Spostamenti e Regioni, che cosa si può fare e cosa no fino al 27 marzo nelle tre fasce a colori
Il primo decreto sull’emergenza Covid approvato dal governo Draghi, oltre a prorogare fino al 27 marzo il divieto di spostamento tra regioni, vieta le visite a parenti o amici in zona rossa
di An.Ga.
3' di lettura
Articolo aggiornato al 24 febbraio
Stop agli spostamenti tra le Regioni e lockdown più duro nelle zone rosse. In entrambi i casi fino al 27 marzo. Il primo decreto sull’emergenza Coronavirus del governo di Mario Draghi conferma la linea del rigore. Il decreto proroga infatti fino al 27 marzo, su tutto il territorio nazionale, il divieto (in scadenza il 25 febbraio) di spostarsi tra diverse Regioni o Province autonome, ad eccezione degli «spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità o motivi di salute».
Resta consentito il rientro alla propria residenza, domicilio o abitazione. Confermato dunque il divieto per tutte le regioni, indipendentemente dal colore. No ai viaggi anche tra due regioni gialle, quelle al momento con minor numero di restrizioni. Una scelta in linea con quanto sollecitato dagli scienziati che da tempo ripetono come il blocco degli spostamenti sia una delle chiavi per tentare di arginare il diffondersi delle varianti del virus.
Niente visite a parenti o amici in zona rossa
Ma il Consiglio dei ministri è andato oltre. E ha introdotto un ulteriore inasprimento rispetto all’attuale. Fino al 27 marzo 2021, infatti, nelle zone rosse non sono più consentiti gli spostamenti nelle abitazioni private, salvo che siano dovuti a motivi di lavoro, necessità o salute. Niente più visite agli amici o ai parenti insomma. Si torna di fatto ad un lockdown come a marzo 2020: da casa si potrà uscire, a parte i motivi di lavoro, salute e necessità, solo per fare attività motoria o sportiva nei pressi della propria abitazione.
Gli spostamenti consentiti in zona gialla e arancione
Resta confermata invece la possibilità, come è attualmente, di spostarsi, una sola volta al giorno, verso abitazioni private tra le 5.00 e le 22.00, in zona gialla all’interno della stessa Regione e in zona arancione all'interno dello stesso Comune, fino a un massimo di due persone, che possono portare con sé i figli minori di 14 anni e le persone conviventi disabili o non autosufficienti. Confermata anche la possibilità nelle zone arancioni, per i Comuni con popolazione non superiore a 5mila abitanti, di spostarsi anche verso Comuni diversi, purché entro i 30 chilometri dai confini.
In crescita i lockdown locali
Il 5 marzo è l’altra data cruciale, quella in cui scade l’attuale Dpcm. E si capirà come il governo intende gestire i prossimi mesi di pandemia sul fronte delle possibili riaperture. «Le varianti preoccupano, ma il sistema delle fasce ha funzionato bene, compatibilmente con la sofferenza dell'intero paese», ha sottolineato il coordinatore del Cts Agostino Miozzo uscendo da palazzo Chigi. Non sembra all'orizzonte dunque una modifica delle regole e dei parametri che determinano le fasce: si continuerà a procederà con zone rosse e restrizioni a livello locale, che devono scattare appena vengono individuati i primi segnali di un innalzamento dei contagi e possono essere decise direttamente dai presidenti di regione.
Come sta già avvenendo in queste ore: da mercoledì e fino al 5 marzo a Ventimiglia e Sanremo, i centri più vicini a Nizza dove si è registrato un imponente aumento dei contagi, saranno chiuse tutte le scuole mentre solo per Ventimiglia e i comuni limitrofi scatterà anche il divieto di asporto e quello di vendita di alcolici dalle 18. In zona arancione sono invece passati 20 comuni della provincia di Ancona, capoluogo compreso. E Brescia e Napoli potrebbero andare in lockdown nelle prossime ore.
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