Spid, il rinnovo delle convenzioni sarà pluriennale. Il provider Intesa lascia
Prosegue il tavolo con i fornitori. Entro giugno si definirà la soluzione per la nuova identità nazionale digitale unica
di Manuela Perrone
I punti chiave
3' di lettura
Il cantiere per superare Spid e convergere verso un’unica identità digitale nazionale è aperto. E procede a tappe. Nell’immediato il governo, tramite il sottosegretario all’Innovazione tecnologica, Alessio Butti, ha già assicurato ai fornitori incontrati il 1° marzo l’intenzione di procedere con il «rinnovo pluriennale del servizio». Nel mentre, però, è stato avviato un lavoro «congiunto» per definire entro giugno «il percorso evolutivo dell’identità digitale, valorizzando gli importanti risultati conseguiti dal sistema Spid e dagli attori che vi stanno partecipando».
Dal 23 aprile Intesa uscirà dal gruppo dei provider
A che punto siamo? La novità degli ultimi giorni è la riduzione a dieci del numero di gestori: come comunicato dall’Agenzia per l’Italia digitale, Intesa (Gruppo Kyndryl) ha infatti rinunciato e dal 23 aprile, data di scadenza della convenzione, non sarà più uno dei gestori di identità digitale abilitati dall’Agid e uscirà dal gruppo dei provider attualmente autorizzati a rilasciare Spid. Restano in pista Aruba, Tim, Register, Infocert, Namirial, Poste, Sielte, TeamSystem, Lepida ed Etna, la maggior parte dei quali riuniti in AssoCertificatori. Tra questi gli utenti attuali di Intesa (che possono scrivere per informazioni all’indirizzo info_spid@intesa.it) dovranno scegliere per richiedere una nuova identità digitale. Si può anche fare domanda su Patronato.com, dove si può attivare Spid online in pochi minuti, tramite videoriconoscimento, senza muoversi da casa e senza file agli sportelli. Il servizio è disponibile 24 ore su 24, 7 giorni su 7.
La trattativa per il rinnovo delle convenzioni
Proprio con AssoCertificatori l’esecutivo ha avviato a inizio marzo il tavolo per rinnovare le convenzioni. Non c’è ancora un accordo, ma Butti, come aveva anticipato al Sole 24 Ore, ha teso la mano ai provider nella direzione di «individuare un sostegno che, dopo anni di richieste inascoltate da parte dei precedenti governi, possa garantire la sostenibilità economica dello Spid, a fronte dell’impegno richiesto». La cifra sollecitata dai fornitori viaggia intorno ai 50 milioni di euro, quanto stimano sia necessario per sostenere le spese di gestione delle identità digitali. Enormemente cresciute insieme al boom delle identità Spid erogate, arrivate a 34,3 milioni.
Gli avvisi Pnrr in scadenza
Le azioni per favorire l’adozione dell’identità digitale rappresentano d’altronde una delle 14 misure dei sette investimenti del Pnrr per la digitalizzazione della Pa. Lo scorso settembre sono stati pubblicati gli avvisi (molti in scadenza il 27 e il 24 marzo) per il rafforzamento delle piattaforme abilitanti, cui sono destinati 230 milioni di euro: 30 milioni per l'implementazione dell'identità digitale (Spid/Cie), 130 milioni per pagoPA e 70 milioni per l'app IO. In generale, il Piano prevede che entro il 2026 42 milioni di italiani abbiano un’identità digitale. Target sicuramente alla nostra portata.
Verso un’unica piattaforma
Di più lungo periodo il lavoro per superare Spid e farlo convergere con la Carta d’identità elettronica e la Carta nazionale dei servizi su un’unica piattaforma per l’identità digitale nazionale, sul modello del wallet europeo in sperimentazione da parte della Commissione Ue. L’obiettivo è arrivare a un portafoglio digitale personale che consentirà a ogni cittadino di identificarsi online, di conservare e gestire i dati di identità e i documenti ufficiali in formato elettronico, come la patente di guida, le prescrizioni mediche o i titoli di studio, e di accedere ai servizi digitali in tutta Europa. La razionalizzazione italiana cui aspira il governo si basa su questo modello.
La collaborazione tra pubblico e privato
«La convergenza verso un unico sistema sarebbe la soluzione definita dal regolamento europeo eIDAS, attualmente in fase di revisione, che prevede l'introduzione di un wallet di identità digitale che raccolga un ampio set di credenziali», hanno sottolineato Giorgia Dragoni, Luca Gastaldi e Valeria Portale, direttori dell'Osservatorio Digital Identity del Politecnico di Milano. «Anticipare questa convergenza, sebbene non sia in questo momento elemento prioritario per la strategia di digitalizzazione del Paese, potrebbe guidarci verso una sperimentazione anticipata del wallet». Ma i tre esperti hanno avvertito sull’importanza di una valorizzazione degli asset chiave costruiti nell’ultimo decennio: «Diventa essenziale definire in maniera chiara una strategia di evoluzione sull'identità digitale, che sia condivisa da tutte le parti coinvolte, pubbliche e private». È il tentativo in corso. Le prossime settimane saranno decisive per capire se funziona.
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