Spesometro, Ruffini apre alla semplificazione: bastano i dati essenziali
di Giovanni Parente
3' di lettura
Ernesto Maria Ruffini ha detto sì. Il neodirettore delle Entrate ha espresso parere positivo a possibili interventi di semplificazione sullo spesometro durante l’audizione in commissione Finanze alla Camera. Interventi su cui l’Agenzia potrà fare la sua parte nel perimetro delle leggi vigenti, mentre per interventi più significativi sarà il legislatore a dover mettere mano. Intanto, rispondendo a una domanda di Giovanni Sanga (Pd), Ruffini ha precisato che per il primo invio semestrale sono arrivati i dati relativi a 1,4 miliardi di fatture.
Meno dati anagrafici
Le Entrate stanno già individuando margini di semplificazione dell’adempimento nel perimetro legislativo attuale. «In relazione alle problematiche emerse in fase attuativa - ha dichiarato Ruffini - l’Agenzia sta individuando tutti gli spazi ulteriori di semplificazione, nei limiti consentiti dalla norma, valutando modalità idonee a garantire una maggiore informazione sugli strumenti messi a disposizione. In particolare le attuali specifiche tecniche unite al provvedimento dell’Agenzia marzo 2017 stabiliscono l’obbligatorietà della comunicazione di alcuni dati di dettaglio anagrafici del cedente/prestatore sia con riferimento alle fatture emesse che con riferimento a quelle ricevute del cessionario/committente, solo per le fatture emesse diverse da quelle semplificate»
Cosa semplificare, allora? Per Ruffini «l’informazione relativa ai dati anagrafici – e questo è lo sforzo che può fare l’agenzia delle Entrate - al domicilio fiscale dei clienti e dei fornitori possa essere semplificata. Così come l’informazione relativa ai dati anagrafici della stabile organizzazione e dei rappresentanti fiscali. Ugualmente per le bollette doganali ritengo che possa essere resa facoltativa la compilazione del campo identificativo dello Stato extracomunitario e della provenienza dei beni. Queste sono le poche benché significative innovazioni che può introdurre l’agenzia delle Entrate».
Solo le informazioni essenziali
Ma si potrebbe anche fare di più, però in quersto caso la palla passa a Governo e Parlamento. «Per ulteriori modifiche volte a recepire le istanze dei contribuenti e dell’opinione pubblica occorre - ha messo in chiaro Ruffini - uno specifico intervento normativo che sommessamente l’agenzia delle Entrate può individuare su alcuni filoni: facoltà di trasmettere i dati non più con la cadenza attuale ma ad esempio con cadenza semestrale, facoltà di trasmissione cumulativa dei dati delle fatture emesse e ricevute di importo inferiore a 300 euro, non applicazione di sanzioni per l’errata trasmissione dei dati fatture emesse e ricevute per le comunicazioni effettuate per il semestre 2017, esonero dall’obbligo per alcuni soggetti come produttori agricoli con volume d’affari non superiore a 7mila euro o esonerati da obblighi documentali e contabili compresa la dichiarazione annuale (fermo restando ulteriori obblighi vigenti), esonero per amministrazioni pubbliche per fatture verso consumatori finali». Il tutto rimarcando di dirlo «sommessamente - ha tenuto a precisare - perché le leggi non le fa l’Agenzia delle Entrate».
In realtà i dati rilevanti da comunicare non dovrebbero essere molti. «L’importante è che all’agenzia delle Entrate - ha detto Ruffini - arrivino i dati essenziali: partita Iva, imponibile, imposta e numero della fattura. Non serve niente altro, se ci aiutate con una norma simile aiutiamo migliaia di contribuente e imprese a svolgere il proprio lavoro da contribuente e all’Agenzia a svolgere il proprio lavoro da Agenzia».
Miani (commercialisti): bene Ruffini ma si torni a vecchio spesometro
«Le dichiarazioni del direttore dell’agenzia delle Entrate Ruffini sullo spesometro, rilasciate oggi in audizione alla Camera, sono positive e condivisibili, dal momento che muovono con forza nella direzione di una sostanziale semplificazione dell’adempimento. Ma dopo le vicende disastrose dell’ultimo mese che hanno tenuto commercialisti e contribuenti nel caos, crediamo sia meglio per tutti ripristinare il vecchio spesometro». Commenta così il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Massimo Miani, le aperture arrivate dal direttore delle Entrate in audizione. «Siamo convinti - spiega Miani - che per quanto lo si possa semplificare, il cosiddetto “nuovo spesometro” resterebbe comunque di una complessità abnorme, un unicum nei Paesi ad economia avanzata. Con il ritorno al vecchio spesometro, del resto, non verrebbe certo meno l’efficacia dell’attività di contrasto all’evasione».
Miani, che sarà in audizione mercoledì mattina presso la Commissione parlamentare di vigilanza sull’Anagrafe tributaria, afferma infine che «in ogni caso la cadenza dell’adempimento dovrebbe essere annuale, non trimestrale e neppure semestrale, come proposto oggi da Ruffini».
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