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Spiragli sulla crisi del riso, nel Novarese tornano a salire le quotazioni

Cresce la domanda

di Claudio Andrea Klun

3' di lettura

Inversione di tendenza per i prezzi del risone. L’appello ai risicoltori – lanciato da Confagricoltura Vercelli-Biella, Confagricoltura Novara-Vco, Alessandria e Cia per le province di Novara, Vercelli, Biella e Alessandria, a non vendere il risone («meglio lasciare il prodotto nei magazzini che svenderlo per fare spazio»), e la presa di posizione di Coldiretti Novara-Vco, che aveva abbandonato la sede della Borsa di Novara –, cominciano ad avere i primi effetti sul mercato del riso.

«Negli ultimi 15 giorni, è aumentata di nuovo la domanda: l’industria ha ripreso a comprare il risone e i prezzi hanno avuto incremento attorno a 5 euro, pari al 12/15% – spiega Manrico Brustia, responsabile Settore riso per di Cia Piemonte –. Il nostro appello è stato accolto dalle aziende, che hanno aspettato e hanno gestito le vendite con un po’ meno di frenesia».

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L’attuale andamento di mercato del riso è influenzato dal calo di produzione determinato dalla siccità del 2022: «L’industria, non sapendo quanto fosse il mancato raccolto, aveva aumentate molto l’import extra Ue e deciso di acquistare subito la merce, generando una maggiore domanda che, aveva portato a un innalzamento del prezzo del risone, raddoppiato a gennaio 2023, con un effetto a cascata sul prezzo alla grande distribuzione e su quello finale del riso, salito fino a 5 euro a chilo – spiega Brustia –. Da qui, si è determinato un calo dei consumi e a un rallentamento della domanda da parte dell’industria, con un conseguente crollo dei prezzi fino a 35 euro al quintale per alcune varietà del tondo, ben sotto il punto di pareggio di 50 euro, a fronte di un aumento dei costi di produzione».

Oggi prende il via la campagna di commercializzazione 2023/2024, che sarà condizionata dalle rimanenze elevate: stando ai dati dell’Ente Risi, aggiornati all’8 agosto 2023, a fronte di una disponibilità vendibile di 1.255.077 tonnellate, ne sono state trasferite 1.152.088, con una rimanenza di 103.664: «Abbiamo 50mila tonnellate in più degli altri anni a fronte di una produzione vendibile più bassa di circa 300mila tonnellate per via della siccità e della minor superficie coltivata, scesa dai 218mila ettari dell’anno scorso a 210mila. Le piogge di maggio hanno salvato la stagione, ma le grandinate successive potrebbero incidere negativamente sulla produzione. Comunque si prospetta una buona campagna dal punto di vista agronomico. Per il mercato, l’auspicio è che riprendano un po’ i prezzi, soprattutto per il comparto del riso tondo» conclude il responsabile Settore riso per di Cia Piemonte.

Anche Giovanni Chiò, presidente di Confagricoltura Novara-Vco, sottolinea che l’appello ai risicoltori a non svendere ha sortito qualche effetto: «C’è stata una risposta da parte del mercato, con le quotazioni del riso tondo che alcune settimane fa sono risalite a 35/40 euro al quintale, un dato ancora lontano dal breakeven point, ma qualcosa si è mosso. Ora dobbiamo arrivare all’inizio del nuovo raccolto con delle quotazioni del riso adeguate. Ci saranno sicuramente dei riporti sulla nuova campagna, che mi auguro possano essere gestiti in maniera virtuosa. Il mio auspicio è quello di trovare strategia comune. Noi facciamo un raccolto all’anno, ci giochiamo tutte le carte one shot: dobbiamo perorare la causa del riso italiano riconosciuto nei confronti di un riso importato.

Ci aspettiamo molto dall’Europa, affinché venga ripristinata la clausola di salvaguarda sul riso, e che vengano implementate le normative sulla tracciabilità, in modo che sia identificabile in modo più chiaro non soltanto il riso confezionato, ma anche coltivato in Italia». Chiò mette anche in guardia dalla necessità di mettere un freno alle speculazioni sui prezzi: «Devono avere dei limiti, non può sempre essere il produttore a pagare i costi di una svalutazione».

Per quanto riguarda il nuovo raccolto, il presidente di Confagricoltura Novara-Vco ricorda che gli agricoltori, dopo aver beneficiato della situazione idrica positiva grazie alle piogge di maggio, hanno dovuto fare i conti con una diminuzione del 50% della disponibilità idrica. Inoltre, nella zona est di Novara le coltivazioni sono state pesantemente colpite dalle grandinate. E poi le temperature minime rigide registrate nella prima decade di agosto, potrebbero avere influito negativamente sulla fioritura». Tutti fattori che potrebbero determinare un calo delle rese.

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