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Sotheby’s: capolavoro Picasso venduto per 139 milioni di dollari, secondo prezzo più alto

Guanti bianchi per i 31 lotti selezionati per l’asta serale, che insieme al secondo catalogo ha portato un ricavo di 406,4 milioni di dollari, di cui 139 per la Marie-Therese del maestro catalano

di Giovanni Gasparini

4' di lettura

La sera dell’8 novembre Sotheby’s New York ha battuto il catalogo più atteso della settimana, comprendente i lotti milionari della collezione di Emily Fisher Landau, una della più importanti collezioniste degli ultimi 50 anni, in particolare di arte americana del dopoguerra. I 31 lotti selezionati per l’asta serale, cui è seguito il 9 novembre un catalogo di altri 82 lotti con stime più contenute praticamente tutte sotto il milione di dollari, hanno portato un ricavo di 406,4 milioni di dollari, di cui oltre un terzo dovuti ad un solo lotto, e nove risultati superiori ai 10 milioni di dollari.
Tutti i lotti sono andati venduti, poiché vi erano 24 garanzie di parte terza che assicuravano un compratore, e le rimanenti sette garanzie dirette della cosa d’aste in tre casi si sono rivelate in pratica ‘senza riserva’, con tre lotti multimilionari aggiudicati ben al di sotto delle stime. Salvo  un paio di casi in cui vi è stata una protratta serie di rilanci, ben 12 lotti sono andati aggiudicati dopo un solo rilancio, fra cui 9 finiti con ogni probabilità ai rispettivi garanti.
La presenza di garanzie di terzi a proteggere stime molto elevate ha mostrato nuovamente gli effetti depressivi e distorsivi di questa pratica abusata dalle case d’asta principali.
In ogni caso questo meccanismo di supporto artificiale del mercato consente di mantenere elevati i prezzi, anche in assenza di una domanda dinamica.
L’asta è durata poco più di un’ora, pari a circa due minuti per lotto in media, poiché a nostro avviso solo otto lotti hanno avuto più di due contendenti, e 10 sono andati aggiudicati dopo un solo rilancio contro la garanzia di parte terza: non esattamene un mercato spumeggiante.

Picasso 1932

Il grande ritratto di Marie-Therese Walter ‘Femme a la Montre’ dipinto da Picasso nel fatidico anno 1932, che ha soppiantato il primo ‘900 (periodi blu e rosa) e il Cubismo nel cuore dei collezionisti alla moda, partiva da una stima garantita e a richiesta di 120 milioni di dollari ed è andato aggiudicato a 121 milioni senza entusiasmi, che con le commissioni diventano 139,4 milioni di $, il secondo prezzo in asta per l’artista. La presenza di un orologio al polso della giovane amante del pittore, oltre alla grande taglia e l’anno di esecuzione, contribuiscono a rendere speciale questa tela, acquistata dalla collezionista nel lontano 1968.

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Record per Agnes Martin e Mark Tansey

Il resto della collezione verteva sull’arte americana dal dopoguerra e ha visto due record rispettivamente per una lavoro astratto della primissima produzione di Agnes Martin, la grande tela ‘Grey Stone II’ del 1961 lungamente contesa da molteplici compratori fino a duplicare la stima alta a 16 milioni, pari a 18,7 milioni con le commissioni, e un lavoro figurativo di Mark Tansey a toni rossi del 1987 ‘Triumph over Mastery II’ che con le commissioni ha sfiorato la stima alta a 11,8 milioni di $, entrambi superando agilmente le rispettive garanzie. Un secondo lavoro di Tansey a toni blu ‘Installing the Lens’ è finito, invece, al garante a 4 milioni di $, mentre un più tardo lavoro di Anges Martin del 1995 ha confermato le stime.

Agnes Martin, la grande tela ‘Grey Stone II’ del 1961

Mark Tansey, ‘Triumph over Mastery II’. 1987

Pochi rilanci, anche dall’Asia

È bastato un rilancio per aggiudicare sotto la stima ma al secondo prezzo di sempre un lavoro ‘storico’ di Ed Ruscha con la parolina BOSS in rosso su campo nero, a 39,4 milioni di $ con le commissioni ad un collezionista americano, mentre la sua composizione ‘Mint’ a caratteri verdi su giallo è finita ad un compratore al telefono con personale italiano della casa d’aste dopo un rilancio contro la garanzia a quasi 13 milioni di $ con le commissioni.

Ed Rusha

Un solo bid proveniente dall’Asia ha salvato dall’invenduto un difficile ma storico lavoro di Mark Rothko dai toni cupi della serie pensata per il «Seagram Murals» nel 1958, fermo a 22 milioni contro una stima di 30-40 milioni, invero irrealistica per il carattere meditativo e le palette scura del lavoro a due compi verticali non tipico dell’artista.

Mark Rothko della serie «Seagram Murals» del 1958

È finita in Asia anche una caratteristica tela grigia di Cy Twombly del 1968 brevemente contesa fino a 26,8 milioni, entro la stima di 20-30 milioni di $. A completare la serie dei cinque lavori oltre la soglia di 20 milioni di dollari vi è una coppia di bandiere americane della celebrata serie ‘Flags’ di Jasper Jones, che grazie anche alla dimensione del lavoro del 1986 è stata brevemente contesa fino a raggiungere 41 milioni con le commissioni.

Jasper Jones, “Flags” 1986

Curiosa dinamica in asta per l’autoritratto di Andy Warhol con ciuffo, che sembrerebbe aggiudicato a 16 milioni dopo un irrituale rilancio di 2 milioni dal bid precedente di 14 milioni, con un prezzo finale comunicato con le commissioni di 18,1 milioni di $, inferiore a quello di Agnes Martin pur a parità di prezzo di martello: ciò potrebbe esser dovuto allo ‘sconto’ del premio di garanzia. Entrambi i lavori di Rauschenberg proposti sono andati aggiudicati ben al di sotto delle stime milionarie e otto dei dieci ultimi lotti in catalogo sono finiti al garante di parte terza senza rilanci, alla stima bassa o sotto di essa, ma nessuno di questi aveva stime superiori a 5 milioni di dollari.
Al di là dei prezzi ottenuti tuttora elevati e sicuramente maggiori rispetto a quanto pagato dalla collezionista ai suoi tempi, la scarsa dinamicità dell’asta e il ricorso essenziale alle garanzie conferma le preoccupazioni per la sostenibilità di lungo periodo della parte più elevata del mercato.

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