Sostenibilità accessibile e a misura di consumatori: 12 imprese sul podio
Il Consorzio Casalasco del Pomodoro ha ricevuto più voti per la rendicontazione mentre Ovs è in testa per il rating
di Chiara Bussi
I punti chiave
- L’identikit e la selezione
- Sostenibili non solo a parole ma con i fatti
3' di lettura
Trasparenti, accessibili e a misura di consumatori. Sono i Bilanci di sostenibilità di 12 società dell'Index Future Respect promosso da ConsumerLab che hanno ricevuto più voti o hanno ottenuto il rating più alto da parte di un panel di 300 prosumer.
In vetta è la rendicontazione del Consorzio Casalasco del Pomodoro. La cooperativa di agricoltori del cremonese che vanta tra i brand più noti Pomì e De Rica ha incassato 2.023 voti. Seguono, in ordine, Caleffi
L’identikit e la selezione
Le 12 società hanno un fatturato aggregato di oltre 10 miliardi di euro, danno lavoro a 37.600 persone, hanno una forte vocazione all'export (10 di esse sono infatti esportatrici) e otto sono Pmi. Il settore più rappresentato, con sei imprese e il 56% delle preferenze, è quello alimentare. Sul podio sono approdate dopo aver superato con successo due selezioni: la prima da parte di un team di esperti che ha selezionato 50 Bilanci di sostenibilità a partire da una banca dati di oltre 1.500 censiti da ConsumerLab, la seconda, quella conclusiva, che ha visto in campo i diretti interessanti nelle scelte di acquisto, ovvero i consumatori. I voti totali espressi per i 50 Bilanci dell’Index sono stati 27.448, in crescita del 32% rispetto al 2020, mentre le 12 “high performer” hanno raccolto 15.184 preferenze. Le visite al sito Consumerlab.it sono state 198.641, in aumento del 33% rispetto allo scorso anno.
«Un risultato importante – sottolinea il coordinatore di ConsumerLab Francesco Tamburella - che testimonia il crescente interesse dei cittadini consumatori per la trasformazione sostenibile, il desiderio di partecipare attivamente per cambiare stile di consumo e preferire imprese che rivedono il modo di produrre nel rispetto degli altri in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile». Le prescelte, aggiunge, «sono state capaci di dimostrare sensibilità al bene comune, attenzione all'interesse generale e attitudine alla coesione sociale senza troppe parole di circostanza e principi generali. In questo le Pmi hanno dimostrato di cavarsela meglio perché sentono una maggiore vicinanza al proprio pubblico e al proprio territorio».
Sostenibili non solo a parole ma con i fatti
Tutte le società, prosegue Tamburella, «dicono di essere sostenibili ma poche sono in grado di spiegare perché. Per una sostenibilità accessibile non bastano le intenzioni, ma servono numeri e fatti raccontati con chiarezza per essere compresi proprio dai fruitori. Il pericolo, oltre il greenwashing, è quello dell’hazy, della foschia che confonde i risultati e gli impatti con le promesse e le teorie; una vera e propria vanità autoreferenziale con finalità esclusivamente di marketing».
E insieme occorre ampliare la platea delle imprese disposte a “raccontarsi”. Oggi meno di un terzo delle 1.915 principali Imprese italiane della Classifica Mediobanca redige un Bilancio di sostenibilità. Non solo. «Dalla nostra banca dati- conclude Tamburella – abbiamo notato che c'è una quota di aziende pari al 5% che redigeva questa rendicontazione ma ha rinunciato. È importante invece comprendere che si tratta di uno strumento essenziale di cui i consumatori terranno sempre più conto in futuro e proprio per questa ragione va elaborato in modo chiaro e trasparente».
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