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Sono 160 milioni i bambini che lavorano nel mondo, 336mila in Italia

In quasi la metà dei casi si tratta di un lavoro pericoloso con potenziali danni per la salute e lo sviluppo psicofisico e morale

In Italia 1 minorenne su 15 ha iniziato a lavorare prima dei 15 anni

3' di lettura

Sono 160 milioni i bambini e adolescenti tra i 5 e 17 anni coinvolti nel lavoro minorile a livello globale secondo le stime che riguardano, in quasi la metà dei casi (79 milioni), un lavoro pericoloso con potenziali danni per la salute e lo sviluppo psicofisico e morale. Lo afferma Save the Children in un comunicato. Nonostante la maggior parte degli Stati abbia ratificato la Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza e la Convenzione dell'Organizzazione internazionale del lavoro, il lavoro minorile è un fenomeno ancora molto diffuso. I progressi positivi nella riduzione del fenomeno compiuti tra il 2000 e il 2020 hanno dovuto fare i conti con i conflitti armati, l'impatto della pandemia Covid-19 e la crisi climatica, che hanno prodotto un aumento vertiginoso delle famiglie sfollate o precipitate nella povertà, costringendo altri milioni di bambini al lavoro minorile.

In Italia sono 336mila, il 6,8% della popolazione totale in questa fascia di età

A pochi giorni dalla 22esima Giornata mondiale contro il lavoro minorile, che ricorre il 12 giugno e ha come focus quest'anno la giustizia sociale per tutti, Save the Children rilancia l'allarme su questa grave violazione dei diritti fondamentali dell'infanzia e dell'adolescenza che in Italia si stima riguardi 336 mila minorenni tra i 7 e i 15 anni coinvolti in esperienze di lavoro continuative, saltuarie o occasionali. Secondo le stime dell'ultimo rapporto nazionale diffuso dall'organizzazione, ’Non è un gioco’, realizzato in collaborazione con la Fondazione Di Vittorio, quasi 1 minore su 15 tra i 7 e i 15 anni, il 6,8% della popolazione totale in questa fascia d'età, svolge o ha svolto una attività lavorativa, una proporzione che sale a 1 minore su 5 se si considerano solo i 14-15enni. Tra questi ultimi, il 27,8% dei casi (circa 58mila adolescenti) riguarda lavori particolarmente dannosi per l'impatto sui percorsi educativi e il benessere psicofisico degli adolescenti coinvolti, essendo svolti in maniera continuativa durante il periodo scolastico, oppure in orari notturni o comunque percepiti da loro stessi come pericolosi.

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I settori: ristorazione e vendita al dettaglio in testa

Come evidenziato nel rapporto, i settori prevalentemente interessati dal fenomeno del lavoro minorile nel nostro Paese sono quelli più tradizionali come la ristorazione (25,9%) e la vendita al dettaglio nei negozi e attività commerciali (16,2%), seguiti dalle attività in campagna (9,1%), in cantiere (7,8%), dalle attività di cura con continuità di fratelli, sorelle o parenti (7,3%), ma non mancano le nuove forme di lavoro online (5,7%), come la realizzazione di contenuti per social o videogiochi, o il reselling di sneakers, smartphone e pods per sigarette elettroniche.
Sebbene il 70,1% dei 14-15enni che lavorano o hanno lavorato, lo abbiano fatto in periodi di vacanza o in giorni festivi, il lavoro è intenso da un punto di vista della frequenza: quando lavorano, più della metà dei 14-15enni lo fa tutti i giorni o qualche volta a settimana, circa 1 su 2 lavora più di 4 ore al giorno.

La connessione con l’abbandono scolastico

«Per molti ragazzi e ragazze c'è una relazione stretta tra l'ingresso troppo precoce e prima dell'età consentita nel mondo del lavoro e l'abbandono scolastico. Un ingresso troppo precoce nel mondo del lavoro che può limitare o compromettere le aspirazioni sul futuro e il percorso di formazione e sviluppo professionale verso l'età adulta», ha dichiarato Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children.

«Se è vero che il lavoro minorile è l'altra faccia dell'abbandono scolastico - aggiunge Milano - l'investimento sulla scuola e sulla qualità dell'istruzione è una risorsa primaria nel nostro Paese per prevenire questo fenomeno, e dobbiamo fare ogni sforzo per garantire il diritto all'istruzione». «È necessaria, allo stesso tempo, una forte azione istituzionale coordinata e mirata sul lavoro minorile, che parta dal rilievo sistematico del fenomeno nei diversi territori e preveda misure concrete di prevenzione e contrasto. Un'azione efficace non può poi prescindere da un intervento diretto nei singoli territori, e in particole in quelli maggiormente deprivati, che rafforzi le reti di monitoraggio, il sostegno ai percorsi educativi e formativi e il contrasto alla povertà economica ed educativa, con un'azione congiunta da parte delle istituzioni e degli attori sociali ed economici attivi sul territorio», ha concluso Milano.

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