Space economy, Battiston: «Dall’integrazione di big data spaziali e terrestri applicazioni sempre più sofisticate»
di Nicoletta Cottone
3' di lettura
Luca Parmitano torna nello spazio al comando della Stazione spaziale internazionale. Nella missione di luglio 2019 per la prima volta un astronauta italiano, nella squadra dell’Esa (Agenzia spaziale europea), sarà al timone della Iss. Un grande successo per l’Italia, ma anche l'apertura di nuove frontiere per la space economy made in Italy, che riscuote grande success0 in tutto il mondo. «Abbiamo in orbita satelliti sempre più sofisticati - spiega in una videointervista al Sole24ore.com il presidente dell’Agenzia spaziale italiana Roberto Battiston - che forniscono molti dati dell’osservazione della Terra». E le applicazioni entrano sempre più nella nostra vita quotidiana, a partire dal cellulare che ci fa navigare proprio grazie a un satellite, da un punto all’altra della città.
La grande sfida
Ci sono «una serie di servizi che si stanno cominciando a utilizzare grazie all’integrazione dei big data spaziali e terresti, che ci porteranno negli anni ad applicazioni sempre più sofisticate e caratterizzate da valore economico. La grande sfida è come estrarre il valore economico nascosto nella montagna di dati che lo spazio produce».
Le cifre della space economy
Quelle della space economy sono cifre molto importanti. A livello globale si parla oggi di 350 miliardi di dollari, il 70% rappresentato dal fatturato dei servizi e il 30% dalla manifattura. Una crescita, quella del settore, esponenziale, dopo che per decenni lo spazio è stato a esclusivo uso degli enti spaziali governativi di tutto il mondo. Ora invece il ragionamento è cambiato, perchè il settore rappresenta una nuova frontiera scientifica e tecnologica, con ritorni finanziari notevoli. Ogni euro investito ha un ritorno finanziario fra i 6 e i 9 euro.
Italia protagonista ad altissimo livello
E l’Italia in questo settore è protagonista ad altissimo livello: 6.300 addetti e un giro d’affari intorno a 1 miliardo e 600 milioni l’anno. E dal primo satellite San Marco, dei primi anni ’60, in orbita grazie alla caparbietà di Luigi Broglio, tanta strada è stata fatta. Oggi sulla Stazione spaziale internazionale ci sono molte parti che parlano italiano. Sulla Iss almeno il 50 per cento è made in Italy, spiega Battiston: «Ci sono zone abitabili, cilindri, nodi, la cupola che è una finestra sullo spazio: tutti oggetti ad alta qualità tecnologica fabbricati a Torino dalla nostra industria spaziale, Thales Alenia spazio».
La vendita di un cargo ha un ritorno economico di 20 milioni
Altro esempio di tecnologia italiana sono i cargo, che portano i materiali dalla Terra nello spazio. «Ogni volta che vendiamo uno di questi cargo abbiamo un ritorno economico di circa 20 milioni di euro. Che moltiplicato per i 16 oggetti forniti dalla nostra industria agli americani rappresenta un ritorno economico di centinaia di milioni». Ed è anche un esempio di come la ricerca legata all’esplorazione degli astronauti e alla Stazione spaziale porti direttamente a importanti sviluppi tecnologici.
Per diventare astronauti bisogna essere scienziati o ingegneri
Poi un consiglio per afrronterà a giorni la maturità e sogna di diventare astronauta o ingegnere spaziale. «Serve una grande passione, una forte determinazione. Sono obiettivi bellissimi - ha sottolineato Battiston - ma non è garantito raggiungerli. Ci vuole costanza, interesse e uno studio serio di materie scientifiche. Non si può essere astronauti senza essere scienziati o ingegneri». E lo spazio, ha ricordato «è sempre superare i limiti del nostro vivere sulla Terra».
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