Sorrento, è tornato il tempo del Grand Tour tra hotel panoramici e lidi su palafitte chic
Giardini, terrazze, indirizzi storici, la ricerca dell’autenticità nel limoncello e gli echi della voce di Caruso: guida ai luoghi e alle esperienze imperdibili nella città sospesa fra il mare e il vulcano
di Luca Bergamin
I punti chiave
4' di lettura
All'ingresso della Villa Comunale di Sorrento un artista della Mitteleuropa scatta foto col dagherrotipo. Le famiglie americane accettano volentieri di posare e sorridono quando lo vedono scomparire per un attimo dentro il vello nero. Col ritratto vintage in mano si affacciano subito dopo dalla balconata e restano incantati dalla vista del mare blu, del Vesuvio scuro e dalle sue sconfinate propaggini verdi. Si sentono le urla felici dei bagnanti che si gettano dai moli allungati nell'acqua come tentacoli di un polpo. Provengono di lidi palafitta di Marina Piccola, alla quale si accede attraverso una storica scalinata scavata nella roccia, una sorta di mulattiera balneare che permette così di godere in pieno questo trovarsi dentro una cartolina di altri tempi.
Eppure a Sorrento, incipit della penisola sorrentina e della costiera che poi diventa amalfitana, sembra proprio che i tempi belli siano tornati. Tanto è vero che, proprio lì accanto, viene da pensare che sia un intellettuale quello col pince-nez che legge nel giardino floridissimo dell'Hotel Tramontano, storica dimora per villeggianti, dove Henrik Ibsen soggiornò a lungo portando a termine il dramma Gli Spettri. Anche fare colazione come al Bellevue Syrene, nel patio fiorito che guarda al mare, delizia tutti i cinque sensi. Lucio Dalla pensò qui la sua Caruso.
Il Sedil Dominova tra i gioielli di Corso Italia
Dà ebrezza entrare nella suite che il Grand Hotel Excelsior Vittoria ha dedicato a Enrico Caruso, dopo che Lucio Dalla fu così stregato dal suo panorama da comporre il testo della struggente canzone che porta il nome del tenore campano. Gli alberghi a Sorrento rappresentano, dunque, luoghi dell'anima, per i quali far sentire bene chi arriva qui dal mare, attratto dalla falesia alta e possente sulla quale sorge il borgo marinaro, è un dovere e al tempo stesso un piacere.
All'Art Hotel Gran Paradiso, ad esempio, il blu è il colore dell'interior design, e c'è da essere certi che il concierge saprà scovare un auto d'epoca a bordo della quale raggiungere quel Vesuvio che si staglia in lontananza e anche in vicinanza: vedendolo ogni momento dalle finestre induce a credere che si rivelerà un amico fidato, come gli anziani che stanno giocando a carte ai tavoli disposti nel Sedil Dominova sul largo detto schizzariello che, dopo essere stato nell'800 il ritrovo della nobiltà locale, ora ospita, in questa loggia affrescata dell’antica via San Cesareo, la Società Operaia di Mutuo Soccorso. Poi si entra nella Chiesa di San Paolo ad ammirare l'arte delle tarsie, presenti anche nella Cattedrale dei Santi Filippo e Giacomo, mentre Villa Fiorentino si dedica all'esposizione di fotografie - compresa una sexy Sophia Loren - nel giardino dove c'è la sede open anche del Museo delle Arti e Mestieri sotto un pergolato che un tempo fungeva da limonaia.
L'elisir del limoncello, boutique di fiori fané, e poi Marina Grande come ai tempi di Sophia
È intrigante uscire dal flusso dei turisti e cercare autenticità nell'intreccio di vicoli che si ramificano dal lungo e stretto Corso Italia, per esempio negli assaggi di liquore di agrumi da Limonoro, al suo stesso posto dal 1905. Fané è invece l'atrio del Fioraio Ruoppo dove tra putti, monstera deliciosa tentacolari, fontane un po' sbrecciate eppure ravvivate dai colorati mosaici, si è turbati dal fascino delle composizioni profumate. E anche scendere a piedi verso Marina Grande, la spiaggia più vasta cara gli appassionati di cinema degli anni '50 che qui riconosceranno molti sfondi amati nel film “Pane, amore e …” diretto da Dino Risi e interpretato da Sophia Loren, regala sorprese: la bottega degli storici calafati Aprea è diventato un museo involontario grazie al signor Cataldo, novantenne, che con le mani sa ancora costruire barche a vela e racconta volentieri l'avventura familiare cominciata più di due secoli e mezzo fa.
Con quei romanzi di marineria e il sapore delle fritture della Taverna Azzurra che si trova sul porto, si ha l'impressione di salpare invece di cenare sulla spiaggia guardando quel mare che sembra davvero luccicare, come cantava appunto Lucio Dalla, un effetto acuito anche dal movimento delle luci di Castellammare di Stabia.
Vico Equense è il borgo delle delizie e leccornie gastronomiche
Il mattino successivo si possono sfidare i tornanti che conducono nel centro storico di Vico Equense, considerato ormai, calcolato il numero di stelle Michelin conquistate dai tanti chef che vivono o sono cresciuti qui, il paese italiano della grande cucina per antonomasia. Alla Chiesa della Santissima Annunziata hanno appena celebrato un matrimonio: gli invitati e anche gli sposi non riescono a staccarsi dall'abbraccio stretto col panorama marittimo vertiginoso che c'è sotto di loro e sotto questo iconico edificio di culto color rosa confetto. E probabilmente i bagnanti laggiù stanno guardando il corteo nuziale quassù.
Vico è un borgo che si avviluppa attorno alla Fontana dei Delfini, dove l'appetito sarà superbamente accontentato: Gabriele è luogo di leccornie dolci e salate, il suo gelato è assai premiato, la delizia al limone delicata ed artistica, i provoloni si sciolgono in bocca tanto sono leggeri e saporiti. L'altra esperienza assolutamente da fare è sedersi ai tavoli dell'Università della Pizza insieme ad altri centinaia di avventori e ordinare “un metro”, distanza inventata proprio qui proprio da Gigino Dell'Amura intuendo che serviva una misura speciale per accontentare la fame di bontà. Del resto è smisurata la bellezza di questo primo assaggio di Penisola Sorrentina.
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