Spedizionieri, allarme ricambio generazionale: mancano 3mila addetti qualificati
L’export delle imprese italiane cresce, ma dall’assemblea di Fedespedi emerge la mancanza di esperti di cybersecurity, commerciali e sviluppatori per organizzare i trasporti internazionali
di Cristina Casadei
3' di lettura
Le esportazioni delle aziende italiane crescono, ma mancano all’appello 3mila spedizionieri. Non si tratta di bassa manovalanza, ma di esperti di cyber security, commerciali e sviluppatori, come è emerso ieri all’assemblea annuale di Fedespedi, la federazione delle imprese di spedizione internazionali che aderisce a Confetra e rappresenta 2.100 aziende di un comparto che fattura 15 miliardi di euro (il 20% dell’intera logistica) e dà lavoro a circa 50mila persone.
La crescita dell’Italia
Secondo i dati rappresentati dalla Federazione l’Italia è uno dei Paesi che registra i più alti volumi di export a livello mondiale: è infatti al settimo posto dopo Cina, Stati Uniti, Germania, Olanda, Giappone e Corea del Sud. La forte propensione al commercio estero è attestata anche dai dati Istat relativi al periodo gennaio-maggio 2023, che hanno registrato una variazione positiva dell’export (+4,2%), spinto dalla significativa crescita verso il Far East (+17,9%) e il Nord America (+6,1%), e una flessione dell’import (-4,6%), su cui ha inciso però il calo dei prezzi delle materie prime energetiche. Se l’Italia si distingue per la propensione delle sue imprese all’export, non si può dire lo stesso per le sue prestazioni logistiche: secondo l’ultima classifica mondiale realizzata dalla World Bank, che certifica le prestazioni logistiche di 160 Paesi, l’Italia è solo diciannovesima, e scende al 24° e 26° posto, analizzando le singole voci “procedure doganali” e “disponibilità di servizi internazionali”.
L’obiettivo del Governo
Un tema su cui c’è molto da fare, viste le ambizioni del Governo. Edoardo Rixi, Viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti spiega che «il nostro sistema logistico deve essere sempre più integrato per sfruttare al massimo le ricchezze del Mediterraneo in cui transita il 25% del traffico mondiale, sebbene rappresenti appena il 3% della superficie terrestre. Il Governo punta per questo motivo al potenziamento di infrastrutture portuali e capacità intermodale». Il settore ha bisogno di un rilancio che, per il presidente di Fedespedi, Alessandro Pitto, passa «dalla semplificazione normativa a beneficio e vantaggio delle imprese, che si trovano oggi a fare i conti con norme datate, non chiare che generano lungaggini nella filiera della logistica determinando grandi perdite per le aziende causate dai ritardi soprattutto nel processo di sdoganamento delle merci». Ma non solo. Pitto dice anche che «serve creare percorsi professionali nuovi, in grado di rendere attrattiva la figura dello spedizioniere e promuovere il settore della logistica dal punto di vista occupazionale».
I fabbisogni occupazionali
Nonostante gli occupati nel segmento delle spedizioni siano cresciuti dai 29.406 del 2015 agli oltre 32.505 del 2022, Fedespedi stima in oltre 3mila addetti il fabbisogno di nuovi occupati. Si tratta di operatori che supportano le aziende del Made in Italy in un ambito sempre più governato dai dati, in cui la capacità di analisi e modellizzazione è diventata fonte di vantaggio competitivo. Tra l’altro l’età media degli occupati è incrementata negli ultimi sette anni, passando dai 43 del 2015 a 46 anni del 2022.
L’allarme turn over
Nel 2022, sono più di 2.000 gli over 60, e questo fa vedere all’orizzonte l’avanzare del tema del turn over: secondo Fedespedi nell’arco dei prossimi 6 anni sarà necessario sostituire il 5% del personale, una quota destinare a salire al 22% in un decennio. Per garantire un adeguato turnover nel settore, da una stima effettuata da Fedespedi su dati di GiGroup, nella sola Lombardia servirebbero 15mila studenti all’anno in più negli istituti di formazione tecnici e professionali dedicati alla logistica. «Il mondo delle spedizioni è chiamato a un cambiamento per attrarre e valorizzare le nuove competenze legate a innovazione, digitale e sostenibilità - afferma Pitto - in un mercato del lavoro in cui il fabbisogno occupazionale del settore è in crescita ma che sconta difficoltà in termini di attrazione dei talenti e delle competenze».
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