadership autentica
di Luca Giustiniano
4' di lettura
Sin dalle sue prime, drammatiche, settimane la pandemia Covid-19 ha ulteriormente alzato la luce dei riflettori sui temi della leadership e della resilienza. Come già illustrato nel contributo, “La leadership di chi è capace di mettersi in gioco” (Il Sole 24 Ore, 8 maggio 2020), la riflessione di allora si articolava attorno alla necessità di investire nel “dubbio generativo”, interrogandosi sull'utilità di routine e schemi mentali consolidati, rinvigorendo il pensiero critico come modus operandi.
Seguendo questa scia, uno studio recente ha empiricamente investigato il tema della leadership “autentica” – cioè basata su comportamenti trasparenti e orientata a costruire relazioni, raggiungere gli obiettivi organizzativi e ad essere di ispirazione per gli altri – secondo la chiave di lettura della trasparenza relazionale (Rego, Cunha e Giustiniano, Are Relationally Transparent Leaders More Receptive to the Relational Transparency of Others? An Authentic Dialog Perspective, 2022).
Quando la leadership viene intesa come una “asimmetria co-costruita” che legittima coloro in grado di dettare la linea (leader) e coloro che ne seguono le indicazioni (follower), la trasparenza relazionale può essere intesa come il mostrare sé stessi agli altri in maniera genuina, esprimendo i propri pensieri e dando libero sfogo alle proprie emozioni, condividendo apertamente informazioni, anche quando potenzialmente scomode.
Alla luce di queste caratteristiche, la trasparenza relazionale è stata spesso considerata, anche nella pratica manageriale, come foriera di fiducia e rispetto reciproci, e di conseguenza come uno dei pilastri della leadership autentica, nonché come incoraggiamento a comportamenti relazionali trasparenti da parte di coloro che ne sono guidati. Tra le dimensioni generalmente usate per la misurazione della leadership autentica troviamo espressioni del tipo “dire ciò che si pensa” o “rivelare verità scomode” (soggette sia all’autovalutazione dei leader che all’apprezzamento da parte degli altri).
Tuttavia, la realtà quotidiana ci pone spesso di fronte a leader che – sebbene si relazionino con gli altri in maniera franca, aperta e trasparente – si mostrano come arroganti, tracotanti, irrispettosi o aggressivi, specie quando messi di fronte a opinioni altrui che, per quanto trasparenti, sono diverse dalle loro. In altri termini, esprimere franchezza e trasparenza non significa essere pronti o inclini a riceverne dagli altri. Di fronte a queste evidenze sorge piuttosto il dubbio che l’autenticità della leadership, tanto ottimisticamente fin qui promossa dagli studi e dalla pratica manageriale, debba passare per l’autenticità (e trasparenza) del dialogo tra leader e follower, piuttosto che dalla mera trasparenza relazionale ostentata dai primi.
Provando a far luce sulla questione, lo studio di cui sopra ha utilizzato un campione di 114 individui in posizioni di leadership, così come descritti da 516 membri dei loro team, mostrando empiricamente che la relazione tra la trasparenza relazionale dei leader e la loro sensibilità e la ricettività del leader alla trasparenza relazionale dei membri del team è in realtà indiretta, ovvero passa attraverso il rispetto che i leader mostrano verso gli altri, ed è subordinata all’umiltà dei leader stessi. L’umiltà, troppo spesso confusa con debolezza, è da intendersi come il mantenimento di una prospettiva relazionale fondata sul saper riconoscere le aree di forza e miglioramento sia in sé stessi che negli altri, astenendosi da comportamenti di superiorità o giudizi di inferiorità.
Quando i leader che si presentano come trasparenti nelle relazioni sono anche in grado di esprimere umiltà, essi sono anche maggiormente in grado di mostrare rispetto nei confronti dei propri interlocutori /follower, nonché di essere percepiti come più ricettivi della trasparenza relazionale che viene loro offerta. Al tempo stesso, lo studio mostra che l’associazione (indiretta) tra la trasparenza relazionale dei leader e la ricettività dei leader della trasparenza relazionale altrui è negativa quando i leader sono percepiti come non umili. In tal caso, la franchezza e la trasparenza relazionale dei leader può tradursi in limitata capacità di ascolto, comportamenti irrispettosi nei confronti di opinioni dissonanti dalle proprie, anche perché potenzialmente percepite come attacchi al proprio ego. Sono queste le circostanze in cui la trasparenza relazionale non si traduce in una forma di leadership autentica.
In sintesi, lo studio suggerisce che ciò che viene spesso descritto come trasparenza relazionale non sia altro che una forma di trasparenza unidirezionale, dai leader ai follower. Se ciò non si accompagna alla capacità di essere parimenti ricettivi della trasparenza altrui, la leadership può tradursi in una forma di ostentazione di comportamenti solo parzialmente autentici. Per essere chiari, una leadership improntata al “siete liberi di dirmi ciò che volete (purché la pensiate come me)” non è trasparente, è solo la caricatura della leadership trasparente.
Come la fiducia, il rispetto e molti altri costrutti alla base delle relazioni, la trasparenza relazionale rende la leadership autentica solo quando essa è bidirezionale.
Volendo ambiziosamente allargare i confini del discorso, lo studio getta le basi per una riflessione critica su qualsiasi forma relazionale esposta a istanze di trasparenza e direzionalità; in tal senso, anche temi molto ampi, quali quelli del pluralismo e dell’inclusione, dovrebbero essere affrontati con lo spirito di essere genuinamente pronti ad accettare l’altrui punto di vista e ad abbracciare l’altrui diversità come stimolo alla riflessione, piuttosto che osteggiarla come un assalto alle proprie fortificate convinzioni. L’umiltà è espressione di spirito critico, non debolezza.
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