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Sostenibile e locale, Cuneo spinge l’edilizia a Km zero

Zero 150

di Maria Chiara Voci

2' di lettura

Un’edilizia a km zero, dove la qualità è anche sinonimo di produzione locale, su piccola scala e con ricadute dirette sul territorio. Un progetto che innova, nel suo ritorno alla tradizione. Si chiama Zero 150 ed è la prima rete di imprese ad arrivare al traguardo fra quelle affiancate dalla sezione cuneese di ReteImpresa Lab, l’agenzia costituita ad hoc da Confindustria. È stata creata da 5 storiche realtà familiari della Provincia Granda, tutte del settore costruzioni anche se con profili molto diversi, dalla produzione di serramenti ad alta performance a manufatti di cemento per le infrastrutture, da elementi per le costruzioni in legno tecnologico a laterizi a prodotti per intonaci e rivestimenti: rispettivamente Cobola Serramenti, Edilbloc, Mozzone Building System, Vincenzo Pilone e Vimark.

«L’idea - spiega Carlo Bovio di Vimark - è nata quando, per una mera questione burocratica, siamo stati esclusi dall’appalto di un intervento che si stava sviluppando a pochi chilometri dalla nostra sede. Anche, e non solo, per una ragione di prossimità, la nostra offerta era sulla carta la migliore, ma rispetto alla multinazionale che ha vinto, a noi mancava un certificato. Un sigillo che non sposta nulla in termini di caratteristiche di prodotto e che una media azienda non sempre può permettersi per una ragione di meri costi. Da qui, abbiamo capito che la strada per crescere era fare rete». Dal pensiero allo sviluppo, in pochi mesi la rete è nata, aggregando un primo nucleo di imprese che già si conoscevano e grazie al supporto strategico confindustriale. «Le reti d’impresa - spiega Mauro Danna, vicedirettore di Confindustria Cuneo - sono uno strumento agile, che dal 2009 ad oggi è cresciuto esponenzialmente. In Piemonte oggi le reti sono 796 per 2.385 imprese e a Cuneo, ne contiamo 257, anche se la prima rete nata dal nostro laboratorio è Zero150». Lo strumento giuridico permette alle realtà che ne fanno parte di collaborare, senza costituire nuove forme societarie, mantenendo ferme le proprie attività principali e prevalenti, ma usando opportunità come il distacco di manodopera in una forma semplificata o il ricorso all’istituto della codatorialità per condividere costi, oneri e responsabilità su parte della forza lavoro. «Un vero aiuto - aggiunge Giampaolo Vitali, economista Cnr e segretario Gruppo Economisti d’Impresa - soprattutto per le pmi, perché permette di superare i limiti dimensionali e di mettere in sinergia importanti economie di scala. Soprattutto le evoluzioni sul fronte della sostenibilità, metteranno le aziende di fronte a investimenti e costi che saranno affrontabili solo in forma aggregata, così da mantenere saldo il fine primario di un’impresa, che è quello di fare business, pur in un equilibrio costante fra etica, sostenibilità e profittabilità».

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