italia fase 3

«Soluzione reshoring per la filiera della scarpa»

di Silvia Pieraccini

2' di lettura

È un’azienda cartaria ma per il tipo di prodotto che fa, il cartone fibrato per i sottopiedi delle scarpe “montate” (quelle non di gomma), la lucchese Bartoli ha il polso del mercato delle calzature. Al punto tale che durante il lockdown, quando le aziende cartarie hanno continuato a produrre perché considerate settore essenziale, Bartoli ha scelto di chiudere i battenti: «Il nostro mercato di riferimento era in lockdown, totalmente fermo», spiega l’amministratore unico Giorgio Bartoli che ora ha riaperto a singhiozzo l'azienda. «Siamo preoccupati – dice - l’onda della crisi è lunga e la filiera della calzatura è in bilico: se perde pezzi non c’è Paese al mondo che possa sostituire il patrimonio di esperienze tramandate che abbiamo in Italia».

La contrazione degli ordini è forte: «Di fatto è saltata una stagione – spiega Bartoli - e il calo del primo semestre si avvicina al 40%: se non ripartirà la vita normale, con i matrimoni, le feste e gli eventi, sarà difficile invertire la tendenza. Senza contare che America e Europa sono ferme, mentre in Cina le vendite di scarpe d’alta gamma stanno crescendo a doppia cifra».

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Bartoli, 16 milioni di fatturato 2019 per il 65% all’export, vende in 90 Paesi e soddisfa un fabbisogno di due milioni di paia di scarpe al giorno. Nel 2014 ha aperto con la multinazionale Texon un’azienda in Cina, a Dungguan, che trasforma i cartoni per solette provenienti dall’Italia. Ma ora guarda vicino a casa. «Visto che i volumi produttivi nel breve-medio periodo saranno inferiori al passato – dice – occorre ripensare le produzioni: più vicine e più flessibili, per rispondere velocemente ai bisogni del mercato». La magica parola reshoring comincia a riaffiorare.

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