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Sostenibilità, Consob vuol vederci chiaro su agenzie di rating e data provider

L’authority italiana a breve avvierà un’analisi comparata su criteri e metodologie utilizzate dai protagonisti del mondo Esg compresi i produttori di benchmark

di Vitaliano D'Angerio

(IMAGOECONOMICA)

2' di lettura

Consob vuole vederci chiaro sul settore della sostenibilità e in particolare sulle agenzie di rating, sui data provider e sui produttori di benchmark. Per questo motivo ha deciso di avviare un’analisi comparata su criteri e metodologie. È quanto emerge dalla relazione annuale dell’authority italiana che vigila sui mercati finanziari. «Crescono l’offerta e la domanda di prodotti di investimento che beneficiano di marchi green o Esg – si legge nel voluminoso documento –. I lavori anche internazionali per pervenire a metriche e standard di disclosure convergenti in materia di sostenibilità stanno accelerando, ma non sono ancora giunti a definire una cornice completa e unitaria». In attesa dunque che si arrivi a una standardizzazione delle informazioni non finanziarie, Consob ha deciso di muoversi in maniera autonoma

L’analisi dei vigilanti

«La Consob intende avviare da subito un’analisi comparata delle metodologie e dei criteri attualmente utilizzati per rilasciare i rating di sostenibilità, per prevenire fenomeni di greenwashing a tutela degli investitori – si legge ancora nella relazione annuale –. L’analisi riguarderà i soggetti che producono rating di sostenibilità, le agenzie di rating del credito, i data provider e i produttori di benchmark».

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C’è grande confusione infatti sul fronte delle informazioni non finanziarie. La tassonomia green europea entrerà in vigore a inizio 2022. E lo stesso regolamento sulla trasparenza della finanza sostenibile (Sfdr) è entrato solo parzialmente a regime in attesa di indicazioni ulteriori da parte della Commissione Ue.

Un hub nazionale per le informazioni Esg

Non è soltanto una questione di qualità delle informazioni ma anche di dove trovarle. Nel giugno dell’anno scorso alcune associazioni che riuniscono a livello europeo fondi, banche e assicurazioni avevano chiesto alla Commissione Ue un data base unico, pubblico e gratuito, per consentire a tutti gli intermediari piccoli e grandi di attingere a tali notizie.

A distanza di un anno, ecco che Consob pone l’accento sulla «trasparenza e la visibilità delle Pmi» elementi chiave «per raggiungere l’attenzione degli investitori». Da qui la proposta «di un punto di accesso unico alle informazioni finanziarie e non finanziarie». Per Consob «è un obiettivo primario, seppur non di breve periodo e di complessa realizzazione».

A supporto di tale iniziativa l’authority spieg che «ciò incentiverebbe non solo la liquidità dei titoli sul mercato secondario, ma anche la diffusionedi informazioni sui fattori Esg (environmental, social and governance) che potrebbe attrarre il crescente flusso di investimenti indirizzato verso le attività sostenibili». L’authority ricorda che «il sistema italiano, e in tale ambito la Consob, parteciperà alle iniziative per la realizzazione di un hub nazionale che potrà inserirsi nel contesto del punto unico di accesso europeo (Esap) per il quale è stata avviata una consultazione nel 2021».

La “chiamata” per i rendiconti Esg (Dnf)

«Il 30 novembre 2020 la Consob ha concluso la consultazione pubblica per acquisire elementi utili per una proposta di riforma della disciplina nazionale sulle dichiarazioni non finanziarie (Dnf) – viene ancora spiegato nella relazione –, che si traduce attualmente in un numero molto ridotto di società che pubblicano rendicontazioni non finanziarie».

E si aggiunge: «La proposta di intervento sarà ispirata al principio di proporzionalità, individuando set di informazioni correlati alle dimensioni dell’impresa. Gli interventi proporranno comunque incentivi alla rendicontazione di sostenibilità su base volontaria,modulandone i contenuti in chiave di proporzionalità e introducendo benefici/incentivi, di carattere fiscale e non fiscale».

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