ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùIl confronto

Spettacoli, il coronavirus (finora) è costato 1,8 miliardi

Secondo Siae, il primo semestre del 2020 segna un calo della spesa del 79,2%. Soffrono in particolare i concerti. A fine anno perdite ancora più sostanziose

di Andrea Biondi e Francesco Prisco

Protestano i lavoratori dello spettacolo, 500 bauli in piazza Duomo a Milano

3' di lettura

Una spesa del pubblico calata di 1,8 miliardi prendendo a esame il primo semestre 2020 nel confronto con lo stesso periodo dell’anno precedente. Tradotto in percentuale si tratta del 72,9% in meno, con una spesa al botteghino scesa di oltre 847 milioni (-66,9%). Sono numeri da allarme rosso quelli che arrivano dall’Annuario degli Spettacoli di Siae, la bibbia per gli addetti ai lavori dell’intrattenimento, la cui uscita quest’anno, eccezionalmente, è stata spostata all’autunno proprio per tenere conto dell’impatto del Covid-19. Ci sono i numeri di come sono andati cinema, teatri, concerti, mostre, eventi sportivi, discoteche e spettacoli di arte varia nel 2019, certo, ma soprattutto c’è il confronto tra i ricavi che queste stesse attività hanno realizzato nelle prime metà degli ultimi due anni.

C’era una volta un 2019 «spettacolare»

E dire che, a fine anno scorso la spesa del pubblico complessiva si attestava sui 4,99 miliardi, in crescita del 2,9% sul 2018. «Volgendo lo sguardo al periodo pre Covid», commenta il presidente della Società autori ed editori Giulio Repetti in arte Mogol, «i dati ci confortano e ci danno fiducia: testimoniano, infatti, in maniera significativa, come il pubblico ritenga parte integrante della propria cultura e delle proprie capacità emozionali la partecipazione agli eventi di spettacolo». Ma il terremoto in atto per la filiera sarà difficilissimo da metabolizzare. Anche perché è arrivato dopo un 2019 in cui tutti gli indicatori dell’attività di spettacolo sono stati in terreno positivo rispetto al 2018: aumentati gli eventi proposti (+1,10%), oltre 246 milioni di biglietti o abbonamenti acquistati dagli spettatori (+5,82%) con una spesa al botteghino che ha sfiorato i 2,8 miliardi di euro (+5,49%). Quest’ultimo dato si avvicina ai 5 miliardi di euro (+ 2,91%) se si aggiungono i servizi accessori offerti. Cinema (+13,91% gli ingressi e +15,97% il volume d’affari) e teatri (+2,81% gli ingressi e + 5,75% il volume d’affari) stavano dando segnali chiari di crescita.

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Cosa è successo con il Covid (e il lockdown)

Tutto questo fino all’abbattersi della tempesta del Covid. Nel confronto fra primo semestre 2020 e primi sei mesi del 2019, a livello di dati assoluti è lo sport a perdere più di tutti in termini di spesa del pubblico (-514,7 milioni). Sul dato ovviamente pesano gli stadi chiusi. Considerando la sola bigliettazione, l’attività concertistica ha sofferto più di tutti (-188 milioni). Sul versante delle presenze, è testa a testa tra sport (-10,5 milioni di spettatori) e mostre (-10,3 milioni). In termini percentuali, nessuno perde come i concerti: -86,7% la spesa del pubblico e -86,4% la spesa al botteghino. «Ricordiamo – sottolinea Vincenzo Spera, presidente di Assomusica – che questi sono dati che si riferiscono ai primi sei mesi dell’anno, quindi al primo lockdown. I nostri associati, fino a ottobre, hanno perso il 95% e a fine anno arriveremo a -97%. Servono aiuti strutturali tarati sull’intero anno, come si è fatto altrove in Europa. I bandi spot di aiuto non bastano più».

Prospettive ancora incerte

Discoteche e concertini perdono 337,9 milioni di spesa del pubblico, ossia il 73,8% del business. «Anche nel nostro caso», dichiara Maurizio Pasca, presidente dell’associazione di categoria Silb, «arriveremo al 90% per fine anno. Se si esclude una breve parentesi estiva, praticamente non si è lavorato. In Lombardia e Veneto le discoteche hanno chiuso a febbraio. Adesso fa male soprattutto l’assenza di prospettive. Finora il 30% delle aziende ha portato i libri. A fine anno arriveremo al 60%». Domenico Barbuto, direttore Agis, dal canto suo non ha dubbi: «Il dato di fine anno sarà ancora peggiore. Nei primi sei mesi sono compresi due di sostanziale piena attività di gennaio e febbraio. Da giugno in poi le attività di spettacolo sono riprese e hanno discretamente funzionato, ma caratterizzate dalla presenza della pandemia». Per il futuro «sarà importantissimo pensare a fondi sul tema della ripartenza. C’è un pubblico da riabituare. Dopo lo stop della pandemia quella fase sarà estremamente difficile».

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