Sorelle Macaluso, le piccole donne di Emma Dante
Il film è un ibrido tra musica, teatro, cinema e poesia, dove la regista dilata e contrae il tempo e applica le figure retoriche della letteratura
di Federica Polidoro
1' di lettura
Se Emma Dante, in concorso in laguna con la trasposizione cinematografica della sua pièce Le Sorelle Macaluso, ha un merito, è sicuramente nella scelta e nella direzione delle protagoniste, che sarebbero tre, ma diventano molte di più perché vengono rappresentate in tre distinti piani temporali dalla giovinezza alla vecchiaia.
Nel film è possibile riconoscere una certa qualità pittorica con rimandi che vanno dal Cristo Morto del Mantegna, all'iconografia sul tema della Vanitas e del Tempo (es. Le tre età della donna di Klimt e di Hans Baldung; La vecchia civetta di Bernardo Strozzi, Prospettiva II e il Balcone di Manet di Rene Magritte). Anche il modo di posare lo sguardo sugli oggetti sembra essere un monito alla condizione effimera dell'esistenza, così che ogni dettaglio diventa un'allegoria. Il racconto ellittico prende senso attraverso segni e presentimenti continui: una bambola abbandonata in mare, un cuore di animale selvatico, un giocattolo a molla.
Il film è un ibrido tra musica, teatro, cinema e poesia, dove la regista dilata e contrae il tempo e applica le figure retoriche della letteratura. Noi di IL abbiamo l'abbiamo intervistata insieme all'attrice Donatella Finocchiaro per scoprire che tutto è stato rivoluzionato in fase di montaggio.
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